Sugli altri tre oggetti in votazione il 14 giugno gli elettori si orientano verso un sì per la diagnosi preimpianto e due no per l’imposta sull’eredità e borse di studio
Dal secondo e ultimo sondaggio dell’istituto gsf.bern, commissionato dalla radiotelevisione pubblica svizzera SRG SSR, sulle quattro votazioni federali del 14 giugno emerge che l’esito per la revisione della Legge federale sulla radiotelevisione (LRTV), l’oggetto più dibattuto, resta aperto con tendenza verso il no, i dati sul tema più complesso della diagnosi preimpianto (DPI) vedono leggermente in vantaggio i favorevoli, l’iniziativa per un’imposta federale sulle eredità milionarie ha poche possibilità di essere accettata e per l’iniziativa sulle borse di studio c’è stato un capovolgimento di opinione per il no.
Continua a dividere la modifica della legge sulla radiotelevisione che abbasserebbe l’importo del canone da 462 a 400 franchi, estendendo l’obbligo di pagarlo a tutte le economie domestiche e alle imprese con un fatturato annuo superiore a 500 mila franchi. L’esito sarà uno sprint finale all’ultimo respiro tra fautori e oppositori, entrambi senza una maggioranza assoluta. A due settimane dal voto c’è stato un leggero spostamento verso il no. I sostenitori della legge si collocano al 43% perdendo 3 punti in confronto al primo sondaggio, mentre crescono i contrari al 47% (+2%) e gli indecisi al 10% (+1%), che potrebbero rivelarsi determinanti. Al contrario la situazione nelle regioni linguistiche dove si è aperto un fossato che è cresciuto dallo 0 a 15 punti percentuali. La svizzera tedesca sembra orientarsi verso la bocciatura con il 53% di contrari, mentre in Romandia l’oggetto è approvato dal 55% e in Ticino dal 53%. Secondo l’istituto gfs.bern la legge è vista in queste regioni come “un meccanismo per proteggere le minoranze linguistiche, un’istituzione nazionale”. Sorprendente anche il dato che indica come i giovani siano a favore, mentre gli anziani, che usufruiscono in maggior parte dei programmi SRG, sono scettici.
In bilico anche la situazione per quanto riguarda la modifica dell’articolo costituzionale sulla medicina riproduttiva che riguarda il DPI, la diagnosi preimpianto, che dovrebbe permettere di realizzare anche in Svizzera esami genetici sull’embrione prodotto in vitro prima di impiantarlo nell’utero. È un tema emozionale ed etico e i risultati del sondaggio inducono a non sbilanciarsi, anche se la votazione tende verso il sì. Il consenso dei favorevoli è aumentato di 6 punti salendo al 46%, in calo gli oppositori al 40% (-4%). L’alta quota del 14% di indecisi non permette però di affermare che i giochi siano fatti, poiché entrambi i fronti riescono a far valere i propri argomenti e gli elettori sono confrontati tra l’utilità della diagnosi preimpianto e il rischio di abuso.
Sembra non esserci alcun dubbio invece sull’esito degli altri due oggetti in votazione. Chiaro il verdetto sull’iniziativa per un’imposta sulle eredità milionarie che chiede una nuova imposta federale con un’aliquota del 20% che toccherà le eredità delle persone fisiche superiori ai 2 milioni di franchi, per destinarne il 66% del gettito fiscale all’AVS. Degli intervistati una netta maggioranza del 61% si è espressa contro aumentando la quota del 10% rispetto al primo sondaggio. I favorevoli sono solo il 34% (-4%) e dai valori delle esperienze per le iniziative popolari, si deduce che il trend della votazione volge verso la bocciatura. Anche il 5% degli indecisi indica che le opinioni sono in maggioranza già fatte.
Meno chiaro il vantaggio dei contrari all’iniziativa sulle borse di studio, ma nell’arco di un mese l’opinione si è evoluta verso il no, capovolgendo la situazione. L’iniziativa chiede di uniformare i criteri per la concessione delle borse di studio e dei prestiti di studio trasferendo le competenze alla Confederazione, ma il 50% delle persone intervistate è contrario, fronte che è cresciuto del 13%. L’iniziativa lanciata dall’Unione svizzera degli e delle universitari-e (USU) resta all’ombra degli altri oggetti in votazione per quel che riguarda la formazione dell’opinione e secondo l’istituto gfs.bern il cambio di opinione oscilla tra il si e il no in media di 12 punti, nonostante la quota degli indecisi è al 12%. L’oggetto polarizza nell’atteggiamento tra i due poli politici molto distanti tra loro. Gli elettori della sinistra sostengono l’iniziativa, mentre i simpatizzanti di UDC e PLR, come gli elettori del partito di centro PPD, si orientano verso la bocciatura.
Gaetano Scopelliti