È una delle attrici più amate dal pubblico italiano. Palermitana, diplomata in recitazione, Isabella Ragonese esordisce come autrice ed interprete teatrale di testi classici. La sua solida formazione professionale non tarda a ricevere numerosi riconoscimenti, fra cui il primo premio del prestigioso Istituto Nazionale Dramma Antico (INDA) che dal 1914 organizza rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa. Era solo questione di tempo prima che anche il mondo del cinema notasse il suo talento.
L’occasione giusta arriva nel 2008, quando è scelta dal regista Paolo Virzì per una produzione sul lavoro giovanile nei call-center italiani. Isabella Ragonese interpreta una laureata in Filosofia che accetta un impiego precario come venditrice telefonica. Il film, “Tutta una vita davanti”, ottiene un clamoroso successo di critica. Ma soprattutto di pubblico.
Isabella Ragonese entra nel cuore di una generazione di spettatori che da quel momento imparano seguirla e riconoscersi nei suoi personaggi. Figure tormentate ed intense, ricordano che nell’affrontare le difficoltà del mondo d’oggi nessuno può mai sfuggire al giudizio della propria coscienza. Individuale, sociale o collettiva che sia.
Abbiamo avvicinato Isabella Ragonese a Locarno, dove ha partecipato al 71° Festival Internazionale del Cinema come membro della Giuria per la scelta della migliore pellicola. Nel suo incontro con la stampa Isabella Ragonese ha liberamente riassunto le sue esperienze di attrice e come giurata. Ne riportiamo alcune parti salienti. “Il mio percorso professionale spazia da film indipendenti, d’autore, sperimentali, a film per il grande pubblico. Mi sento molto vicina allo spirito del Festival, che offre una grande libertà espressiva e qualitativa. Come spettatrice mi colpisce la bellezza di un film, le emozioni che mi fa provare. Credo che questo sia il miglior modo per avvicinarsi ad una produzione, e gli eventi di Locarno ce lo confermano: Piazza Grande, il luogo di proiezione, e tutte le sale cinematografiche in città sono sempre piene. Come membro della giuria di questo Festival mi ha interessato anche il confronto con gli altri giurati: professionisti preparatissimi e che provengono da esperienze diverse. Credo che, specie per un attore, nel cinema ogni opinione contiene un suo valore. A teatro, dopo la rappresentazione c’è sempre qualcuno che viene ad incontrarti. Nel cinema è diverso: al termine di una produzione l’interprete non ha un riscontro diretto. Quindi è giusto che chiunque sia libero di esprimere il suo parere. Come spettatrice – continua Isabella Ragonese – vedere un film insieme al pubblico permette di condividerne le impressioni. L’emozione di una comunità di persone che, senza conoscersi, si trova in sala per condividere le proprie sensazioni per me è il vero significato di una proiezione cinematografica. Anche come giurata, oltre che mantenere la mia attitudine di spettatrice, mi faccio guidare dalle emozioni”. Inoltre, prosegue l’attrice, “per quanto riguarda il rapporto tra la visione di una produzione su una piattaforma multimediale o in una sala di proiezione, non credo che lo streaming tolga pubblico alle sale cinematografiche. Sono due cose diverse. Chi guarda i film in streaming è un appassionato di cinema. Per esempio: ho molti impegni teatrali. Nei giorni in cui sono libera vorrei andare al cinema. Ma mi accorgo che le sale cinematografiche proiettano grossomodo gli stessi film. Volessi vedere una opera prima, solo lo streaming mi permette di poterla recuperare facilmente. Da questo punto di vista lo streaming è un ottimo mezzo per vedere delle pellicole interessanti ma che forse non avrebbero vita in sala, e di integrare il dialogo tra pubblico e le produzioni minori. Oggi,- precisa l’artista – non esiste una formula precisa per far tornare la gente al cinema. Siamo sempre in contatto. Ci scambiamo messaggi. Ma sono poche le occasioni in cui la gente si puo’ incontrare di persona. Una volta c’erano le funzioni religiose. Le feste di paese. Trovarsi in una sala di proiezione era l’unico modo di vedere un film. Teatro e cinema condividono un comune denominatore: il senso di comunità, di luogo di incontro fisico, che una rappresentazione crea tra gli spettatori. Quindi credo sia necessario trasmettere il messaggio che il cinema è una occasione che permette di incontrarsi con altre persone, di confrontarci. Il successo dei festival cinematografici ce lo conferma: sono eventi che offrono al pubblico una occasione di condivisione. Anche il lavoro di un attore”, ci spiega Isabella Ragonese “è una professione da condividere non solo con il pubblico ma con i colleghi. Fare l’attore è entrare nel sogno che qualcuno ha sognato per te. È comprendere il proprio ruolo. Per meglio raggiungere il pubblico mi sto avvicinando anche al mondo televisivo, integrandolo con il mio vissuto di teatro e cinema. Terminata la produzione di una pellicola su cui ancora non posso dare anticipazioni, tra breve mi rivedrete alla TV italiana per la seconda serie del genere poliziesco ‘Rocco Schiavone’. Nelle scelte professionali mi faccio guidare dall’istinto. Il mio desiderio è non solo di continuare a lavorare: il che è sempre incerto. Ma soprattutto di proseguire in un percorso professionale in cui mi possa riconoscere e che comunque rappresenti una parte di me. Questo è il migliore augurio che mi possa fare”. E che il pubblico, ne siamo certi: attende di condividere.
AN GRANDI