La Commissione europea ha avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia per la normativa che limita l’accesso ai benefici fiscali su Imu e Tari ai soli pensionati non residenti che risultino stabilmente domiciliati
nel Paese estero dal quale proviene il trattamento pensionistico e che abbiano versato contributi anche in Italia. Secondo Bruxelles, tali condizioni violano i princìpi europei sulla libera circolazione delle persone, dei lavoratori e sulla libertà di stabilimento, scoraggiando
l’acquisto o il mantenimento di immobili in Italia da parte di chi ha lavorato in più Stati Ue o per organizzazioni internazionali. L’Italia ha ora due mesi per rispondere e modificare la propria legislazione.
Già avevo segnalato la cosa alla Confedilizia a Roma affinché si adoperassero per promuovere una modifica alla normativa vigente che prevede l’esenzione parziale per IMU e TARI solo per i pensionati residenti all’estero, ma che abbiano una “pensione in regime di convenzione internazionale” di fatto viene richiesta la totalizzazione dei contributi maturati in Italia unitamente a quelli maturati all’estero.
Questa normativa oltre che ingiusta è anche discriminatoria, per coloro che sono emigrati all’estero da bambini o addirittura nati all’estero, hanno frequentato le scuole e fatta la loro formazione lavorativa all’estero dove hanno lavorato sino al pensionamento, ovviamente non posseggono nessuna attestazione di versamento di contributi in Italia, di conseguenza non rientrano nella categoria dei proprietari di immobili che possono usufruire delle agevolazioni di riduzione dell’IMU e della TARI.
Per un principio di equità occorre apportare una modifica a quanto sopra esposto.
Dr. Paolo Gasparini