La prima riunione del gruppo di contatto a Minsk sulla crisi in Ucraina s’è conclusa lunedì sera, un nuovo incontro è previsto per il 5 settembre
I rappresentanti dei ribelli vogliono che Kiev riconosca uno status speciale per le regioni di Donetsk e Lugansk, che “prenda in considerazione la necessità di rafforzare l’integrazione economica con la Russia e l’Unione doganale”, un’organizzazione incentrata su Mosca. Da una settimana Kiev e gli occidentali accusano la Russia di aver introdotto nell’area di conflitto proprie forze. Oltre mille uomini per la Nato, 1.600 secondo l’Ucraina. Izvestia, un quotidiano russo vicino al Cremlino, ha pubblicato un’intervista a Denis Pushilin, uno dei leader della ribellione di Donetsk e capo del Fronte unito di Novorossiya, il quale ha detto senza troppi giri di parole che i separatisti creeranno “un nuovo stato”. Nei giorni scorsi i segnali che Mosca e i separatisti potrebbero puntare a una forma federale con forte autonomia per le regioni filorusse si sono moltiplicati. E lo stesso Putin per primo ha utilizzato il termine “Novorossiya” (“Nuova Russia”) per indicare quelle aree, per poi parlare di una “forma statuale” per l’Ucraina orientale. All’indomani delle controverse dichiarazioni con cui il presidente russo Vladimir Putin ha fatto riferimento ad un’entità statale per l’Ucraina orientale, è il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, a gettare acqua sul fuoco, assicurando che Mosca propende esclusivamente per una soluzione pacifica. A tre giorni dal summit della Nato in Galles, che vorrebbe definire una nuova strategia per l’est europeo dinanzi alla crisi ucraina, Lavrov bolla come “assolutamente provocatori” i piani della Nato per un allargamento a est, verso i confini con la Russia. Secondo il ministro, “è necessario smettere di dire che la sicurezza può essere garantita solo all’interno dell’Alleanza e che se non sei membro correrai rischi, questa è una logica datata che sfortunatamente i nostri partner non superano”. Il presidente Putin però torna ad accusare la comunità internazionale, pronta a rafforzare le sanzioni contro la Russia e a puntare l’indice contro i separatisti e a chiudere gli occhi sulle azioni contro i civili dei militari ucraini. Il presidente russo ha espresso l’auspicio che i leader europei, dai quali è arrivata la minaccia di nuove, più dure sanzioni per la crisi ucraina, dimostrino “buon senso”.
L’Ucraina sta affrontando con la Russia una “grande guerra”, con decine di migliaia di perdite, ha scritto sulla sua pagina Facebook il ministero della Difesa di Kiev, in una nuova, drammatica giornata sul fronte orientale del Paese. “Una grande guerra è arrivata a casa nostra – si legge – una guerra come l’Europa non vedeva dal secondo conflitto mondiale”. E in questa guerra, secondo il ministero, “le perdite si calcoleranno non a centinaia ma a decine di migliaia”.
La Commissione europea sta preparando le nuove proposte di sanzioni contro la Russia per l’aggravamento della crisi ucraina. Una portavoce dell’esecutivo di Bruxelles ha spiegato che “i lavori sono in corso perché la Commissione possa presentare entro la scadenza di una settimana, fissata dal Consiglio Ue, le proposte” di nuove misure contro la Russia. Poi, ha aggiunto, “spetterà agli Stati membri prendere una decisione”.
Tusk, nuovo presidente del Consiglio europeo, ha chiesto alla solidarietà europea ed euro-atlantica che “assuma una dimensione pratica” nell’affrontare la situazione. “Osservando la tragedia degli ucraini, la guerra, perché questo è il termine che va utilizzato, noi sappiamo che il settembre 1939 non deve più ripetersi”, ha esclamato, parlando dalla vecchia base polacca di Westerplatte, vicino a Danzica, contro la quale, all’alba del primo settembre 1939, la corazzata tedesca Schleswig-Holstein sparò i primi colpi della seconda guerra mondiale. Altre cerimonie che ricordano l’inizio del conflitto più sanguinoso della storia dell’umanità sono previste nel pomeriggio a Danzica, alla presenza del presidente tedesco Joachim Gauck e del suo omologo polacco Bronislaw Komorowski.
“Dalla fine della guerra fredda abbiamo cercato di creare una partnership fra la Nato e la Russia. Oggi costatiamo che la Russia non considera la Nato un partner ma un avversario. Ci adatteremo a questa situazione”. Lo ha detto il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, in conferenza stampa a Bruxelles. La Nato avrà “una maggiore presenza” nei Paesi dell’Europa dell’Est a seguito dell’aggravamento della crisi in Ucraina, ha aggiunto.
Con il conflitto in Ucraina, la Russia ha “di fatto messo fine alla sua partnership” con l’Europa. Lo ha dichiarato il presidente federale tedesco Joachim Gauck, in visita in Polonia in occasione del 75° anniversario dallo scoppio della Seconda guerra mondiale, parlando di un “nuovo conflitto armato ai confini dell’Europa”. “Ci auguriamo una partnership e delle relazioni di buon vicinato (con la Russia) in futuro”, ha spiegato Gauck, ma a condizione che Mosca cambi la sua politica e che ci sia “un ritorno al rispetto dei diritti dei popoli”.
Fino a 15mila soldati russi sarebbero stati inviati nell’est dell’Ucraina negli ultimi due mesi e fra questi alcune centinaia sarebbero rimasti uccisi. La stima è della presidenza di una ong di Mosca, il Comitato delle madri dei soldati russi, Valentina Melnikova, secondo la quale, attualmente, nelle regioni orientali dell’Ucraina potrebbero trovarsi tra i sette e gli ottomila militari russi.