Una sentenza della terza sezione della Corte di Cassazione di Torino che farà scuola
Una sentenza della Corte d’Appello di Torino ha condannato la Presidenza del Consiglio a risarcire una ragazza che era stata violentata e i cui stupratori sono irreperibili. Mai era successo che in assenza dei colpevoli a pagare fosse la Presidenza del Consiglio. Ora, invece, il principio è stato stabilito e certificato da una sentenza che farà scuola. La novità è che quando gli autori di un omicidio, di lesioni dolose o di violenza sessuale non sono stati scoperti o sono irrintracciabili o non hanno i mezzi economici sufficienti per pagare i danni, allora tocca alla Stato saldare il conto. La sentenza è stata emessa in seguito al caso di una studentessa diciottenne che nel 2005 venne rapita e stuprata da due stranieri dell’Est, che lei aveva conosciuti ad una festa di compleanno. I due, scoperti, furono arrestati e posti ai domiciliari ma fuggirono durante il processo di primo grado e non sono mai stati ritrovati. In primo grado furono condannati a 14 anni, in secondo grado a 10 anni e 6 mesi, ma, essendo latitanti e irrintracciabili, non hanno mai pagato i danni. A questo punto sono intervenuti due studi legali che hanno citato civilmente la Presidenza del Consiglio. La tesi sostenuta dai legali è stata che l’Italia non ha mai applicato la direttiva europea 2004/80 che prevede, appunto, il risarcimento delle vittime di violenza intenzionale in tutti gli Stati membri quando non è possibile che siano gli autori a provvedere. Gli avvocati hanno giudicato la dimenticanza dell’Italia – che con la Grecia non ha mai ratificato la direttiva citata – come ”dolosa”. Infatti, non solo non ha mai applicato la direttiva 2004/80, non solo non ha mai recepito la precedente convenzione del 1983, ma non ha partecipato nemmeno ai lavori della commissione specifica sostenendo che aveva ”altri impegni”. Nel 2007 l’Italia, per questa dimenticanza, fu sanzionata, ma il governo di allora promulgò un generico decreto legislativo che stanziava una somma simbolica di 56 mila euro per il funzionamento del meccanismo risarcitorio.
Ecco, la storia di questo atteggiamento dilatorio ha pesato sulla decisione dei giudici. La Presidenza del Consiglio è stata condannata a risarcire di 90 mila euro la ragazza. La decisione è stata confermato dall’Appello che però ha abbassato a 50 mila euro l’importo, sostenendo che non si trattava di un risarcimento, ma di un indennizzo. Il che vuol dire che risarcimento o indennizzo è stata confermato il principio, che crea un precedente importante. Quali sono le conseguenze? Nel caso specifico, i due autori dello stupro, essendo latitanti, non possono pagare, dunque paga lo Stato. Negli altri casi, che si tratti di persone colpevoli ma dichiarate incapaci di intendere e di volere o di persone che sono povere, sarà sempre lo Stato a pagare. In sostanza, finora a pagare, quando lo potevano, erano i colpevoli, ora il nuovo principio è che le vittime devono essere comunque risarcite. La sentenza non mancherà di suscitare approvazione e critiche allo stesso tempo. Riguardo all’approvazione, abbiamo già detto e possiamo ribadire che in linea di principio è giusto. Riguardo alle critiche, va sottolineato che siccome la sentenza si riferisce a stupri, lesioni (atti di violenza) e omicidi, si capisce bene come i risarcimenti saranno notevoli, in quanto sono numerosissimi i casi di omicidi senza colpevoli.