I frati ai giovani: “Stupite il mondo”. Presenti anche alcuni esponenti politici tra cui Rosy Bindi, Nichi Vendola, Angelo Bonelli e Paolo Ferrero. Tra le migliaia di persone in marcia, anche i familiari dell’operatore di Emergency, Francesco Azzarà, rapito oltre un mese fa in Darfur
L’Umbria ha accolto la Marcia della pace con una bella giornata di inizio autunno. Abbastanza puntualmente, per un corteo spontaneo e per principio restio a ogni forma di regime, ma non di autodisciplina, la Marcia ha preso il via poco dopo le 9,30 dall’Arco di San Girolamo a Perugia, con destinazione la Rocca di Assisi. Tra gli striscioni di testa, quello della candidatura di Assisi e Perugia a capitale europea della cultura 2019. A portarlo, i due sindaci, quello di Perugia, Wladimiro Boccali, di centrosinistra e quello di Assisi, Claudio Ricci, di centrodestra, a rappresentare “la laica Perugia e la spirituale Assisi” unite dalla Marcia ma più in generale dalla cultura della pace. Quasi 50 anni esatti sono passati dalla prima Marcia ideata da Aldo Capitini, che i 24 chilometri da Perugia ad Assisi il 24 settembre 1961 li percorse con Norberto Bobbio, Renato Guttuso, Italo Calvino. Anche quest’anno, per l’occasione, ha riecheggiato ancora lo slogan di allora, che parlava di pace e fratellanza dei popoli e si è rivisto lo striscione portato nel 1961 dallo stesso Capitini. Ma di slogan se ne sono sentiti tanti e diversi, perché la Marcia, più che puntare quest’anno su un tema preciso, ha assorbito gli spunti dell’attualità riciclandoli in una sorta di programma politico spontaneo ma non casuale: slogan e cartelli disegnavano una variegata galassia di movimenti che parlavano di politica, lavoro, ambiente, diritti, immigrazione. Tra i simboli di questa edizione della Marcia, un passaggio di testimone della bandiera della pace, usata per la prima volta nel 1961, dai giovani di allora a quelli di oggi; un trattore con un mappamondo, in ricordo di quello dei fratelli Cervi, i sette contadini trucidati dai nazi-fascisti nel 1943, scelto come simbolo di speranza in un futuro in cui l’agricoltura potrà sorreggere il mondo; una barca per ricordare le 1.500 persone che da marzo ad oggi hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo e raggiungere le nostre coste. Cinquant’anni dopo la prima edizione di Capitini, il popolo della pace in marcia è cresciuto di numero e per complessità. Come al solito c’era di tutto: associazioni laiche e religiose, scout, sindacati, gruppi spontanei o organizzati, parrocchie e movimenti politici, istituzioni con sindaci e gonfaloni portati dai vigili urbani, singoli marciatori con zainetto regolamentare, agricoltori e “amici della bici”, Unione ciechi, animalisti, Anpi e tante altre sigle e identità portatrici di istanze particolari. A unificare tutti, un mare di bandiere arcobaleno. “Siete la parte migliore di questa Italia lacerata”, ha detto alla partenza il sindaco di Perugia, Wladimiro Boccali, dallo stesso palco hanno parlato anche tre donne, venute da Tunisia, Egitto e Afghanistan a portare saluto e sostegno. Alla partenza si rivede anche il vecchio e storico pullmino verde che funziona come mezzo di appoggio e che di Marce ne ha fatte tante. Difficile quantificare la partecipazione. A muoversi da Perugia sono state alcune decine di migliaia, ma il serpentone si è ingrossato ad ogni traversa, rotonda, incrocio che si è incontrato per la strada. In parecchi sono entrati alla fine della lunga discesa, a Ponte San Giovanni, moltissimi hanno atteso a Santa Maria degli Angeli, dove è cominciato l’ultimo strappo che si è inerpicato fino alla Rocca di Assisi. “Eccovi qui, davanti alla Basilica e alla tomba di San Francesco, colui il quale, ispirato da Dio, voleva che i frati rivolgessero ad ogni persona il saluto di pace”. Così il custode del Sacro convento di Assisi, padre Giuseppe Piemontese, ha accolto i partecipanti alla Marcia della Pace, giunta davanti alla Basilica di San Francesco. Poi, rivolgendosi ai rapitori del collaboratore di Emergency ha esortato: “In nome di San Francesco liberate Francesco Azzarà”. Padre Piemontese ha così voluto rilanciare l’appello dei cugini di Francesco Azzarà, presenti alla Marcia.