Intervista di Radio L’Ora a Nicola Fratoianni eletto Segretario Nazionale di Sinistra Italiana a stragrande maggioranza durante il Congresso di Sinistra Italiana a Rimini del 19 febbraio scorso
L’11 giugno prossimo ci saranno le elezioni amministrative in circa 1021 comuni, con chi si presenterà sinistra italiana a questo appuntamento con l’elettorato?
Si presenta alle elezioni amministrative in modalità diverse nei diversi territori e l’ho detto al congresso.
Per noi quello che conta è innanzitutto il merito, la proposta, i contenuti che questi propongono anche se impongono diversi tipi di alleanza e di sperimentazione politica.
Alle prossime elezioni politiche considereremo che qualsiasi discussione su alleanze e sulla costruzione di possibili strumenti elettorali abbia una proposta politica chiara; una proposta che segni una discontinuità molto netta rispetto alle politiche degli ultimi anni che hanno fallito e hanno prodotto l’impoverimento del Paese.
In un recente video forum di Repubblica Tv ha affermato che la sinistra deve tornare a mettere al centro la vita delle persone…
Sì, perché credo che da troppo tempo la politica, soprattutto la sinistra, abbia perso di vista la condizione materiale nella quale vive tanta parte del nostro popolo.
L’Italia è un Paese nel quale nel 2015 quasi 11milioni di cittadini hanno rinunciato a curarsi, alla prevenzione, e l’hanno fatto per motivi di ordine cronico, è un Paese nel quale diminuisce il numero dei laureati, le strade dell’istruzione hanno reso l’università un’occasione disponibile solo per alcuni. Ecco sono questioni che mettono al centro il ricostruire un rapporto con la vita vera delle persona a partire dalla condizione sociale, economica e culturale.
In Europa le sinistre unite stanno riscontando dei buoni risultati, ci sono anche in Italia dei segni in questo senso?
Ci sono dei segni perché io credo che dopo una lunga stagione nella quale le ragioni del lavoro, dell’uguaglianza e della sinistra erano state messe in una condizione sempre più marginale, finalmente tornano al centro del dibattito. Su questo terreno io credo che sia possibile immaginare un nuovo ruolo per la sinistra politica, un ruolo non marginale che non si rassegni esclusivamente alla produzione della testimonianza.
Per quanto riguarda il dramma dei rifugiati sempre più in fuga dalla morte, come risponde Sinistra Italiana dinnanzi alla richiesta di chiudere sempre più le frontiere?
Io credo che un’ipotesi di chiusura delle frontiere vada respinta in modo radicale non solo per ragioni di giustizia o perfino etiche, ma perché le ragioni fondate sull’esclusione e sul respingimento, hanno dimostrato la loro assoluta inefficacia. L’immigrazione è un grande fenomeno strutturale con il quale le società contemporanee devono imparare a fare i conti e allora invece di rilanciare con slogan razzisti l’idea di chiudere i flussi migratori, bisogna misurarsi in modo strutturale con questo fenomeno e dunque predisporsi alla costruzione di politiche di integrazione e di accoglienza che mettano non solo i migranti, i profughi in condizione di poter accedere a una vita più dignitosa, ma che mettano anche le comunità territoriali, le comunità locali in condizioni di non vivere il fenomeno dell’immigrazione come un fenomeno deflagrante sull’equilibrio del territorio.
Qual è la posizione di Sinistra italiana nei confronti dell’Unione Europea?
Penso che questo sia per noi e per l’Italia un obiettivo imprescindibile. C’è bisogno di costruire un’Europa che sia fondata su basi completamente diverse da quelle che abbiamo conosciuto e che si è costruite, a partire proprio dai trattati, in una condizione di svalorizzazione del lavoro e sulla riduzione dei diritti.
L’Europa si sta impoverendo ed è a rischio. La Brexit, non è una delle cause della disgregazione dell’Europa, è solo uno dei risultati di una politica europea che si fonda su una continua disgregazione valorizzazione.
Per quanto riguarda gli italiani all’estero, qual è la posizione di Sinistra italiana, li considerate una risorsa?
Io penso che gli italiani all’estero siano una risorsa per il nostro Paese per costruire e immaginare politiche che rendono praticabile la valorizzazione di questa risorsa.
In Italia è tutto concentrato sull’immigrazione straniera, ma noi sappiamo che in questi anni sta tornando a crescere l’emigrazione degli italiani all’estero.
Credo che davanti a questi dati sarebbe necessario provare ad evitare che la riduzione dei finanziamenti, come la riduzione consolare o la riduzione per i servizi scolastici, provocasse una crescente sofferenza anche a chi vive all’estero.
Leo Caruso e Katia Porri