4Dl lavoro: c’è la fiducia ma Ncd annuncia battaglia in Senato
È caos sulla riforma del lavoro. Nonostante le rassicurazioni del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, ospite di Radio Anch’io, che fino a poco prima che si scatenassero le polemiche sul Dl Lavoro, aveva assicurato che la riforma avrebbe accelerato “i benefici in termini di occupazione della ripresa che si sta consolidando”, i contrasti non sono mancati di certo. Le minacce piovono sull’intesa che si sfalda, visto che sono state fatte alcune modifiche alla riforma non accettate da tutti.
La capigruppo di Ncd alla Camera, Nunzia di Girolamo si è espressa parlando di “una possibilità” di mediazione anche a Palazzo Madama, pur non rinunciando alle proprie richieste. “Noi siamo alleati a questo governo di sinistra riformista che parla di Jobs Act. Voteremo quindi la fiducia alla Camera senza rinunciare alla nostra battaglia al Senato dove in termini di mediazione ci sarà più spazio”, spiega puntando il dito contro l’esistenza “di due Pd: uno riformista di Renzi e Poletti e uno conservatore di Damiano”. Infatti, oltre che dal Ncd, la nuova riforma del lavoro viene contrastata da una spaccatura interna del Pd. I ministri Boschi (Riforme) e Poletti hanno tentato una mediazione ma è stato inutile: gli alfaniani volevano modifiche sulle sanzioni per l’apprendistato, mentre il Pd che scendesse da 5 a 4 il numero dei contratti a termine. “Noi abbiamo accettato la mediazione del ministro Poletti ma il Pd ha detto no”, ribatte il capogruppo Ncd al Senato, Maurizio Sacconi. “Poletti”, ha spiegato Sacconi, “ha presentato una proposta di mediazione su tre punti: l’impegno a non fare modifiche al Senato; la modifica delle sanzioni per i contratti a termini eccedenti non più con l’assunzione ma in termini monetari; formazione a scelta dell’imprenditore tra aziendale e regionale, ma il Pd ha detto no”.
Così interviene Cesare Damiano, presidente della Commissione lavoro della Camera, a spiegare cosa è successo all’interno del gruppo parlando delle due ipotesi di mediazione avanzate dal Pd ma a cui Ncd si sarebbe opposto: “quella sulla trasformazione della sanzione per le aziende che superano il tetto del 20% dei contratti a tempo in sanzione pecuniaria, come chiedeva Scelta Civica, e quella sulla formazione dei lavoratori che avrebbe potuto essere sia pubblica che aziendale”. “A quel punto, accettando la mediazione abbiamo anche chiesto di portare le proroghe a 4 e Poletti aveva detto va bene. Ma il Ncd – conclude Damiano – dopo una consultazione, si è opposto”. Anche Scelta Civica non gradisce il testo e anche questo partito cercherà di apportare delle modifiche al Senato, anche se come Ncd, “per senso di responsabilità” per ora hanno scelto di dare fiducia: “Purtroppo – dice il capogruppo di Scelta civica a Montecitorio Andrea Romano – Ncd e la sinistra del Pd si sono opposti al miglioramento che era necessario”. Nel corso della riunione tra maggioranza e governo, “eravamo vicini a una mediazione importante che si è impantanata” su delle modifiche che “avrebbero reso il testo più efficiente”.
Ma neanche Forza Italia le manda a dire e prende la palla in balzo per attaccare il governo, soprattutto Renato Brunetta che richiede un ritorno della riforma alla forma originaria: “Come abbiamo avuto modo di denunciare nei giorni scorsi, è più che mai evidente l’enorme problema politico che si è creato all’interno della maggioranza sul decreto Poletti. Nel corso dei lavori in Commissione, Forza Italia è stata disponibile ad apportare modifiche al testo, ma il dibattito si è risolto in un braccio di ferro tra la sinistra del Partito democratico e il Nuovo Centrodestra, che adesso sostiene che il decreto sia stato peggiorato. Noi non ci stiamo: su un tema così delicato, che riguarda la vita di lavoratori ed imprese, uno scontro di questa portata non può che suscitare allarme e preoccupazione”. “Non possiamo accettare che i dissidi interni alla traballante maggioranza di governo siano messi a tacere con l’apposizione della questione di fiducia. Chiediamo il ritorno all’impianto originale del decreto, che ci ha trovati favorevoli fin dall’inizio: in questa direzione vanno i nostri emendamenti presentati in Aula; è l’unica strada per evitare l’ennesimo pasticcio del Governo Renzi”, conclude il presidente dei deputati di FI. Inevitabile poi l’attacco al lavoro del Governo Renzi da parte di Fi soprattutto di fronte l’Europa, infatti rincara la dose Brunetta sostenendo che “Stiamo facendo di tutto per calamitare su di noi l’inevitabile responso negativo della Commissione Europea. Ad una passo da una nuova procedura d’infrazione”.