Questa settimana avete presentato un nuovo progetto di legge per la polizia. Rappresenta questa un’evoluzione rilevante per la sicurezza a Ginevra?
Effettivamente questo progetto costituisce un’evoluzione fondamentale e attesa in una società che non cessa d’evolvere e a fronte di una criminalità che si fa beffa delle frontiere. Vero servizio a beneficio della collettività, la polizia deve di conseguenza adattare le sue missioni. La nuova legge sulla polizia gliene fornirà i mezzi attuando una riforma necessaria che è stata avviata tre anni fa dalla consigliera di Stato Isabel Rochat. Con questa legge si completa e si rafforza la catena di sicurezza, in linea con l’accordo stabilito il 29 agosto 2012 tra il Consiglio di Stato e il Pubblico Ministero per fissare le priorità in materia di lotta contro la criminalità. Essa permette anche di dare dei margini di manovra alla polizia che, dopo l’attuazione di questa nuova politica, ha incrementato gli sforzi per condurre a termine le missioni che le sono state assegnate. E’ ora tempo di fornirgliene i mezzi, con un testo adatto alle realtà che incontra sul terreno.
Pensa che la popolazione avverta questi sforzi sul terreno?
I risultati rilevati in questo inizio d’anno sono molto evidentemente incoraggianti, essendo la criminalità globale ginevrina in diminuzione del 10% in confronto al 2011. Più concretamente, a Ginevra nel 2012 sono state compiute 24 infrazioni in meno al giorno. Ciononostante, resta ancora molto elevata se comparata a una decina d’anni fa. Al di là delle cifre, che sembrano essere confermate nel primo semestre dell’anno, questi buoni risultati ci mostrano soprattutto che è possibile invertire la tendenza e che in termini di sicurezza non c’è spazio per la fatalità.
E’ un messaggio che vorrei trasmettere a tutta la popolazione, mostrandole che lavoriamo tenacemente al ristabilimento di condizioni quadro e ciò con l’insieme degli attori di sicurezza, che siano cantonali, comunali o federali, pubblici o privati. Tuttavia, non torneremo alla situazione che prevaleva una trentina d’anni fa, in un contesto geopolitico europeo che è evoluto profondamente.
L’assenza del bilancio che si è prolungata durante i primi mesi del 2012 ha avuto conseguenze sulla vostra azione in favore della sicurezza?
Portare a compimento la politica di lotta contro la criminalità iniziata lo scorso agosto con il Pubblico Ministero richiede dei mezzi, in particolare umani, ma anche in termini d’infrastrutture. E’ evidente che oggi tutti gli sforzi che noi profondiamo a questo scopo sono stati paralizzati dall’assenza di bilancio, sia in materia di effettivi di polizia o nel settore delle prigioni, che è in sofferenza. Ora dobbiamo recuperare il ritardo accumulato all’inizio dell’anno e che comporta sforzi addizionali al lavoro quotidiano.
Pensa che il progetto di video-sorveglianza che avete reso pubblico di recente avrà un effetto reale sulla sicurezza?
Siamo in pieno periodo di consultazioni e il progetto, al momento, sembra riscuotere accoglienza favorevole. La popolazione capisce l’interesse di dotarsi d’una vasta gamma di strumenti che permettano di concorrere alla sicurezza pubblica. Questo concetto va ben al di là della sorveglianza. L’adozione di un dispositivo di video-protezione come lo abbiamo concepito mira, in effetti, a tre obiettivi: la prevenzione, la protezione dello spazio pubblico e il supporto alle indagini della polizia e delle autorità giudiziarie. I timori relativi al trattamento e all’uso delle immagini svaniscono rapidamente quando si spiega che queste non saranno trattate che da personale adeguatamente formato e tenuto alla riservatezza e che le immagini saranno distrutte allo scadere di sette giorni, in conformità con la legge sulla protezione dei dati personali (Lipad). Per contro. Ho chiaramente espresso che un tale dispositivo può essere efficace solo se accompagnato sul terreno da importanti risorse umane. A tal riguardo, esso si associa perfettamente all’incremento della polizia di prossimità.
In materia di polizia di prossimità, l’adozione da parte del Gran Consiglio della nuova legge sulla polizia municipale sembra essere un reale progresso nel settore. Che ne pensa lei, lei che ha avviato il progetto come Consigliere municipale della Città di Ginevra?
Questa nuova legge rappresenta, in effetti, la fine di un lungo processo condotto di concerto con i comuni. Essa permetterà in particolare agli agenti di polizia municipale di condurre le loro missioni dall’inizio alla fine e di avere dei riflessi positivi sulla polizia cantonale che potrà concentrarsi sulle attività proprie. Questa iniziativa s’inserisce in una volontà globale di riorganizzazione della sicurezza pubblica a Ginevra e contribuire a precisare il quadro per tutti gli attori, poliziotti o no, della sicurezza di prossimità.
Come scoraggiare i criminali che sono attirati dalla situazione economica molto invidiabile della Svizzera e di Ginevra in particolare?
Stiamo ridando fiducia ai delinquenti sul nostro sistema di sicurezza. Espresso senza ironia, da parecchi mesi facciamo passare il messaggio che ogni delitto sarà punito e che Ginevra non gode più della stessa attrazione per questo tipo di turismo della criminalità. L’ideale, oggi, sarebbe di vedere tutti tirare la stessa corda: attori della sicurezza pubblica a tutti i livelli, attori privati, singoli individui, ma anche i media e i partiti politici. Troppo spesso ho ancora l’impressione che noi perdiamo troppe energie per dei combattimenti di retroguardia, partigiano o ideologici, quando invece la sicurezza – la prima delle nostre libertà – dovrebbe essere la preoccupazione di ognuno.