Clinton giudica una ”farsa” il veto russo-cinese all’Onu ma la Russia incoraggia la Siria a fare le riforme
Dopo il veto della Russia alla risoluzione Onu contro la Siria, veto sostenuto anche dalla Cina, gli Usa, per bocca del Sottosegretario di Stato, Hillary Clinton, hanno parlato di una ”farsa”, mentre l’ambasciatrice americana all’Onu ha parlato di ”disgusto”. Anche la Lega araba si è detta contrariata, al punto che vari Stati, come del resto hanno fatto anche diversi Paesi europei tra cui l’Italia, la Francia, la Spagna, il Belgio e l’Olanda, hanno richiamato gli ambasciatori da Damasco in segno di pressione contro il regime e per affermare il suo isolamento dal resto della comunità internazionale. Ma due sono i fatti di una certa importanza che sono accaduti in Siria. Il primo è che la ”rosa del deserto”, cioè Asma, la moglie di Assad, ha fatto pervenire ai giornali inglesi la sua opinione (in terza persona), che è la seguente: ” (Assad) è il presidente della Siria e non di una sola fazione di siriani. La first Lady lo appoggia nel suo ruolo ed è come sempre intenta nelle opere di carità. In questi giorni poi è impegnata a costruire ponti e a incoraggiare il dialogo, ad ascoltare e a confortare le famiglie delle vittime della violenza”. Chi, insomma, pensava ad una frattura tra i due, si deve ricredere. Assad, dice la nota, è il padre dei suoi tre figli. Si potrebbe dire che tutto sommato Asma non poteva fare diversamente, ciò non di meno è uscita con una dichiarazione di unità. L’altro fatto, molto più rilevante di quello appena citato, è il viaggio del ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, a Damasco, dove è stato accolto da trionfatore. Era il rappresentante della Russia, cioè del Paese che con il suo veto ha impedito una risoluzione Onu che certamente dalle sanzioni economiche sarebbe approdata ad un intervento militare e comunque avrebbe dato fiato alle opposizioni, dunque l’accoglienza si spiega benissimo.
Cosa ha detto e cosa ha ottenuto Sergej Lavrov da Assad? Ha intanto ribadito la quarantennale amicizia tra la famiglia di Assad e la Russia di oggi come l’Urss di ieri. Si tratta di un’amicizia che si basa su interessi economici rilevanti, come la vendita delle armi russe alla Siria, ma si tratta anche di una strategia anti Usa, perché gli americani sono visti come coloro che fanno e disfano i regimi a loro piacimento ed interesse. E‘ successo così con lo Scià d’Iran, con Saddam Hussein, con Mubarack ed altri leader osannati quando conveniva all’America e poi annientati quando non servivano più. In sostanza, il ragionamento della Russia è che gli Usa con loro potrebbero fare la stessa cosa che hanno fatto con gli altri. Cioè, ingigantire una situazione di scontento – nel caso della Russia potrebbe essere l’accento sui presunti brogli elettorali e sulla mancanza di democrazia – per poi soffiare sul vento della protesta e destabilizzare politicamente la Russia stessa. Per i russi il caso Egitto ma soprattutto quello della Libia sono emblematici. Lavrov, però, ha fatto riferimento anche e in maniera esplicita alle posizioni della Lega araba, che ha chiesto riforme e un cambio di regime, anche se non ha posto l’accento sulle dimissioni di Assad stesso. In realtà lo ha ipotizzato al termine di un periodo di transizione, necessario per riappacificare il popolo siriano. La Russia, comunque, sa benissimo che in Siria è in corso una prova di forza tra il partito alauita di Assad, minoritario, e quello sunnita, maggioritario, che non vuole la pacificazione, né le riforme, vuole semplicemente porre fine al regime di Assad per sostituirsi ad esso. Le tesi sono dunque inconciliabili, non è possibile un dialogo che sia davvero tale. No, o Assad o i sunniti. Ecco perché le eventuali dimissioni di Assad sarebbero seguite immediatamente da un bagno di violenza e di sangue porta a porta contro gli aluiti. Ecco anche perché Assad sa che non ha vie di uscita: a perdere saranno o lui o loro. La situazione siriana è complicata da questi scenari e non solo. C’è anche quello che riguarda la polveriera caratterizzata da Siria, Iran e Libano e probabilmente anche l’Iraq: se cade la Siria, ci sarà una reazione a catena di odi e di violenza dalle conseguenze incalcolabili. Se si pensa poi al probabile attacco di Israele ai siti atomici iraniani si comprende come la situazione sia davvero pericolosa. Dunque, prudenza. Certo, la Russia, in caso di necessità, avrà anche garantito un rifugio sicuro ad Assad e alla sua famiglia, ma consigliandogli l’attuazione delle riforme e la ripresa del dialogo la Russia mira al ritorno alla stabilità del regime siriano. Assad, insomma, deve dimostrare di essere in grado di dominare la situazione. La Russia, più che tenere a bada le velleità americane ed europee di ingerirsi negli affari degli altri, non può fare molto di più di quello che ha già fatto.