Le incredibili alternanze dopo più di cinquanta giorni dalle elezioni politiche, dove tutto è immobile e si risolve con il secondo mandato di Napolitano come Presidente della Repubblica
Eccoci in questi giorni alle prese con l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica Italiana a cinquanta giorni dalla campagna elettorale che non ha ancora prodotto nessun Governo in grado di guidare l’Italia e farla risollevare dalla gravissima situazione in cui versa e dove è evidente e sotto gli occhi di tutti il fallimento dei nostri politici.
L’impasse in cui versa l’Italia è culminata con la ricandidatura di Giorgio Napolitano (87 anni) alla Presidenza della Repubblica chiamato a gran voce da tutti come garante istituzionale di fronte ad un fallimento politico di coloro i quali sono stati eletti a rappresentarci nelle istituzioni del nostro Paese per ricostruire un futuro credibile e generare stabilità all’interno e all’esterno dei confini nazionali.
Di fronte al disfacimento economico e sociale cui versa il nostro Paese, l’attuale classe politica è stata in grado solo di replicare lo status quo. In molti hanno gridato al golpe: si può ben immaginare il perché. Molti cittadini chiedevano il cambiamento. Cambiamento che è già avvenuto in Italia e all’estero con l’elezione di tanti volti nuovi “puliti” alle ultime elezioni politiche, ma non ancora sufficiente di fronte a quanti “non mollano” la propria poltrona e contro il cambiamento di chi si propone con idee nuove per contrastare il vecchio che ha portato l’Italia alla deriva.
Si è venuta a creare una gran confusione anche tra le stesse coalizioni e mentre mi veniva in mente la canzone “Italia sì, Italia no…, quello sì, quello no…” ho visto accadere di tutto di fronte ad ogni bocciatura di nomi di tutto rispetto e, come tanti cittadini, anch’io non mi spiego del muro creato dal segretario (uscente) del PD verso la candidatura di Stefano Rodotà preferito anche da molti grandi elettori del PD stesso e liberamente scelto da molti cittadini durante le “Quirinarie” passate nella rete dei social network.
Così tocca ora al Presidente Napolitano fare da garante delle istituzioni e conciliare le varie forze politiche per il bene del Paese, sperando che non si venga a creare una sorta di “effetto bunker” in cui si asserraglieranno i tanti della vecchia nomenklatura e della partitocrazia, ma che, immagino, da ora in poi sarà assediato dai cittadini comuni sperando comunque che continui a prevalere la non violenza e il buon senso al di là degli schieramenti.
Dopo la rielezione di Napolitano, molti cittadini hanno dimostrato buon senso e durante le manifestazioni davanti a Montecitorio cui hanno partecipato anche molti elettori del PD hanno protestato in maniera composta. Quasi a voler dimostrare che di fronte allo sfascio delle istituzioni vi è molto senso dello Stato da parte della maggioranza degli italiani, da parte di normali cittadini esasperati della recessione economica e dei disagi sempre più crescenti per intere famiglie.
La speranza, volendo essere ottimisti, è che non si crei un esecutivo composto da quanti hanno negato ogni forma di cambiamento ma che inneggiano alle “larghe intese” per salvare il nostro Paese affinché “tutto cambi, perché nulla cambi…” di gattopardesca memoria che non lascia presagire nulla di buono per il nostro Paese e, quasi a dire, che purtroppo il peggio deve ancora venire.
Credo che la vera speranza e la grande novità del domani sarà proprio quel tam-tam di cittadini che, attraverso la rete dei social network, tenga alta l’attenzione delle persone comuni verso le istituzioni ed i politici perché, come diceva Mahatma Ghandi: “Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere”. Ricordiamocene tutti che, questo grand’uomo, con la non violenza ha liberato un Paese, e il cambiamento nella nostra Italia può e deve passare nel tenere alta l’attenzione verso chi ci rappresenta nelle istituzioni con una partecipazione critica più che mai importante a garanzia della vita democratica del nostro Paese.
Paolo Vendola