TEHERAN – I Pasdaran iraniani hanno effettuato oggi lanci di prova di due missili potenzialmente in grado di raggiungere Israele, avvertendo Tel Aviv che la risposta ad un attacco sarebbe “distruttiva”. “Con i nostri missili possiamo prendere di mira ogni luogo della regione”, ha detto il comandante delle forze aeree dei Guardiani della rivoluzione, Hossein Salami, sottolineando che tra gli obiettivi a portata dei vettori di Teheran vi sono anche “regimi incapaci e nel mezzo di una crisi”.
Un riferimento appunto ad Israele. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Hassan Qashqavi, ha detto che si è trattato di “esercitazioni di routine, che non hanno nulla a che vedere” con le tensioni sul programma nucleare della Repubblica islamica. Ma nessuno può ignorare che i lanci sono stati effettuati dopo che, venerdì, é venuta alla luce l’esistenza di un secondo impianto per l’arricchimento dell’uranio in Iran.
Un episodio che ha aumentato le preoccupazioni occidentali e ha fatto ribadire agli Stati Uniti e ad Israele di non escludere alcuna “opzione”, compresa dunque quella di un attacco militare ai siti della Repubblica islamica. Le speranze di una svolta positiva sono ora tutte concentrate su un incontro in programma giovedì a Ginevra fra emissari iraniani e delle potenze riunite nel gruppo 5+1, cioé Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania. I due missili testati oggi dall’Iran sono il Sejil, a due stadi e alimentato con combustibile solido, con una gittata di 2.000 chilometri, e Shahab-3, con combustibile liquido e una gittata fra i 1.300 e i 2.000 chilometri. Il ministro della Difesa, Ahmad Vahidi, ha inoltre inaugurato un impianto per la produzione di combustibile solido per rifornire i missili.