Entro la fine del 2014 gli americani (e gli alleati) si ritireranno dall’Afghanistan
La Casa Bianca ha fretta di abbandonare l’Afghanistan entro la fine del 2014, cioè fra due anni esatti, ma ha fretta soprattutto di andarsene senza lasciare nessun soldato, se non degli addestratori. Per la Casa Bianca gli obiettivi strategici sono due. Il primo è quello di smantellare Al Qaeda e il secondo è di impedire che torni nel Paese per impadronirsene. Il problema, però, sono le truppe, che servono in determinate situazione, sono superflue in altre. Ad esempio, per quanto riguarda l’intelligence, non ce n’è bisogno, visto che si possono utilizzare i droni (aerei senza piloti). Quindi, il ritiro globale delle truppe è tra le opzioni del presidente Obama. Se però gli americani decidessero di ritirare tutti i soldati, il primo a non essere contento sarebbe proprio quel Karzai che in varie altre occasioni non ha mancato di criticare l’America. Quali sono i dubbi di Karzai? Molto semplicemente teme un’offensiva di Al Qaeda nel caso in cui gli americani abbandonassero il Paese. I timori di Karzai non sono infondati. I qaedisti non aspettano altro che la partenza dei soldati americani. Gli attentati compiuti nei mesi scorsi lo dimostrano chiaramente: i talebani sono forti, riescono a penetrare nel territorio senza che nessuno se ne accorga o possa fare gran che per impedirglielo. Dunque, Karzai è preoccupato, in modo particolare per la sua persona e per il suo governo.
Quando ci sono state situazioni critiche, in particolare gli atti osceni dei soldati americani che infierivano contro i cadaveri dei talebani morti, Karzai ha preso le distanze dagli americani, facendo la voce grossa e, anzi, creando dei veri e propri pretesti per criticarli ufficialmente. In realtà, lui li vuole, per ragioni di sicurezza e per motivi economici. La presenza americana in Afghanistan porta ricchezza. Dunque, Karzai vorrebbe che rimanessero, mentre Obama vuole smobilitare e porre fine ad un’avventura cominciata agli inizi del secolo, quando i fondamentalisti hanno portato la guerra nel cuore dell’America con l’attentato alle torri gemelle, dove perirono circa 2800 persone. Il viaggio di Karzai a Washington, dunque, ha avuto un obiettivo preciso. Ad alimentare le sue speranze c’erano state dichiarazioni pubbliche del generale Allen, comandante dei 68.000 uomini in Afghanistan, che aveva parlato a nome del Pentagono (il ministero della Difesa americano) facendo ventilare l’idea che gli Usa sarebbero stati disposti a lasciare un certo numero di uomini dopo il 2014 con il compito di essere una task force in caso di pericolo.
E’evidente che tra il Pentagono e la Casa Bianca non ci sono vedute simili. Ad Obama interessa il bilancio, al Pentagono l’aspetto militare. Dai colloqui tra Obama e Karzai non è emerso nulla di preciso, né d’impegnativo, però tutto lascia supporre che i due si siano messi d’accordo su un contingente ridotto. Non 20 mila uomini, che tuttavia erano il massimo di un minimo di 6000, e nemmeno 2500, la cifra su cui Obama era disponibile a chiudere un occhio. Probabilmente si tratterà di un contingente che si aggira sulle seimila unità, che per Karzai è sempre meglio di nulla, a condizione che il suo governo prenda impegni precisi e li mantenga, cosa che il più delle volte non accade. Gli Usa ce l’hanno con Karzai. E’ l’unico in grado di governare, ma è debole e si regge su un’amministrazione corrotta e inaffidabile. Da una parte gli Usa sanno che bisogna puntare su di lui, dall’altra sanno anche che non potrà fare più di tanto per garantire pace e benessere al Paese. E’ comunque opinione diffusa che i talebani impiegheranno poco per impadronirsi del Paese. Quello di concedere un contingente più o meno numeroso, in fondo, è un po’ l’ultima possibilità, fallita la quale il Paese sarà abbandonato agli eventi.