Una ricerca di Transcrime, istituto di criminologia emanazione dell’Università Cattolica di Milano. Condotta sulla scorta dei dati ufficiali del ministero degli Interni
“Transcrime”, istituto di criminologia di emanazione dell’Università Cattolica di Milano, ha fotografato la situazione riguardante i furti in Italia, con particolare riferimento ai furti nelle case, attingendo i dati da quelli pubblicati dal ministero degli Interni. La fotografia, come si può immaginare, è di pessima qualità, perché ad essere pessima è la realtà dei fatti. Dal 2004 ad oggi, i furti in casa sono aumentati del 114%, con punte massime proprio nel 2012 e 2013. Le case svaligiate sono state, nell’ultimo anno, ben 240 mila, cioè uno ogni minuto e una manciata di secondi. I furti chiamiamoli così “normali” sono aumentati appena del 4% – un po’ più del ritmo dell’inflazione – mentre quelli nelle abitazioni sono arrivati alle stelle. I ricercatori dicono che i furti nelle abitazioni non sono in aumento perché percepiti come in aumento, no, lo sono in termini reali e assoluti. Si tratta poi di un fenomeno che colpisce dappertutto, ma è arrivato a livelli di guardia soprattutto nel Nord.
Come si può immaginare, l’allarme è reale, e lo si vede dalle reazioni: gente che si arma, gente che scopre un ladro e lo insegue fino ad ucciderlo, le ronde di cittadini armati di asce e bastoni nel bergamasco. Qualche anno fa, la Corte costituzionale ha rigettato le ronde leghiste di cittadini che volevano girare per città e campagne e avvertire le forze dell’ordine in caso di bisogno, ora le ronde ci sono – anche se non riconosciute e “clandestine”, formate da cittadini che si avvertono tramite iPad e che si precipitano là dove qualcuno le chiama, per perlustrare la zona e mettere in fuga eventuali ladri.
Mettere telecamere si è rivelato inutile, soprattutto quando si tratta di villette, blindare porte e finestre idem, contare sulle forze dell’ordine è perfettamente inutile. Il giornale di Bergamo ha rivelato che le denunce presentate alle forze dell’ordine sono state 2.088 nell’ultimo anno, quelle archiviate 2.087. Denunciare significa perdere solo tempo, con un’aggravante che si deduce proprio da questi dati: se è inutile denunciare un furto subìto nella propria abitazione, vuol dire che la gente non lo fa nemmeno più, anche perché si rivela spesso una perdita di tempo eccessivo. Dunque, i 240 mila furti nelle abitazioni rilevati dal ministero degli Interni sono una cifra per difetto. La realtà è molto più drammatica. Non sfuggono alla furia ladronesca né città né campagne, né grossi né piccoli centri, né sud né centro né nord e nemmeno le isole. L’Italia è diventato un territorio di caccia, con la scusa che le prigioni sono piene, non solo non s’arrestano più i ladri, ma quelli che sono dentro vengono pregati gentilmente di accomodarsi fuori. Le forze dell’ordine si dicono impotenti: pochi mezzi, scarse risorse. La realtà è che si è affermata la mentalità del “povero ladro” che deve vivere pure lui, anche se il fenomeno dei furti nelle abitazioni, dicono i ricercatori, non hanno nulla a che vedere con la crisi economica. Marco Dugato, ricercatore e docente alla Cattolica, dice: “L’allarme destato da questo tipo di reati si spiega con due ragioni: da un lato vengono violate non solo le cose ma anche lo spazio privato e degli affetti; dall’altro la vittima percepisce che i colpi non sono improvvisati, presuppongono preparazione e osservazione dei luoghi”. Secondo Confabitare, i furti nelle case sono aumentati del 30,3% a Bologna, del 29% a Milano, del 26% a Torino e del 25% a Roma. Aggiunge Marco Dugato: “E’ sbagliato attribuire le razzie alla crisi economica, proprio per la ragione a cui si accennava poco fa. Questo reato richiede un’abilità che non s’improvvisa. Chi si trova dalla sera alla mattina senza lavoro e senza un reddito e tenta il colpo della disperazione è più probabile che s’inventi scippatore, rapinatore o ladruncolo da supermercato”.
I furti avvengono a cadenza più o meno regolare, negli stessi paesi e nelle stesse case, e ciò è la prova di organizzazioni, numerosissime e specializzate, che agiscono spesso senza resistenza da parte di vittime e forze dell’ordine. E’ il motivo per cui in alcune aree sono nate la citate ronde iPad. Sono l’estremo tentativo dei cittadini – visto che le istituzioni lo hanno già fatto da tempo – di non arrendersi a un destino di umiliazioni e di pericoli.