La città a ferro e fuoco; il carabiniere fuggito dal blindato in fiamme: ‘Senza casco sarei morto’
Da Wall Street, cuore della finanza mondiale, fino al resto del pianeta. È ormai globale la protesta degli Indignados, declinata in differenti connotazioni a seconda dei Paesi ma legata dal filo rosso della contestazione alle corporazioni, alle speculazioni finanziarie, alle banche, alla corruzione, alle lobby politico-economiche. Ma solo a Roma è successo il finimondo: 135 feriti, 105 tra forze dell’ordine e 30 manifestanti. Si temeva un nuovo 14 dicembre, ma è stato decisamente peggio. Il corteo degli indignati era iniziato tra musica e slogan, poi le violenze: bottiglie che volavano e sassi lanciati contro le forze dell’ordine. E, su tutto, l’incubo del G8 di Genova, come in un assurdo anniversario delle violenze di 10 anni fa. Roma è stata ostaggio di teppisti pronti a tutto pur di portare devastazione: blitz violenti consumati in un crescendo, dalle vetrine rotte ai negozi saccheggiati, fino alla battaglia in una Piazza San Giovanni, avvolta da colonne di fumo, che per almeno tre ore è stata preda della rabbia nera dei Black Bloc durante quella che è stata battezzata la guerriglia del 15 ottobre. Alla fine il bilancio è stato di venti persone fermate dalla Digos e, di queste, dodici sono finite in stato di arresto. Sequestrati anche venti molotov e bastoni. Il dispositivo di sicurezza deciso dalla Questura ha blindato i palazzi istituzionali – minacciati a dicembre scorso – e il centro storico, Fori e Colosseo compresi, ma non ha potuto impedire che i teppisti portassero la loro guerra fino a piazza San Giovanni, dove il corteo doveva concludersi. A via Cavour sono state sfondate vetrine, lungo via Labicana è stato dato alle fiamme un ex deposito militare con annessa un’abitazione privata. Nell’incendio – ha riferito il ministro La Russa – un generale in pensione ha rischiato di morire bruciato vivo e si è salvato solo perché dei vicini lo hanno aiutato a fuggire, insieme alla moglie, con una scala dalla finestra. Fatti avvenuti nonostante le violentissime cariche, gli idranti per spazzare le resistenze, i blindati per distruggere le tante barricate fatte con qualunque arredo urbano: cassonetti, pali stradali, fioriere. Il tutto costellato di auto incendiate. A San Giovanni è stata guerriglia, studiata e giocata anche sui nervi, con blitz e barricate, pali stradali usati come arieti e fionde. E tantissima violenza consumata tra i veri manifestanti terrorizzati, alla fine cacciati dalla piazza. Centinaia di giovani a volto coperto, molti vestiti di nero e con il casco in testa, hanno attaccato a ondate i contingenti di polizia, carabinieri e finanzieri confluiti sul posto. Hanno attaccato anche i blindati, senza paura. Hanno incendiato un mezzo dei carabinieri assaltandolo quasi a mani nude e costringendo i due militari a bordo a scappare per non finire bruciati. Una battaglia durata oltre cinque ore. Una battaglia di posizione con i teppisti pronti ad attaccare ad ogni carica, sempre più determinati e violenti, e i pochi manifestanti rimasti, arroccati sotto la basilica dopo avere tentato di fermare a parole i Black Bloc, urlando ‘Vergogna’ e applaudendo gli idranti in azione. Solo in tarda serata le forze dell’ordine hanno avuto la meglio. La manifestazione pacifica non c’è stata e della giornata di legittima protesta restano solo l’intenzione e i danni di una città messa a ferro e fuoco. A Roma si è corso “il rischio concreto che ci scappasse il morto perché i violenti si sono fatti scudo del corteo”, “veri criminali” che devono pagare in “modo esemplare”: così il ministro dell’Interno Maroni sugli scontri scatenati dai black bloc durante la manifestazione degli indignati. D’accordo anche La Russa, secondo il quale i black bloc “cercavano di uccidere”. Secondo una prima stima del sindaco Alemanno, i danni ammonterebbero a circa un milione di euro. Ferma la condanna delle violenze da parte di tutti i movimenti che hanno preso parte alla giornata di protesta che si è svolta con manifestazioni pacifiche in tutto il resto del mondo, mentre monta la polemica politica su ‘chi alimenta la violenza’. Altre manifestazioni pacifiche degli Indignati si sono infatti svolte, oltre che a Roma, in molte altre città italiane, senza far registrare incidenti. Il 16 ottobre poi, gli ‘indignati’ hanno manifestato in tutto il mondo, scendendo in piazza contro crisi precarietà e disoccupazione giovanile, per contestare il potere della finanza e della politica. A partire dall’Asia (Sydney, Aukland, Tokyo, Taiwan), nel corso della giornata centinaia di migliaia di persone hanno attuato questa contestazione inedita nata in Spagna in primavera, occupando le principali piazze a Madrid e a Londra e a New York, a Francoforte e a Stoccolma. Grande mobilitazione a New York, dove a Times Square si sono radunati gli ‘indignati’ di Wall Street, che da giorni occupano Zuccotti Park, il loro campo base. Manifestazioni anche davanti alla borsa di Johannesburg, in Sudafrica, a Città del Messico e Santiago del Cile. Il movimento di protesta ha chiamato a raccolta nelle piazze studenti, precari, disoccupati, pensionati. Tutti, “uniti per un cambiamento globale”, come recita il titolo del sito internet del movimento internazionale.