Vita breve per l’iniziativa popolare federale «Protezione dalla sessualizzazione nella scuola dell’infanzia e nella scuola elementare»: uno dei promotori è stato condannato in passato per reati sessuali ai danni di una minorenne
L’iniziativa contro l’informazione sessuale precoce nelle scuole elementari e negli asili ha subito un duro colpo che ha costretto i promotori a ritirare le loro richieste. Tempo fa, infatti, in Svizzera si è molto discusso sull’iniziativa popolare federale «Protezione dalla sessualizzazione nella scuola dell’infanzia e nella scuola elementare» lanciata dal comitato lanciato dal comitato apartitico, composto da diversi promotori e promotrici, che intende proibire l’insegnamento sessuale prima di una certa età. La questione era stata sollevata dal comitato promotore in merito all’intenzione da parte dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), di introdurre l’insegnamento sessuale obbligatorio in tutta la Svizzera a cominciare dalla scuola dell’infanzia con l’ausilio del «sex box» con materiale divulgativo pornografico nelle scuole dell’infanzia e nelle scuole elementari di Basilea-Città. In questi “sex box” sono contenuti tutta una serie di oggetti, simboli sessuali adattati a giocattoli, riproduzioni degli organi riproduttivi e materiale visivo sulla tematica adatto ai bambini.
L’iniziativa popolare, lanciata a Berna lo scorso 17 aprile, si propone di proteggere i bambini dalla sessualizzazione da parte della scuola, perché questo accostamento precoce alla pornografia, secondo il pensiero del comitato promotore, porterebbe solamente inquietudine a bimbi così piccoli. Le richieste del comitato dei genitori, indignati davanti a questa possibilità, si riassumevano in tre punti fondamentali: niente insegnamento sessuale al disotto dei 9 anni d’età e ritiro dei «sex box»; insegnamento facoltativo e col consenso dei genitori dopo i 9 anni d’età; insegnamento obbligatorio della biologia a partire dai 12 anni. Il termine per la consegna delle 100’000 firme necessarie era previsto per il 17 ottobre 2013, ma l’iniziativa ha avuto vita ben più breve. Infatti, nei giorni scorsi il comitato ha ritirato, in largo anticipo rispetto i tempi prestabiliti, l’iniziativa dopo solo un mese dal lancio della campagna per la raccolta delle firme. Il motivo sarebbe collegato alla vicenda scandalosa che coinvolge uno dei rappresentanti del comitato promotore. Benjamin Spühler, 60 anni, uno dei presidenti, nel 1996 era stato condannato a tre anni e mezzo di carcere per aver abusato di un ragazzina. La notizia è trapelata al comitato da “una terza persona”, che ha indicato come Spühler sia stato condannato 17 anni fa per reati sessuali ai danni di una minorenne, senza però che il diretto interessato abbia mai ammesso le proprie responsabilità
L’uomo, infatti, ha sempre negato i fatti all’origine della vicenda giudiziaria, scusandosi per non averne informato i promotori dell’iniziativa. In considerazione di questi nuovi fatti il comitato ha quindi esortato Spühler a dimettersi e ad astenersi da qualsiasi attività. Anche se l’uomo ha accettato dimettendosi subito, la situazione è diventata instabile e molti hanno preso posizione come il consigliere nazionale Yannick Buttet (PPD/VS) che si era distanziato dal comitato affermando che «non era più credibile». In effetti la credibilità del comitato intero ha cominciato a vacillare tanto che i promotori hanno preferito depositare il testo con una sola firma, abbandonando così il progetto. La Cancelleria federale ne ha confermato il fallimento nel Foglio federale. L’iniziativa potrebbe in futuro essere riproposta, con lo stesso identico testo, da un nuovo comitato.