Renzi: “Diamo all’Italia un mercato del lavoro funzionale”
L’Aula del Senato ha votato la fiducia al governo sul Jobs act con 166 sì, 112 no e un astenuto. È stata quindi approvata definitivamente in terza lettura la delega per la riforma del mercato del lavoro nella stessa versione licenziata dalla Camera. Il via alle riforme sul lavoro arriva dopo un lungo e contrastato iter parlamentare con la spaccatura all’interno del Pd e i sindacati in piazza contro le modifiche all’articolo 18. Al Senato la minoranza Pd ha votato sì alla fiducia per “senso di responsabilità” annunciando battaglia sui decreti delegati.
Su twitter il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha scritto “la firma di una legge fondamentale, rinviata per anni, ma adesso realtà..”, e ha mostrato la sua firma al disegno di legge. All’indomani dell’approvazione della riforma poi Renzi sulla sua pagina facebook ha commentato: “Eliminiamo l’articolo 18, certo, totem di un passato che non c’è più. Ma soprattutto diamo all’Italia un mercato del lavoro moderno e funzionale, con regole certe ed inclusive – e continua – finalmente è legge. Se ne parlava da anni, oggi riscriviamo le norme sul lavoro. Lo facciamo per dare garanzie innanzitutto a tutti quelli che sinora hanno lavorato come e più degli altri, ma senza gli stessi diritti”. E poi si legge nel suo post: “Penso ai tanti, soprattutto ai ragazzi della mia generazione, che abbiamo chiamato con sigle ed acronimi (co.co.co, co.co.pro.) ed ai quali abbiamo negato diritti elementari, come le ferie e la liquidazione. Penso alle lavoratrici alle quali era negato un diritto universale, come la maternità”. “Penso, ancora, a tutti quelli che in questi anni di crisi hanno perso il lavoro ed ai quali lo Stato non ha fornito un supporto economico, né servizi adeguati per l’impiego e neppure una formazione degna di questo nome”, ha aggiunto Renzi.
Sono tante le novità e i cambiamenti che arriveranno, tra cui quelli che riguarderanno i contratti di lavoro, dove tutti i nuovi dipendenti di un’azienda saranno assunti con il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti per far sì che si rimpiazzino tutti i tipi di contratti atipici. Tra le novità ci sarebbe anche un’agenzia nazionale per l’occupazione che secondo il Governo dovrebbe funzionare come quella in Germania. Viene esclusa la possibilità di reintegro per i licenziamenti economici mentre è prevista per i licenziamenti discriminatori e per alcune fattispecie di licenziamenti disciplinari. Per i licenziamenti economici è previsto solo un indennizzo crescente al crescere dell’anzianità. Arrivano inoltre tempi certi per l’impugnazione del licenziamento. Per scrivere i cinque decreti che daranno attuazione ai contenuti ora il Governo ha sei mesi di tempo.
“Il jobs act è stato fatto nell’interesse dell’Italia, delle aziende, ma anche nell’interesse dei lavoratori”. Lo ha detto Gianni Zonin, presidente della Banca Popolare di Vicenza, parlando a margine dell’assemblea di Confindustria Venezia. L’augurio di Zonin è che “vengano anche adottate riforme serie per stimolare i consumi, per dare modo alle imprese di riprendere la loro attività. Spero, e mi auguro, che finisca questo stillicidio di posti di lavoro e di fallimenti”. “La riforma del lavoro può essere un fatto stimolante nei confronti delle imprese, che le tranquillizza complessi come quello attuale. Tuttavia non è che con un’azione sola si mette a posto tutto”.
Parlando ai microfono di Rainews24, il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, ha criticato la scelta del Governo: “Il Governo aveva promesso ai giovani di liberarli dalla precarietà, ma con il Jobs Act non mi sembra che stiamo andando nella direzione giusta. La partita non è ancora del tutto chiusa: facciamo lo sciopero il 12 dicembre sperando che questo Governo ci dia ascolto. Questa volta, però, porremo una condizione e cioè che all’incontro partecipi il Presidente del Consiglio, perché sono stato a troppi incontri con ministri che non possono decidere: chi si assume le responsabilità venga a dirci cosa vuole fare”, ha concluso Barbagallo.