Il Partito borghese democratico (PBD) persiste su Eveline Widmer-Schlumpf, mentre vacilla il seggio di Schneider Ammann (PLR). I partiti hanno iniziato a disegnare le proprie strategie
Non è stata una decisione facile. Dopo un’analisi approfondita con il suo partito, Eveline Widmer-Schlumpf ha deciso di ripresentarsi per il rinnovo dell’esecutivo il prossimo 14 dicembre. Dapprima la Consigliera federale ha preso in considerazione le dimissioni nell’interesse del Paese, ma alla fine ha prevalso la convinzione che rimanere nel Consiglio federale porti a una stabilità del governo. In un’intervista a Sonntagszeitung il presidente del PBD, Hans Grunder, auspica dunque la situazione esistente e cioè “il mantenimento di Eveline Widmer-Schlumpf in governo a scapito di un secondo seggio dell’Unione democratica di centro (UDC)”. Aritmeticamente l’UDC ha diritto a due seggi, ma “non è riuscita a formare candidati in grado di fare politica in modo consensuale”, afferma Hans Grunder. Per riuscire a fare rieleggere la propria consigliera, il PBD è convinto di raggiungere una maggioranza nell’Assemblea federale con il 70% di probabilità. La rielezione di Eveline Widmer-Schlumpf può avvenire grazie ad un voto compatto del gruppo PPD/PBD, Evangelici e Verdi liberali e con il sostegno del PS e dei Verdi. L’aumento delle probabilità di difendere il seggio PBD al governo ha fatto rimescolare le carte in tavola agli strateghi dell’UDC. Secondo Christoph Mörgeli un insuccesso nei confronti di Widmer-Schlumpf avrebbe come conseguenza l’attacco a un seggio del Partito liberale radicale (PLR) e precisamente quello di Johann Schneider Amman. La nuova strategia ha trovato il consenso di rinomati parlamentari UDC che hanno anche sostenuto la scelta di presentare la forte candidatura di Adrian Amstutz, sia nei confronti di Widmer-Schlumpf sia contro Schneider Ammann. La presidente del gruppo parlamentare del PLR alle camere federali Gabi Huber ha ribadito che dopo le elezioni, in virtù della concordanza aritmetica, va applicata la formula che vuole l’assegnazione di due seggi ai primi tre partiti svizzeri (UDC, PS, PLR) e di un seggio al quarto (PPD). Di conseguenza il PBD con il suo 5,4% dei voti ottenuti non ha la legittimità di avere un suo esponente in governo. La Huber ha esortato l’UDC e il PS a presentare due proposte di candidati per il 14 dicembre, rinviando a poco prima delle elezioni la definizione della strategia PLR per la difesa dei propri due seggi, poiché essa si baserà anche sulle decisioni degli altri partiti. Per il Partito socialista (PS) la mancata rielezione di Widmer-Schlumpf è stata posta nel retroscena politico, poiché nella prima riunione del gruppo parlamentare post-elettorale nessun deputato del PS si è pronunciato per questa variante. Per il presidente Christian Levrat si aprono quindi altri scenari: “O l’UDC non otterrà il secondo seggio, oppure lo avrà ai danni del PLR”. Se il PS alla fine eleggerà un candidato UDC, dipenderà se saranno proposti validi candidati, poiché gli attuali nomi, secondo Levrat, “non convincono”. Mentre per definire la propria strategia, il PS attende i movimenti al centro e cioè se PPD, PBD e forse i Verdi liberali riusciranno in parlamento a trovare un consenso politico unanime. Sulla successione di Micheline Calmy-Rey il PS non sembra più in apprensione. Secondo la capogruppo Ursula Wyss i quattro pretendenti al seggio, Alain Berset, Pierre-Yves Maillard, Marina Carobbio e Stéphane Rossini sono “ottimi candidati”. Entro il 25 novembre il gruppo parlamentare deciderà quali candidati nominare. Non è stato però ancora deciso se saranno due o tre.
Gaetano Scopelliti