Scambi di vedute sui temi più importanti, ma un esperto di studi internazionali, Vali Nasr, sostiene che Obama stia facendo un errore madornale a diminuire l’impegno in Medio Oriente per rafforzare il Pacifico
Barack Obama e Xi Jinping si sono incontrati in un vertice informale in California. Essendo informale, non solo tutti erano rigorosamente senza cravatta e in giacca blu, ma non ci sono state domande e risposte al termine del vertice, né conferenze finali e né risultati da verificare. L’incontro è stato uno scambio di vedute su vari temi di politica economica e internazionale, con puntate sui diritti umani, sulla guerra cibernetica, sui focolai di tensioni sparse nel mondo.
L’unica certezza è che “l’incontro è stato molto positivo”, anche se restano distanze enormi su “temi fondamentali”. Ad esempio, sicuramente c’è stato un impegno da parte della Cina a ridurre l’inquinamento da gas serra, oltretutto è interesse primario dei cinesi stessi, le cui città sono avvolte da coltri di nubi inquinate che non riescono nemmeno a far passare i raggi del sole. Sicuramente i diritti umani hanno trovato spazio ridottissimo nei colloqui.
L’incontro, infatti, è stato preceduto da un articolo del “The Guardian”, autorevole giornale inglese, che ha rivelato l’esistenza di un vasto programma segreto di intercettazioni telefoniche, per cui in America ci sono state milioni e milioni di intercettazioni a scopo di sicurezza. In pratica, “il programma di sorveglianza della National Security Agency ci ha aiutato a evitare attacchi terroristici. E’ legale e limitato”, ha detto il presidente Obama, che ha continuato: “Nessuno sta ascoltando le vostre telefonate, l’intelligence controlla soltanto i numeri di telefono e la durata delle chiamate. Non s’interessa alle persone e ai contenuti. Setacciando tra i cosiddetti metadati, gli analisti possono identificare indizi precisi che aiutano le autorità ad annientare potenziali complotti eversivi”. Tutto è legale, o lo sarebbe, perché il programma è il seguito del “Patriot Act” di Bush figlio approvato più volte dal Congresso. Resta il fatto che gli 007 della Nsa avrebbero stretto accordi con le società che gestiscono le carte per spiare i dati su transazioni e acquisti, ma c’è chi dice che anche i conti bancari sarebbero stati violati.
La rivelazione di questo programma d’intercettazioni ha sottratto ad Obama l’arma della garanzia dei diritti civili, tanto più che appena l’incontro tra i due capi di Stato è iniziato, un altro articolo del Washington Post ha rivelato l’esistenza di obiettivi strategici oggetti della ciberguerra americana. Insomma, l’America fa quello di cui accusava la Cina ai danni delle industrie e dell’ambasciata statunitensi in Cina.
Sicuramente si è parlato dell’atteggiamento filorusso della Cina a proposito del conflitto siriano, anche se Xi Jinping ha portato in dote all’incontro il ristabilimento di un minimo di dialogo tra Corea del Nord e Corea del Sud, mentre qualche mese fa la Corea del Nord aveva minacciato una guerra nucleare con un attacco diretto contro il Sud e gli Stati Uniti. Dunque, è vero: l’incontro è stato una panoramica sui vari problemi tra due uomini potenti interessati entrambi alla stabilità mondiale, sia per sviluppare gli scambi e gli sviluppi economici, sia per bloccare eventuali colpi di testa provenienti da varie parti.
L’incontro, però, è stato anche l’occasione per i politologi, gli analisti e gli esperti di politica economica e militare, di fare il punto sulla strategia sia cinese che americana. In particolare, molto seguito è il libro che s’intitola The dispensable Nation (La Nazione non più indispensabile) e che è stato scritto da un noto esperto di studi internazionali che è direttore della John Hopkins University, Vali Nasr, origini iraniane, che ha criticato, da democratico, la politica di Obama che starebbe spingendo nell’orbita cinese Paesi la Turchia, l’Egitto, l’Iran e il Pakistan. Non solo. Vali Nasr sostiene che la scelta di diminuire l’impegno americano in Medio Oriente (ritiro prima dall’Iraq e poi dall’Afghanistan) per rafforzare l’area del Pacifico “è miope”. In sostanza, gli Stati Uniti sono andati nel Pacifico per controllare la Cina, ma Obama non si starebbe rendendo conto che “la Cina ragiona non in termini territoriali e militari, ma economici. Pechino è ormai in Africa, in America Latina, ha enormi interessi in Medio Oriente. Si sta prendendo gran parte del petrolio dell’Iraq “liberato” dagli americani, compra miniere in Afghanistan. Qui e nel resto dell’Asia Centrale creerà una rete di ferrovie, oleodotti e strade per far arrivare in Cina il petrolio del Golfo e i minerali asiatici”.
Washington, conclude Vali Nasr, sta lasciando vuoti che la Cina riempirà, e il fatto che il Medio Oriente per la Cina in realtà sia l’Asia Occidentale la dice lunga sulla reale posta in gioco. Insomma, in futuro la Cina potrebbe allargarsi dal Pacifico al Mediterraneo e questo a causa della “miopia” di Obama.