La Gran Bretagna vuole “creare un nuovo modello per costruire una partnership” con l’Ue, perchè dopo oltre quarant’anni di membership i rapporti dopo la Brexit debbono “riflettere i legami tra l’Unione e il Regno Unito” in tutte le loro dimensioni e portare ad una relazione “speciale, profonda, ampia: la migliore relazione mai avuta dall’Unione europea con un Paese”.
Così Jill Morris, prima donna ambasciatore del Regno Unito in Italia, riassume la visione per i futuri rapporti Gb-Ue. Visione da tradurre in realtà nella seconda fase dei negoziati tra Londra e Bruxelles, al via dopo l’accordo di massima sul “periodo di transizione”, ovvero quella fase tra l’uscita dall’Ue fissata al 29 marzo 2019 e fine 2020, “in cui resteremo nell’Unione doganale, in cui resterà la libera circolazione, insomma non cambierà nulla per i cittadini, ma per noi come governo ci saranno cambiamenti enormi, perchè saremo fuori, diventeremo un Paese terzo, senza partecipare al processo decisionale europeo”.
“Vogliamo includere tutto, non solo difesa, economia, ma anche cultura scienza – ha spiegato Morris alla stampa – e siamo ben consapevoli che non si possono avere tutti i diritti senza i doveri, serve un equilibrio tra questi”. Secondo la capo-missione diplomatica a Roma, anche i punti più ostici da affrontare possono essere risolti se si “costruisce un senso del futuro”. Il riferimento è, in primis, alla spinosissima questione del confine tra l’Irlanda del Nord e l’Irlanda, che con la Brexit diventerà nei fatti la frontiera tra Regno Unito e Unione.
La posizione britannica resta quella della necessaria tutela degli accordi di pace del Venerdì Santo che vent’anni fa sancivano la fine del lungo periodo di guerra civile nel Nordirlanda, ma anche dell’impossibilità per Londra di accettare una frontiera vera e propria con tanto di controlli per merci e persone. Il nodo da sciogliere è come evitare una “frontiera dura” se la Gran Bretagna sarà fuori dall’Unione doganale. Morris si dice “fiduciosa”, convinta che “esistano già modelli e tecnologia che permettano di rispettare sia gli accordi di pace che l’integrità del Regno”. Una formula che sembra alludere anche all’accordo economico e commerciale globale Ue-Canada, a cui Londra guarda come esempio da sviluppare per fissare i paletti della futura relazione “speciale” con l’Europa dopo il divorzio.
Askanews