Tokyo: dichiarazioni unilaterali che creano confusione
Decine di migliaia di lavoratori impegnati nell’opera di decontaminazione della centrale nucleare Fukushima-1 potrebbero essere stati ingannati sui rischi di esposizione alle radiazioni e quindi aver corso un rischio vitale.
Il duro “j’accuse” è arrivato da un comunicato congiunto di tre rapporteur speciali delle Nazioni unite incaricati di analizzare le condizioni di lavoro presso la struttura teatro del peggior incidente nucleare dai tempi di Cernobyl.
“Tra i lavoratori ingaggiati per decontaminare Fukushima ci sono lavoratori migranti, richiedenti asilo, senza tetto”, hanno scritto in un comunicato congiunto i tre esperti Onu. “Siamo profondamente preoccupati sul possibile sfruttamento con l’inganno riguardo i rischi di una possibile esposizione alle radiazioni, sulla possibile costrizione nell’accettare condizioni di lavoro pericolose a causa di una situazione economica precaria e l’adeguatezza dell’addestramento e delle misure protettive”. Inoltre, i rapporteur hanno dichiarato di essere “preoccupati per l’impatto che l’esposizione alle radiazioni potrebbe aver avuto sulla loro salute fisica e mentale”. Secondo dati forniti dal ministero della Sanità, Lavoro e Welfare, i lavoratori impiegati a Fukushima sono stati 46.386 nel solo 2016. In cinque anni fino al 2016, i lavoratori impiegati sono stati in tutto 76.951.
“Le persone più a rischio di esposizione per le sostanze tossiche sono quelle più vulnerabili allo sfruttamento: i poveri, i bambini e le donne, i migranti, le persone con disabilità e i lavoratori anziani”, hanno detto ancora gli esperti Onu. “Essi – hanno proseguito – sono spesso esposti a una miriade di abusi, costretti a una scelta aberrante tra la loro salute e il reddito, e la loro situazione rimane invisibile ai consumatori e ai policymaker che potrebbero intervenire”. I tre rapporteur sono Baskut Tuncak, che si occupa di gestione ambientale e delle sostanze tossiche e che dovrà presentare un rapporto su Consiglio dei diritti umani Onu; Urmila Bhoola, esperta di forme di schiavismo contemporaneo; Dainius Puras, che si occupa di diritto alla salute fisica e mentale.
L’Ufficio del rappresentante giapponese presso la sede delle Nazioni unite a Ginevra ha reagito alle accuse arrivate dai rapporteur in maniera dura. “È deplorevole che, nonostante la sincerità mostrata dal governo, i rapporteur speciali abbiano rilasciato una dichiarazione così unilaterale”, ha commentato l’ufficio. “Agitando ansia inutile – ha continuato -, oltre a suscitare confusione, si può ulteriormente provocare sofferenza nelle persone delle aree colpite”.
Askanews