Sette morti un centinaio di feriti e cinque mila sfollati è il bilancio del terremoto che ha colpito nei giorni scorsi l’Emilia-Romagna.
Si è trattato di un terremoto di magnitudo 6 con epicentro a 36 chilometri da Bologna al confine con Modena. I danni non si contano, diversi crolli hanno devastato il patrimonio architettonico e che hanno portato il governo a dichiarare lo stato di emergenza. Ad essere colpiti pesantemente sono stati i centri storici dei piccoli comuni con ripetuti crolli dei palazzi e delle chiese più antiche. A Sant’Agostino si è aperta una voragine di venti metri sulla facciata laterale del municipio. A Finale è caduta una torre, mentre a Massa finalese il centro è stato chiuso al traffico.
Il problema è stato anche il fatto che le scosse di terremoto non sono terminate e si sono avute per tutto il giorno, dopo quella iniziale avvenuta alle ore 4:00 della mattina, la terra ha tremato di nuovo nel pomeriggio per una forte scossa, di magnitudo 4,1, con epicentro a Finale Emilia (Modena), preceduta, pochi minuti prima, da un’altra di magnitudo 3,5, più altre scosse di assestamento che si sono ripetute per tutto il pomeriggio tra Finale Emilia e Mirandola, in provincia di Modena, a distanza di una decina di minuti l’una dall’altra. L’ultima verso le 19.30, avvertita anche in strada. E il lunedì mattina non c’è stata tregua per le zone colpite dal sisma con un cielo che ha rovesciato acqua, come del resto le previsioni avevano previsto. Una difficoltà ulteriore per le migliaia di sfollati nel Modenese e del Ferrarese che hanno dovuto abbandonare le proprie case e per i soccorritori all’opera. “Ci sono danni significativi soprattutto al patrimonio culturale ed ecclesiastico sia in provincia di Ferrara, soprattutto a Sant’Agostino, sia di Modena dove Finale Emilia è stata la cittadina più colpita”, ha detto il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, sottolineando però che la priorità va data alle persone.
Quattro delle sette vittime del sisma erano operai, onesti lavoratori che sono morti mentre compivano il loro dovere. “Qui lottiamo per non farci inghiottire dalla crisi, e veniamo inghiottiti dalla terra” dice Luca, pugliese di Manfredonia e collega di Gerardo Greco, napoletano, 57 anni, che non è riuscito a salvarsi. Gerardo è morto schiacciato dal tetto della Tecopress, fonderia a ciclo continuo a pochi chilometri da Sant’Agostino. Allo stesso modo hanno perso la vita Nicola Cavicchi, 35 anni, e Leonardo Ansaloni, 41 anni, operai alle Ceramiche Sant’Agostino. Infine Tarik Naouch ragazzo marocchino di 29 anni rimasto sepolto sotto la fabbrica dove lavorava a Bondeno. Nel bolognese una donna di 37 anni è stata colpita da infarto, probabilmente a causa dello spavento, mentre una ultracentenaria della provincia di Ferrara è rimasta schiacciata da una trave. A Vigarano Mainarda è morto un 86enne dopo essere stata ricoverata all’ospedale di Ferrara per un ictus. Salva miracolosamente, invece, una bimba di 5 anni: sulla sua stanza è crollato il campanile di Finale Emilia, ma una trave l’ha protetta.
Quello che ha colpito l’Emilia è un terremoto diverso dal sisma aquilano, che provocò anche un numero ben maggiore di vittime, 308. Quel terremoto “probabilmente era più ampio nelle dimensioni della faglia, ovvero l’ampiezza del terremoto era più estesa”. Una differenza importante viene anche dalla disposizione dei paese nell’aquilano e in Emilia. Nel caso dell’Aquila si parlava di “70mila abitanti sopra la faglia. In Emilia, invece, il sisma ha interessato comuni più piccoli, con meno abitanti” spiega il sismologo Alessandro Amato, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).