Gli ispettori dell’Onu soddisfatti per il rispetto degli accordi Russia-Usa
Tra la guerra sotterranea tra Usa, accusati di spionaggio al punto da intercettare la stessa Angela Merkel, e i Paesi europei oggetti delle attenzioni americane, spunta una notizia che fa piacere leggere, e proviene dalla Siria, dove gli ispettori delle Nazioni Unite che lavorano per l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac, premio Nobel per la Pace 2013) hanno diramato un comunicato che recita: “I centri per produrre e miscelare gli agenti tossici sono stati distrutti. Siamo soddisfatti”. Questo comunicato è stato diramato un giorno prima della scadenza fissata dagli accordi di Ginevra.
Come si ricorderà, Obama aveva investito Camera e Congresso dell’intervento in Siria dopo che le notizie ufficiose provenienti da più parti davano per certa la responsabilità di Assad di aver usato il gas sarin il 21 agosto in un attacco dove morirono 1400 persone, tra oppositori e civili tra cui donne, bambini e anziani, a sud di Damasco. Il presidente americano era restio ad intervenire, ma l’uso delle armi chimiche era la linea rossa, superata la quale l’inquilino della Casa Bianca non poteva non attaccare. Obama era comunque titubante anche perché l’opinione pubblica americana era contraria ad imbarcarsi in un’altra guerra. Putin approfittò di questo momento di indecisione per lanciare una proposta che prevedeva la distruzione dei siti di produzione delle armi chimiche e in un secondo momento la distruzione dei quantitativi di prodotti tossici. La proposta spiazzò Obama, che fu costretto ad accettare. Spinsero per l’accordo anche l’Iran, che in questo modo dava una dimostrazione di buona volontà e iniziava così anche l’èra del disgelo con gli Usa. Insomma, i soggetti interessati, Usa e Russia, si riunirono a Ginevra per perfezionare l’accordo. Il primo dei quali prevedeva, appunto, la conclusione della distruzione dei siti entro il 31 ottobre. Il secondo prevedeva la distruzione dei quantitativi di gas sarin entro la metà del 2014. I siti – si è appurato – erano 23, dei quali 21 sono stati distrutti. Gli altri due, in realtà erano vuoti, in quanto gl’ispettori hanno accertato che corrispondeva al vero il loro smantellamento.
Restano le 1290 tonnellate di gas che Bashar Assad ha promesso che distruggerà. Non è facile distruggere il gas sarin, per questo sono necessarie procedure complesse, costose e lunghe, ma il termine concordato scadrà, come detto, a metà 2014. Resta da stabilire dove e come verranno distrutte. Nessuno, comunque, dubita sulla reale volontà di Assad di distruggere le sue armi chimiche. Tra l’altro, se facesse il furbo e lo utilizzasse, metterebbe in questione la sua credibilità proprio ora che la sta recuperando con il rispetto degli accordi presi a Ginevra.
In realtà, a Ginevra dovranno essere fissati i termini della ripresa delle trattative sulla seconda fase: quella della gestione della transizione alle elezioni. Qui, i punti divergono. Gli Usa, la Francia, la Turchia e la Gran Bretagna vorrebbero che Assad lasciasse e favorisse il cambio, come vogliono anche i cosiddetti ribelli, cioè gli oppositori. Assad, invece, forte del rispetto del primo accordo Russia-Usa non solo non vuole lasciare, ma vuole ricandidarsi. In ogni caso, Assad rifiuta qualsiasi altra prosecuzione delle trattative sulla svolta in Siria se prima gli oppositori non fanno tacere le armi. Insomma, rispetto degli accordi internazionali sulle armi chimiche, ma se gli oppositori continuano a usare le armi, nemmeno Assad vi rinuncerà.
La crisi siriana non è dunque finita, i morti sono sempre a centinaia, la pacificazione non è alle porte, però gli oppositori non sono riusciti a spodestarlo. Il motivo è che la comunità internazionale teme un nuovo mandato presidenziale di Assad, ma teme ancora di più i suoi nemici, che possono essere peggiori di lui. I nemici di Assad sono i sunniti, maggioranza nel Paese. A parte il fatto che tra di loro ci sono bande di fanatici e terroristi, noti a tutti, Occidente compreso, la realtà è che in termini di sicurezza e di democrazia i nuovi governanti fanno più paura di Assad, come si è visto in Egitto con il potere dei Fratelli musulmani.
Ecco perché la crisi siriana è lungi dal risolversi, ed ecco perché Assad confida nell’evoluzione delle trattative Russia-Usa e che il tempo giochi a suo favore.