Apophis passerà molto vicino alla Terra il 13 aprile 2029. La deflessione della sua traiettoria per effetto della gravità terrestre, in quel momento, aumenterà enormemente l’incertezza sulla sua orbita, rendendo difficile predire una possibile futura collisione con la Terra. Vi sono diverse date che (come il 31 luglio) hanno una leggera possibilità di impatto. Poiché il diametro di Apophis è di 320 m, l’asteroide potrebbe avere effetti distruttivi su un’ampia area locale La Nasa, a causa della priorità data da Obama ai cambiamenti climatici, sarà stata costretta anche a sospendere il sogno di arrivare su Marte in vista di una colonizzazione di questo pianeta, ma in quanto a progetti ne ha ancora da vendere.
Uno di questi, certamente meno costoso del progetto Marte ma ugualmente ambizioso, è quello di “catturare” un asteroide per poterlo studiare.
Gli scopi sono due: il primo è di analizzarlo per scoprire com’è che da una materia sia nata la vita; il secondo è di utilizzare le risorse degli asteroidi.
Siccome vagano per l’universo da miliardi di anni e siccome sono i “mattoni” che hanno formato i pianeti, visto che determinati minerali non sono inesauribili sulla terra, si possono importare dallo spazio, dagli asteroidi, appunto.
Come si vede, il progetto non solo è ambizioso, ma è anche molto complesso. Fatto sta che la Nasa ha affidato il compito di progettare il veicolo per questa esplorazione alla DigitalSpace, una società con sede in California, di cui è ingegnere responsabile lo scienziato Bruce Damer.
Ecco la sua testimonianza qualificata: “Anzitutto, è bene precisare che questa missione non è stata pensata per salvare il nostro pianeta da un possibile impatto con un asteroide.
È un’eventualità, allo stato attuale, che non prenderemo nemmeno in considerazione e quindi l’interesse è puramente scientifico. Servirà per comprendere una volta per tutte come sono nati i vari pianeti dell’Universo e, probabilmente, per stabilire quale possa essere stata l’origine della vita sulla nostra Terra.
Tali informazioni si trovano sugli asteroidi perché agli inizi della storia dell’Universo questi corpi si sono aggregati tra loro come mattoni fino a formare i pianeti così come noi li conosciamo.
Per la scienza è molto importante studiare questi mattoni, la cui composizione chimica è rimasta immutata per miliardi di anni”.
L’altro scopo della missione è quello di “importare” minerali come il rame che servono per i cavi elettrici e telefonici.
Fissati gli scopi della missione, restano i problemi, particolarmente complessi, che riguardano l’atterraggio su un asteroide che prima di tutto è grande più o meno come un campo di calcio e quindi per le sue dimensioni è difficile da agganciare; in secondo luogo, viaggia ad una velocità di 40 mila chilometri all’ora e per di più ruota su se stesso. Già tutto questo fa capire che non sarà semplice superare tutti gli ostacoli che si frappongono tra il sogno e la realtà.
L’ingegnere Bruce Damer pensa a due navicelle, una esterna, più grande, e un’altra interna, più piccola. La prima avrà a disposizione dei grossi cavi, come se fossero delle fiocine per la pesca grossa.
In sostanza, visto che per le difficoltà sopra citate è difficile atterrare sull’asteroide, gli scienziati hanno pensato di fiocinarlo dall’alto.
Una volta che i cavi sono fissati sull’asteroide – e gli scienziati dovranno risolvere il problema della durezza del “suolo” in quanto spesso gli asteroidi sono grandi sassi nello spazio – dei motori speciali permetteranno di avvicinare l’asteroide alla capsula interna dove ci sono gli uomini che a quel punto potranno uscire per esplorare il grande masso.
L’ingegnere Bruce Damer sostiene che agganciare l’asteroide non dovrebbe essere troppo difficile, se non altro perché il metodo è già stato usato con successo in altri esperimenti spaziali con sonde senza equipaggio umano. Resta da stabilire quando avverrà la missione e come verrà chiamata.
Sui nomi, si è fatto ricorso alla mitologia egizia e greca.
L’asteroide preso in considerazione è Apophis che per gli antichi egizi era il nemico di Ra, il dio del Sole, ed era considerato un dio del male.
Per le navicelle si è pensato ad Ares, il dio greco della guerra, così, se ci saranno problemi, toccherà ad Ares, Marte per i romani, risolvere tutti i nodi della missione.
Apophis è grande quanto un campo di calcio e nel 2029 dovrebbe avvicinarsi alla Terra fino a rendere la missione fattibile.
Non bisogna dimenticare che poi l’equipaggio, una volta fatti gli esperimenti e raccolto materiale a sufficienza, dovrà pur ritornare indietro.
Per quella data mancano ancora vent’anni, un periodo abbastanza lungo, che fa affermare all’ingegnere Bruce Damer che, molto probabilmente, la missione di Ares sarà già stata preceduta da qualche altra missione simile, in modo che quella vera, l’incontro con Apophis, sarà il risultato di un lavoro già collaudato.