Sono italiana, di origine siciliana e calabrese, nata a marzo del 74 e figlia di emigranti. Sono nata e cresciuta in Svizzera dove ho fatto tutte le scuole e poi l’apprendistato di economia e commercio e da allora ho sempre lavorato in ufficio. Due anni dopo il mio primo figlio Davide, che ora ha quasi 13 anni, mi sono messa in proprio. Ho aperto un negozio di estetista e ricostruzione unghie che ho tenuto per quattro anni e poi sono ritornata in ufficio. Dopo un bel po’ ho avuto mia figlia Daiana, che ad Aprile compierà 4 anni.
Avevi una ditta in proprio, come mai hai deciso di cambiare di nuovo?
Perché mi sono sentita in un certo senso un po’ succube del mio lavoro. Io sono abbastanza pignola e per fare le cose in modo professionale presi delle collaboratrici. Ma purtroppo si rivelò più un tonfo nell’acqua che un supporto in più. E così decisi di smettere, perché rimanendo da sola non era più sostenibile poter mantenere a certi livelli una clientela così vasta ed esigente come la mia. Dobbiamo dire che l’ho anche un po’ troppo viziata. Nell’ultimo anno ebbi anche problemi di salute e così decisi di darci un taglio e di ritornare alle mie origini e la mia passione per il human resource. Difatti ho continuato a specializzarmi in questo campo e due anni fa ho ricevuto una promozione dal mio datore di lavoro e adesso sono responsabile del reparto per le finanze, l’amministrazione ed il HR con due dipendenti.
Che legame hai con l’Italia?
Ho ancora una famiglia grande sia in Sicilia che in Calabria. Poi in Calabria c’è ancora mia nonna che quest’anno compie 97 anni, quindi cerco di andare a trovarla ogni anno se posso. Ho l’onore di chiamarmi come lei, é una donna umile, forte e piena di umorismo. Mia madre è tale e quale a lei, e il mio carattere l’ho preso un po’ da entrambe.
Come vivi la tua italianità?
Devo dire che da piccola l’ho vissuta quasi un po’ come un peso. Allora c’erano molti problemi con gli stranieri, specialmente gli italiani che venivano chiamati con dei nomignoli di ogni specie, tipo Tschingge, Pizzaschieber e quant’altro. Ho sentito molto la discriminazione anche perché mi vedevano come una bambina gracile, indifesa. Allora non sapevo ancora di avere un carattere forte e combattivo, cosa che ho scoperto negli anni facendo tante esperienze di vita.
L’italianità l’ho vissuta andando con la mia famiglia alle feste italiane, dove la cultura italiana veniva praticata con gli italiani del paese. Ci conoscevamo tutti tra di noi. Poi con il gruppo giovani si partecipava alle feste con dei teatrini o con dei balli di jazzdance. A casa si guardava sempre la tv italiana. Già allora mio marito ed io sapevamo già che i nostri futuri figli sarebbero cresciuti bilingue e che gli avremmo trasmesso questi valori e la cultura italiana. Poi cerchiamo di integrarli nella cultura italiana anche con il gruppo arcobaleno che abbiamo fondato insieme ad amici cari undici anni fa.
Parliamo della tua carriera…
Io direi di chiamarla gavetta e non carriera. Ho cominciato a 14 anni salendo sul palco ad una festa italiana. Era la mia prima esibizione e da lì in poi non ho smesso più. A 15 anni, quando conobbi mio marito, allora anche lui partecipante ad un festival, decidemmo di intraprendere insieme il nostro percorso canoro. E così iniziò la nostra storia da cantanti ed innamorati. Abbiamo vinto tantissimi primi posti. Date le frequenti feste a San Gallo e dintorni, eravamo ormai già noti al pubblico come “Fernando e Gemma” e il pubblico si era affezionato a tal punto che anche dopo anni ancora si ricordarono di noi. È stata un’esperienza bellissima che ho potuto condividere con mio marito, insieme già da 24 anni di cui 19 da sposati. Un’emozione forte è stata quella dove alla Saal Fadacher a Dietlikon mio marito ed io potemmo aprire il concerto di Gianni Bella con due canzoni. Io cantai “Dedicato a te” dei Matia Bazar e mio marito “Cinque giorni” di Michele Zarrillo. Ebbi l’onore di cantare una canzone con lui. Ci fece molti complimenti e mi disse che avrei dovuto intraprendere una carriera e cominciare come corista.
Dove nasce questa passione per il canto?
Il canto nasce forse dalle mie radici, perché mio padre aveva una band con i fratelli e amici e a mia mamma è sempre piaciuto cantare e dipingere. Era molto creativa, lo stesso sono io, dipingo e canto. Già da piccola ascoltavo insieme a mia sorella la radio italiana. Dopo l’apparizione con Bella, nel ‘96, passai una selezione dove ebbi l’occasione di cantare a Wallisellen alla finale del festival tra la Svizzera e l’Italia organizzato da un’agenzia svizzera e l’allora Manager di Sandro Giacobbe. In quell’occasione vinsi il primo posto che consistette in un’incisione di brani inediti su una compilation con la mia foto in copertina ed una partecipazione al noto festival di Castrocaro in Italia. Lì passai due selezioni, per l’ultima dai 400 ai 50 non ebbi fortuna. Comunque è stata una bella ed indimenticabile esperienza. Un’altra esperienza che mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca è stata la partecipazione ai castings di Musicstar nel 2003. Per degli assurdi motivi non mi fecero passare al primo turno. Per diversi anni feci musica insieme a mio marito. Allietavamo delle serate nei ristoranti o per i compleanni. Facemmo musica per i matrimoni sia in chiesa che al ristorante. Nel 2011 partecipai ai castings di “Die grössten Schweizer Talente” dove andò un po’ meglio, almeno lì mi fecero passare al secondo turno. Ma anche quella non fu un’esperienza soddisfacente.
Parliamo dell’evento…
Più di mezz’anno fa ricevetti quest’opportunità dal batterista nonché maestro di mio figlio, con cui ho lavorato anche all’epoca in agenzia, che mi propose di fare un concerto tutto mio. Per me era chiaro già dall’inizio che avrei coinvolto il gruppo arcobaleno con questa iniziativa di fare un concerto di beneficenza. Per me è importante condividere la mia passione con i miei amici e le persone che apprezzano la mia voce. È per questo che ho voluto coinvolgere la mia associazione. Faremo un atto di carità per i bambini bisognosi. Tutto il ricavato, dopo aver coperto le spese, andrà in beneficenza. Vi aspettiamo numerosi!
Dove vuoi arrivare?
Io voglio solo arrivare al cuore della gente. Trasmettere la mia passione e le mie emozioni quando canto. Il mio successo più grande e quando vedo che le mie amiche e la gente comune si emoziona quando canto. Devo dire che quando sto da sola e canto una canzone che mi tocca profondamente mi si stringe un nodo in gola.