Netanyahu: “Nella attuale situazione, con l’attuale governo, è impossibile guidare il Paese”
Il Primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha chiesto le elezioni anticipate dopo aver silurato due dei più importanti ministri del suo governo: la responsabile della Giustizia, Tzipi Livni (centro-sinistra) e Yair Lapid, esponente di centro destra e titolare del dicastero delle Finanze. Netanyahu ha detto di voler sciogliere il Parlamento “al più presto” per indire delle elezioni anticipate che si terranno il prossimo 17 marzo (la naturale scadenza sarebbe stata per novembre 2017). “Nella attuale situazione, con l’attuale governo, è impossibile guidare il Paese”. Così il premier Benjamin Netanyahu ha spiegato, nel corso di una conferenza stampa, la decisione di silurare il ministro Lapid e la responsabile della Giustizia Livni, entrambi leader di due formazioni di centro che compongono la ormai ex coalizione di governo. Lapid e Livni avrebbero provato a far cadere Netanyahu, inoltre avrebbero criticato la sua politica verso l’Iran. “Non tollero nessuna opposizione nel governo”, ha detto il Primo ministro.
Netanyahu aveva posto l’ultimatum al ministro delle Finanze Lapid sul congelamento di un progetto di legge sull’Iva allo 0% per l’acquisto di una casa. Il premier ha ugualmente richiesto un aumento di oltre 1,5 miliardi di dollari del bilancio della Difesa per coprire le spese provocate da 50 giorni di guerra nella Striscia di Gaza, così come uno stop alle critiche di Lapid per la costruzione di nuovi alloggi israeliani a Gerusalemme Est. Nel suo incontro della scorsa settimana con il titolare delle Finanze, il primo ministro aveva preteso infine il supporto di Lapid a una legge controversa che definisce Israele come “lo Stato nazionale del popolo ebraico”: una legge che aveva trovato invece la ferma opposizione dello stesso Lapid nonché del ministro della Giustizia Tzipi Livni. Ora Netanyahu ha chiesto agli elettori israeliani di non disperdere il voto verso i partiti minori e di dare fiducia al suo partito, il Likud, se desiderano un “governo forte”.
In carica dal marzo 2013, l’ampia coalizione di governo israeliana è frutto di un parlamento frammentato ed è apparsa a rischio sin dalla sua nascita. L’esecutivo riunisce infatti due partiti laici di centro favorevoli al negoziato di pace, Hatnua e Yesh Atid, con tre formazioni della destra nazionalista. A complicare le cose vi sono inoltre le aspirazioni personali del ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, leader del partito Yisrael Beitenou, e di Naftali Bennett, capo del partito Focolare Ebraico vicino ai coloni, che vorrebbero a Netanyahu come leader della destra. Non a caso i due partiti hanno già detto di non voler correre in una lista unita assieme al Likud. E non è mancata nemmeno la rivalità fra Netanyahu e Lapid, il cui partito è diventato il secondo d’Israele alla sua prima prova elettorale.