Ha inventato gravidanze a rischio, due figli mai nati ed ha presentato una serie di documenti e certificati medici falsi
Ne hanno parlato tv e giornali, ma vale la pena di riproporre la notizia della signora Silvia che in nove anni ha lavorato solo sei giorni, due nel 2002 e quattro nel 2004, un bel record! Il resto del tempo lo ha passato a casa, grazie a certificati medici fasulli, a due gravidanze mai avute e a malattie immaginarie varie. Ma entriamo nei dettagli e nelle sorprese che riservano. Va detto che la signora Silvia, 44 anni, sposata felicemente e con una figlia di dieci anni, è un’operatrice socio-sanitaria, assunta a metà degli anni Novanta e, a quanto ci consta, fino al 2002 lavoratrice modello. Poi, qualcosa deve esserle frullato nella testa e da lavoratrice modello si è trasformata in assenteista, è il caso di dirlo, a tempo pieno. Notiamo che il record è stato ottenuto non in Campania o in Sicilia o in Calabria o in una qualsiasi altra regione del Meridione d’Italia, ma in Emilia Romagna e più recisamente a Bologna, e per di più al notissimo ospedale Sant’Orsola, a dimostrazione che in fatto d’imbrogli nessuna regione è seconda all’altra.Ciò detto, entriamo nel castello di bugie che la signora Silvia ha costruito con una organizzazione scientifica, visto che ha retto per oltre nove anni. A parte che affermava di essere laureata quando non lo era, ma questa è una balla che può passare: il mondo è pieno di gente che s’inventa una laurea e poi non ha nemmeno il diploma di scuola superiore, basti pensare ai numerosi dentisti che l’Università non l’hanno nemmeno vista in cartolina. A parte anche quella di farsi passare per una psicologa e, come abbiamo detto, non è nemmeno laureata. A parte tutto questo, la signora Silvia si è inventata una gravidanza a rischio con due aborti alle spalle, chiaramente falsi. Se si fosse fermata qui, la signora Silvia avrebbe raccontato solo balle, il guaio è che si è inventata un figlio nel 2004 e un altro nel 2008, in quest’ultimo caso una bimba, grazie ai quali ha usufruito di congedi previsti dalla legge, cioè due mesi prima e tre dopo il parto, con i vari congedi parentali, sempre previsti dalla legge e di cui ha usufruito solo lei, non suo marito. Qui, come ognuno può immaginare, è cominciata la rete di certificati falsi che riguardano la nascita dei due figli mai nati, i certificati di famiglia, i timbri e le firme, nonché carte intestate di Comuni, medici ecc… Già nel 2003 in un consultorio e nel 2008 in ospedale, la signora Silvia si è fatta certificare due gravidanze a rischio, poi, come abbiamo detto, tutto il resto, compresi i documenti previsti per ottenere gli assegni familiari. Ed ora la domanda: come è stato possibile? Sì, è vero, in quanto operatrice socio-sanitaria, evidentemente, la signora Silvia conosce i segreti del mestiere e soprattutto le facilitazioni di cui ha goduto in fatto di carta intestata, di firme, di linguaggio appropriato e formule varie, ma si stenta a credere che, malgrado l’abilità, una persona possa essere stata pagata per nove anni senza aver messo piede in ospedale se non, appunto, per soli sei giorni. Possibile che nessun collega abbia per anni avuto da ridire sul posto di lavoro vuoto? Possibile che i medici sapevano di disporre di un certo numero di operatrici e non si siano accorti che ne mancava sistematicamente e regolarmente una? Possibile che i pettegolezzi che abbondano sul posto di lavoro non l’abbiano nemmeno sfiorata? Sembra incredibile, ma è evidentemente possibile se la signora Silvia è riuscita per nove lunghi anni a ingannare tutti. Solo adesso, dopo mesi di pedinamenti, indagini, e controlli, si è scoperto il record stabilito dalla signora Silvia. La quale, udite udite, è stata accusata di truffa aggravata ai danni di enti pubblici e falso ideologico in documentazione pubblica e messa agli arresti domiciliari.Inoltre è tenuta a pagare i danni accertati che sarebbero 30 mila euro. Un po’ pochino, a dire il vero, perché non ci sono solo gli assegni familiari percepiti per figli mai nati, ci sono anche gli anni di lavoro non eseguito, ma siamo sicuri che con un buon avvocato la signora Silvia potrà essere reintegrata nel posto di lavoro, ammesso che sia possibile licenziarla. Per quanto riguarda gli arresti domiciliari, è proprio quello che lei voleva: starsene in pace a casa. [email protected]