Movimento anti-aborto ammette sconfitta in referendum
Il 66% degli irlandesi, lo scorso venerdì, ha votato in favore della liberalizzazione dell’aborto in Irlanda, secondo i risultati definitivi sul referendum. La vittoria del “Sì” era attesa ma è stata più ampia del previsto. Tra i votanti più giovani, 18-24 anni, la percentuale più alta di favorevoli, l’87%.
La legge in vigore in Irlanda consente l’aborto soltanto in pochissimi casi, tra cui il rischio per la vita della madre. Con l’abrogazione dell’articolo 8 della Costituzione irlandese l’interruzione di gravidanza sarà permessa entro le prime 12 settimane e tra la 12esima e la 24esima in circostanze eccezionali.
Dopo gli exit poll e i primi risultati, quando la vittoria del “Sì” sembrava già certa, il primo ministro irlandese Leo Varadkar ha commentato a RTE: “Quello che vediamo oggi è il culmine di una rivoluzione silenziosa che si è svolta in Irlanda negli ultimi 10 o 20 anni”.
“Grazie a tutti coloro che hanno votato oggi. La democrazia è in azione. Sembra che faremo la storia domani”, ha poi scritto su twitter nel giorno del voto il premier Varadkar.
Il referendum sull’aborto era uno degli impegni presi dal premier Leo Varadkar, in carica dal giugno 2017, ritenendo la legge in vigore “troppo restrittiva”. Si tratta di una legge tra le più restrittive in Europa, che non contempla stupro, incesto o malformazione del feto tra le ragioni legali per interrompere la gravidanza. Ogni anno migliaia di donne irlandesi si recano all’estero, soprattutto nel Regno Unito, per abortire.
La consultazione si tiene a tre anni dalla legalizzazione, tramite referendum, del matrimonio tra persone dello stesso sesso, che causò un terremoto culturale nel paese, con il crescente declino dell’influenza della Chiesa, anche a fronte dello scandalo pedofilia che ha visto coinvolti sacerdoti, a volte coperti da funzionari ecclesiastici. I sostenitori del sì avevano fatto propria la battaglia di Amanda Mellet, costretta a recarsi nel Regno Unito per abortire un feto con una malformazione mortale. Ritenendosi vittima della legge irlandese, la donna ha fatto ricorso alla Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite, che le ha dato ragione, affermando che negandole il diritto di abortire le era stato negato il riconoscimento dei diritti umani. Il governo irlandese le ha quindi riconosciuto un risarcimento di 30.000 euro.
Sconfitta per “Save The 8th”
Il portavoce del movimento pro-vita “Save The 8th”, John McGuirk, ha ammesso la sconfitta della sua campagna nel referendum per la liberalizzazione dell’interruzione di gravidanza in Irlanda. Si legge su Bbc e su Guardian.
In una nota del movimento si legge che “quello che hanno causato gli elettori irlandesi ieri è una tragedia di proporzioni storiche. Ma una cosa sbagliata non diventa giusta soltanto perché la sostiene una maggioranza”.
“Presto verrà introdotta una legge che consentirà di uccidere i bambini nel nostro Paese – recita ancora il documento – l’aborto era sbagliato ieri. Resta sbagliato oggi. La Costituzione è cambiata ma non i fatti”.
Askanews
foto: Ansa