Marcella ha un gran bel sorriso, è largo e coinvolgente. Nelle foto sorride sempre Marcella e la sua espressione così spensierata, non lascia sospettare un’esistenza travagliata fatta di lunghe riflessioni, battaglie interiori, di lotte con il mondo e con le persone, una vita di esperienze che le hanno fortificato braccia ed animo. Cresciuta in un corpo che non ha mai sentito appartenergli, in Svizzera ha maturato la sicurezza di riuscire a fare il grande passo: così ha cambiato Marcello in Marcella. Una semplice sostituzione di vocale che le ha stravolto la vita. Ha affrontato con coraggio amici e parenti, giudizi e critiche per vivere una vita più autentica. Adesso non ha paura, è felice delle sue scelte e a cuore aperto ci parla di sé, delle sue esperienze passate e dei suoi sogni e desideri
Raccontaci di te, chi sei?
Mi chiamo Marcella, ho 46 anni e provengo da un piccolo paesino della Calabria, Jonica. Sin da piccola sono stata su mezzi da cantiere e camion, al momento sto cercando lavoro e spero di trovarlo per non tornarmene giù e alzare di nuovo bandiera bianca
Quando è avvenuto il tuo cambiamento da Marcello a Marcella?
Il coming-out vero e proprio è iniziato qui in Svizzera nel 2003, anche se sin da piccola desideravo farlo, ma mi è sempre mancato il coraggio
Cosa ti ha attratto della realtà femminile?
Non saprei dirti….anche perchè forse la cosa era intrinseca in me ed è stato più che naturale, superati i primi attimi di vergogna e di paura degl’inizi. Era una cosa che avevo dentro sin da piccola e tenuta sempre nascosta. In Calabria, o almeno nel mio paese, forse ancora non sono pronti per persone come me
Durante il tuo cambiamento, quali sono stati i momenti difficili e come li hai superati?
Tantissimi. Gli inizi, con la graduale sovrapposizione di piccoli particolari femminili a quelli maschili, è stato difficile. Tante volte ci ho messo tempo a superare magari la vergogna, la derisione e gli sfottò della gente, ma con la mia determinazione ce l’ho fatta, anche se ancora oggi ho dei momenti difficili
Hai avuto vicino persone che ti hanno aiutato, e come? Ci sono state invece persone con cui hai avuto problemi?
Da Marcella (che per me è stata una corazza) ho avuto e penso di avere tante amiche, tante mi hanno aiutato: la mia amica Maria, che agl’inizi è stata tra le prime a cui mi so presentata nella nuova veste; poi Delia che è stata fonte di ispirazione e quella che ha contribuito a creare l’immagine dei miei ultimi tempi in Svizzera prima del rimpatrio; Anna, la mia estetista, che addirittura mi ha accompagnata la prima volta dallo psicologo a Zurigo, e tante altre ancora per le quali io sono solo Marcella. Mi hanno aiutata supportandomi e sopportandomi. Ma anche di persone con cui ho avuto problemi ce ne sono tante. Come detto prima, molti del mio paese, anche emigrati qui, ancora non sono pronti a persone “fuori dallo schema predefinito”.
Chi era Marcello e chi è Marcella: quali sono le differenze e quali i punti di contatto?
Marcello e Marcella sono 2 facce della stessa medaglia. Marcello era una persona alla ricerca di sé, anche se aveva raggiunto risultati importanti, era comunque in conflitto con se stesso e tante volte insicuro. Marcella invece è una persona complementare, coraggiosa anche se fragile tante volte. Punti di contatto? In primis le passioni, la persona è sempre la stessa, Marcella ha sempre vissuto in un corpo sbagliato, ma che le è servito ad essere quello che sognava. Se fossi nata Marcella i camion sarebbero stati un utopia. Del mondo femminile penso mi appartenga il modo di vivere, i sentimenti che provo con testa e cuore. Del mondo maschile mi appartiene la voglia di fare un lavoro che, ad esempio in Italia, è “strano veder fare ad una donna”.
Cosa fai ogni giorno per te e la tua persona (trucco, capelli, scelta di abiti….)?
Essendo alla ricerca di lavoro ed avendo paura di essere discriminata (purtroppo i documenti fanno fede), al momento molto poco, anche se il trucco agli occhi cerco di non farmelo mancare, la depilazione e poi curo il look, per il momento devo un po’ limitarmi. Ma appena potrò tornerò alle mie unghie super fashion, ai vestitini aderenti e alle scarpe alte…anche se dal mio metro e 60 sarà dura raggiungere il mio fratello “adottivo” Prime Tower di Zurigo…lo chiamo così perchè fui la prima, insieme ad un collega, a portare il calcestruzzo delle fondamenti del gigante zurighese.
Hai un modello a cui ti ispiri esteticamente parlando?
Tante persone sono un modello per me, la mia amica Delia che io chiamo affettuosamente la mia “musa”, e poi osservo un po’ le mie amiche e “rubo” da loro. Adoro lo stile gotico e quindi il trucco si rifà a quello. Le mie icone televisive sono la famosa “miss Parker”, per chi segue la Tv Italiana, della serie “Jarod il Camaleonte” o Habby Schuco della serie “NCIS”
Hai avuto una travagliata storia sentimentale con una donna. Qual è/era il tuo sentimento per lei?
AMORE. Un Amore così forte, al punto tale da mettermi nei guai per aiutarla, per il quale decisi di lasciare la Svizzera 2 anni fa e tornarmene in Italia, pur sapendo che avrei dovuto mettere da parte Marcella. La cosa non è andata bene, avendo tolto la corazza estetica sono diventata troppo vulnerabile e vivevo per inerzia. Lei non aveva capito che per una persona come me, non solo Marcella doveva esistere dentro, ma doveva vivere anche esteriormente. E pensare che la Amavo da sempre, dall’età di 15-16 anni, ma non ho avuto mai il coraggio di dirglielo…
A tuo parere, per quale motivo la gente ha difficoltà ad accettare una storia come quella che hai vissuto con la tua ex?
Non vorrei andarci pesante (ride). Purtroppo, come già detto, in Calabria si accetta tutto, ma una persona “strana” come me è troppo sotto la luce dei riflettori e alla gente “perbene” (che poi magari ha degli scheletri enormi nel proprio armadio) già non va bene e pensano che una come me debba per forza amare un uomo
Tu hai vissuto il tuo cambiamento sia qui in Svizzera che in Calabria, nel tuo paese. Quali sono le differenze sostanziali tra le 2 realtà e perché alla fine hai deciso di ritornare in Svizzera?
Qui la gente ti guarda, però vale la frase del Sommo Poeta Dante Alghieri “non ti curar di loro, ma guarda e passa” sia da parte loro che da parte mia. In Calabria invece, almeno agli inizi, tutti a far domande, a porti interrogativi e fartelo pesare (“poarelli u patra e ra mammasa chi brigogna” cioè, “poverini i genitori, che vergogna”)
Come hanno accolto il tuo cambiamento i tuoi parenti e amici? Come ti sei spiegato?
All’inizio una tragedia: addirittura per 3 anni con loro ho comunicato solo via telefono, poi presi coraggio e andai, ma da Marcella. Dissi solo una cosa “meglio così che in una tomba credo…” visto che la mia scelta è sortita proprio da questo ragionamento un sabato pomeriggio di tarda estate del 2003…
Perché ancora oggi in generale una situazione come quella tua non è sempre ben vista?
Perchè la gente forse ancora non riesce ad accettare le cose fuori dagli schemi, anche se poi magari gli va bene altro di più “grave”
Tu non hai potuto operarti per questioni di salute. Visto che avevi preso questa drastica decisione, che comporta un cambiamento totale della tua persona, e poi ti è stato negato per delle ragioni valide, come credi di “terminare” il tuo percorso?
Appena possibile riprendere la terapia ormonale, e poi con la speranza di un passo avanti legislativo, dopo la eco scaturita dal libro “Das geshleche der Seele”, dove racconto la mia storia (di Tanja Polli e Ursula Markus) in direzione del riconoscimento, come accade in Germania, del nuovo status anche solo con la terapia ormonale e il parere del team psicologico, il mio percorso non terminerà mai, ci ho messo 35 anni ad arrivare ad esser Marcella e vorrei restarlo per sempre
A proposito di cambiamenti. Cosa vorresti cambiare del tuo passato e cosa vorresti cambiare della tua vita attuale?
Sarebbe scontato rispondere tutte le volte che ho sbagliato, ma del passato cambierei soprattutto la data del coming-out, spostandola al 1988, quando sotto l’Esercito uno psicologo mi disse le cose come stavano, non mi farei scappare la persona che Amo e la metterei davanti ad un out-out: “se mi accetti per come sono bene, altrimenti, anche se fa male lasciamo perdere”. Della vita attuale? Vorrei semplicemente essere accettata per come sono…e lavorare….senza andarmene dalla terra che, se anche straniera, adoro.
Cosa ha bisogno oggi Marcella per essere felice?
Un lavoro, una persona che gli stia vicino, se esiste, senza preoccuparsi della gente, di sentirsi accettata e di non esser lasciata sola.
Cosa vorresti consigliare a chi si trova nella difficile situazione di ricerca della propria identità?
Di non nascondersi, di accettarsi per come si è, la gente potrà sì fargli del male, ma alla fine è con sé stessi che si fanno i conti e di fregarsene del giudizio altrui. Di farsi aiutare da persone competenti e io, per chi lo volesse, sono disposta a mettere in campo la mia esperienza
1 commento
Nessun commento? Va bene uguale… un grazie alla redazione ed a Eveline…questa intervista mi ha cambiato la vita…Grazie!!!