In questo conflitto israelo-palestinese c’è una parte che entra in gioco suo mal grado e ne esce il più martoriato di tutti. Non ha pretese, non ha rivalse, non ha prese di posizioni, non ha neanche idea del perché accada tutto quanto, eppure lo subisce. I bambini della striscia di Gaza sono sotto le bombe, soffrono, hanno paura e nessun motivo al mondo per subire tanto dolore. Eppure, a parte gli appelli diplomatici, nessuno sembra preoccuparsene concretamente. Negli ultimi attacchi avvenuti la settimana appena trascorsa, 58 delle 198 vittime sono bambini – dati in continuo aggiornamento -, un quarto del totale delle vittime. Inoltre sono stati colpiti luoghi civili, il grattacielo al-Jala, nel pieno centro di Gaza, dove vi erano le sedi di al-Jazeera e di agenzie internazionali di informazione. “Ho detto che avremmo fatto pagare un prezzo molto pesante ad Hamas e lo stiamo facendo e lo continueremo a fare con grande forza”, ha dichiarato il premier israeliano Benjamin Netanyahu. “La parola fine non è ancora detta e questa operazione continuerà fino a quando sarà necessario”. Parole che lasciano ben poco da sperare. E infatti, nella nottata appena trascorsa sono stati sferrati una decina di attacchi aerei che puntavano “obiettivi terroristici”, secondo una breve dichiarazione dell’aviazione israeliana. Invece muoiono civili e molti sono bambini e dove non c’è morte regna dolore e distruzione. Come possono parlare di pace attraverso la guerra? Se è la pace quella che cercano non la troveranno tra le macerie delle loro bombe. Ci sono opposti che non possono mai andare di pari passo, come pace e guerra: là dove c’è una, l’altra non esiste, perché sono due concetti assolutamente contrapposti.
C’è una tristezza assoluta nel leggere le notizie nei vari siti di informazione o attraverso le organizzazioni umanitarie mondiali che ci rendono noti i risvolti di questa escalation di barbarie, ed è quando leggiamo sui dati dei morti, sulla conta delle vittime, le parole “in aggiornamento” perché vuol dire che non è ancora finita, ci saranno ancora bambini terrorizzati, bambini soli, orfani, feriti, addolorati, traumatizzati, sofferenti, uccisi.
“Mi chiedo: l’odio e la vendetta dove porteranno? Davvero pensiamo di costruire la pace distruggendo l’altro? In nome di Dio, faccio appello alla calma, e a chi ne ha la responsabilità di far cessare il frastuono delle armi, di percorrere l’avvio della pace, anche con l’aiuto della comunità internazionale” sono le parole dell’ultimo appello di papa Francesco sugli scontri in Terra Santa fra israeliani e palestinesi, che, aldilà delle religioni, dei credo, dell’idolatria, dei falsi miti, delle ideologie scellerate e dei torti e delle ragioni di tutti, sono le parole che ogni individuo di buon senso può affermare di fronte allo scempio che si sta compiendo in quella parte del mondo. E invece siamo qui, anche oggi, ad attendere gli aggiornamenti che purtroppo arriveranno puntuali al prossimo attacco.
Redazione La Pagina