Le autorità hanno ordinato la chiusura per una settimana della tv Al Arabiya
Mentre l’ex candidato moderato alle presidenziali iraniane Mir Hossein Missavi ha chiesto formalmente l’annullamento delle elezioni iraniane, proseguono gli scontri a Teheran all’indomani dei discussi risultati che hanno portato alla rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad.
Coinvolti nei tafferugli con la polizia i sostenitori del fronte moderato: Mir Hossein Mussavi ha detto, infatti, di non voler accettare il risultato del voto ed ha chiesto a tutti i suoi sostenitori di opporsi ai brogli. Scenario della maggior parte degli scontri è stata la piazza della capitale iraniana dove un ufficio della compagnia pubblica delle telecomunicazioni, banche e chioschi per la vendita di giornali sono stati attaccati dai manifestanti.
Mentre le autorità di Teheran hanno ordinato la chiusura per sette giorni della tv Al Arabiya, la polizia ha fatto sapere che sono state arrestate 160 persone; tra queste dieci dirigenti riformisti.
Le proteste di chi ha messo in dubbio la correttezza delle elezioni in Iran “non sono importanti” e “non provocheranno alcun problema”, è stato il commento di Ahmadinejad. Indirizzandosi alla folla, Ahmadinejad ha, infatti, negato che l’esito del voto sia stato “stravolto”: “Le elezioni in Iran sono le più pulite possibili – ha detto – oggi dovremmo godere del grande trionfo del popolo iraniano di fronte all’arroganza mondiale e alla guerra psicologica lanciata dal nemico”.
Intanto le proteste proseguono anche lontano dalla capitale iraniana: centinaia di persone hanno infatti manifestato a Bruxelles davanti all’ambasciata dell’Iran contro i risultati delle elezioni presidenziali vinte da Ahmadinejad e contro quella che reputano una vera e propria repressione scatenata in diverse città iraniane. Con “Abbasso il dittatore” e “Diritti dell’uomo in Iran”, fanno appello allo Stato belga affinché non riconosca il risultato uscito dalle urne.
I manifestanti chiedono inoltre dei passi formali nei confronti del governo iraniano per metterlo in guardia contro ogni forma di repressione politica.
A dubitare sull’esito del voto non è solo il fronte moderato, capeggiato da Mussavi, ma anche quello dell’amministrazione Usa. “Una spaventosa mole di dubbi” è stato infatti il commento del vicepresidente statunitense Joe Biden, di fronte al risultato emerso dalle urne per le presidenziali.