L’”ospedale da campo” è la metafora con cui Papa Francesco identifica l’umanità ferita, l’umanità peccatrice. La Chiesa ha un compito essenziale: dire agli uomini che “Gesù salva”. Non è con la “sicurezza dottrinale”, con i “divieti”, con gli “obblighi” che deve rivolgersi alle donne e agli uomini feriti, ma con la “misericordia”. Certo, la Chiesa non può mettere da parte gl’insegnamenti e gli stessi moniti contenuti nel Vangelo. Papa Francesco ha tenuto a dirlo chiaramente: “sono figlio della Chiesa”.
Con la lunga intervista rilasciata a “Civiltà cattolica”, però, il nuovo Papa cambia la prospettiva del rapporto con i fedeli: non più giudice, ma accompagnatrice dell’umanità “ferita”, cioè della gente che ha problemi e che non riesce a risolverli, che si sente esclusa da una prospettiva di salvezza proprio perché prevalgono le regole a discapito di un atteggiamento di accoglienza, di comprensione, di “misericordia”, appunto, per usare la stessa parola del Papa.
Nel Vangelo è riaffermata l’indissolubilità del matrimonio benedetto da Dio, ma oggi si sa che le separazioni e i divorzi raggiungono in Italia il 30-40%, altrove anche l’80%. Ebbene, quando tra i coniugi non c’è più amore, ma litigi, magari botte, incomunicabilità, e segue la separazione, il divorzio e un’altra unione, magari con figli o altri figli, finora la Chiesa ha accolto sempre tutti, ma ha escluso i divorziati risposati dai sacramenti in nome di una condizione stabile di peccato. Papa Francesco non ha cambiato le leggi del Vangelo, ma ha detto che bisogna cessare di essere tribunale e indossare i panni di chi comprende, aiuta e accompagna. Come? Per adesso invitando i sacerdoti ad essere “padri”, non “giudici”, rimandando alla responsabilità di chi si rivolge a lui di accogliere nel suo cuore “l’essenziale” del messaggio evangelico, riconoscibile in “Gesù che salva”; in futuro sicuramente – è l’opinione prevalente – convalidando e benedicendo con nuove nozze attraverso un atto di penitenza. Da parte della Chiesa, insomma, c’è una presa d’atto che molti matrimoni celebrati con rito religioso sono avvenuti solo per formalità, e di fatto sono nulli.
Questa prospettiva significa, in concreto, avvicinamento alla Chiesa protestante, che da tempo ha uniformato il matrimonio alle leggi dello Stato, e alla Chiesa ortodossa per la quale, appunto, previo un atto di penitenza – un’opera di misericordia, di carità, di solidarietà, eccetera -, ci si può risposare per la seconda volta in chiesa.
Un’altra “ferita” che si nota nell’ospedale da campo dell’umanità è l’aborto, un evento e un atto drammatici, ma si può essere peccatori e incamminarsi poi lungo il sentiero della salvezza, e dunque ancora: misericordia da parte della Chiesa anche verso questa categoria di peccatori, come verso tutti gli altri. Quanto all’omosessualità e alle unioni omosessuali Papa Francesco ha detto: “Nella vita Dio accompagna le persone, e noi dobbiamo accompagnare a partire dalla loro condizione”. Dunque, nessun via libera al matrimonio gay, ma accettazione di tutti nella Chiesa, ognuno, poi, è confrontato con la sua coscienza e con la sua fede (“Nessuna ingerenza spirituale nella vita privata”).
Insomma, per Papa Francesco la Chiesa deve essere luce e guida per un cammino interiore, non giudice e men che meno giustiziere; deve indicare un percorso, non porre barriere. La Chiesa si rinnova e lo fa ritornando alle origini, al messaggio “essenziale”, senza sovrastrutture, facendo emergere la condizione di responsabilità di ognuno verso Dio. Papa Francesco, dopo le aperture sul celibato dei preti, dopo aver messo l’accento sulla “Chiesa povera”, sull’onestà e la trasparenza nello Ior, dopo aver detto che i conventi vuoti non devono diventare alberghi, ma case d’accoglienza, sta procedendo con passi sicuri verso una grande rivoluzione nella Chiesa, dopo appena sette mesi, ponendo di fatto su basi più concrete il dialogo con i “fratelli separati”, i protestanti e gli ortodossi, e cominciando ad eliminare gli ostacoli sorti lungo la strada della storia e che finora hanno impedito l’unità di tutti i cristiani.