Dimostrata la relazione scientifica tra i cambiamenti del tempo e i dolori nelle diverse parti del corpo
Sono in tanti, anche tra i reumatologi, che non credono all’equazione cambiamento del tempo atmosferico uguale dolori reumatici. Sono coloro che ritengono che le credenze della nonna siano da annoverare tra le dicerie senza fondamento, e invece no. Ora la scienza sta confermando che quello che dicevano gli anziani era proprio vero. Chi si ricorda dei propri nonni e di quello che dicevano, sa benissimo che quando avvertivano dei dolorini alle ginocchia, per esempio, o alla spalla o al braccio, li attribuivano al cambiamento del tempo in arrivo. Allora non esistevano le previsioni meteorologiche – perfezionate tra l’altro solo negli ultimi anni – per cui i nonni, specie se contadini e abitanti in campagna o in piccoli paesi, a loro modo prevedevano il tempo in base, appunto, ai dolorini.
Il Wall Street Journal ha parlato recentemente proprio di quest’argomento, con la penna di Melinda Beck, specialista di questa materia. Ebbene, la giornalista e divulgatrice scientifica ha dimostrato che esiste un rapporto stretto tra alcune patologie e la loro capacità di prevedere i cambiamenti del tempo, come se quest’ultimo desse dei segnali – clima secco o umido, aumento o diminuzione della temperatura, vento, pioggia, temporali – che determinati nostri organi, per esempio articolazioni, nervi, ossa, riescono a captare e a far male. Così, il dolore precorre l’arrivo imminente, appunto, del cambiamento del tempo.
Bisogna aggiungere che non tutti riescono a captare questi segnali, anche perché non tutti hanno problemi in quei determinati organi. Vogliamo fare un esempio? Ci sono delle persone che quando è in arrivo il föhn, il favonio, hanno mal di testa. Dunque, il mal di testa è un segnale che è in arrivo il vento. Il che, evidentemente, non significa che tutti quelli che hanno mal di testa stiano captando un ipotetico arrivo del föhn. Ci sono delle persone che hanno subito un intervento chirurgico, mettiamo, all’ernia inguinale. Ebbene, quella zona può far male all’approssimarsi dell’arrivo della pioggia o del freddo. Insomma, mentre queste che una volta erano credenze che si tramandavano di padre in figlio, ora sono delle certezza scientifiche.
Studi recenti hanno messo in evidenza come temporali e fulmini caduti nel raggio di una trentina di chilometri provocano un aumento del mal di testa addirittura del 31%. In questo caso non si tratta di una previsione, ma di un rapporto di causa ed effetto. Il nervo trigemino, quella fascia di fibre nervose che si trovano tra orecchio, occhio e capo risente dei cambiamenti di temperatura, per cui può far male nell’imminenza di un’ondata di freddo, con spostamenti d’aria, anche di brezze leggere. L’80% di chi soffre di fibromalgia (dolore muscolare acuto: spalla, ginocchio, addome) sostiene di peggiorare quando le temperature si abbassano o si scatenano temporali.
Sono stati accertati casi maggiori di rischio d’infarto – addirittura si parla di un 7% in più – quando fa freddo. La bassa temperatura influenza le arterie (si restringono) e quindi la circolazione del sangue si fa più difficoltosa, per cui chi ha problemi cardiocircolatori in periodo di freddo è più soggetto ad episodi di infarti. E’ stata notata una correlazione tra bassa pressione e attacchi di artrite (dolori alle articolazioni). La spiegazione scientifica è la seguente. Se la pressione esterna e interna di un pallone è uguale, non succede nulla; se la pressione esterna si abbassa, è minore, il pallone si espande, si gonfia. Allo stesso modo funzionano le articolazioni: con la bassa pressione esterna, si gonfiano e il gonfiore esercita una pressione sui nervi delle giunture e ciò causa dolore e rigidità. Quando è che aumenta il dolore provocato dalla gotta, quei dolori che si concentrano soprattutto ai piedi e in particolare al ditone del piede? Fateci caso: soprattutto quando le temperature sono alte e nello stesso tempo c’è un’umidità eccessiva. I cristalli di acido urico s’infiammano – anche perché le vene si dilatano con il calore – e provocano dolore.
Sono tanti i casi in cui i rimedi della nonna si sono rivelati senza consistenza, ma nel rapporto dolori-cambiamenti del tempo gli anziani, cioè ognuno di noi che lo diventa, hanno visto e vedono giusto. Parola di scienza.