Gli ortodossi ammettono l’uso del preservativo per evitare il contagio da Aids, ma il Vaticano no, ed è uno dei temi che fanno discutere, anche perché la gente lo usa senza porsi problemi
La conferenza episcopale tedesca ha concesso l’uso della pillola antifecondazione ad una ragazza che, rimasta incinta dopo aver subito uno stupro, l’aveva chiesta. La ragazza e la madre si erano rivolte a due ospedali cattolici di Colonia ma si erano viste rifiutare la richiesta. Il danno sì, ma non la beffa di un figlio non voluto, non frutto d’amore, ma di violenza. I medici degli ospedali avevano rifiutato, ma la Conferenza episcopale tedesca è stata molto più comprensiva: pillola antifecondazione sì, ma non abortiva. La differenza sta tutta qui. La Chiesa non contempla l’aborto, cioè l’uccisione di un embrione, ma ammette, in questo caso, la non fecondazione.
La decisione è stata presa dalla Conferenza, ma il cardinale Joachim Meisner ha giocato un ruolo fondamentale (“Le cure a una donna violentata possono includere medicinali che abbiano un effetto preventivo, non abortivo”). Inutile dire che il via libera è stato accolto con favore da singole persone e da uomini di chiesa, a cominciare da don Rigoldi, che ha dichiarato: “Una donna che è stata stuprata ha tutto il diritto di non rimanere incinta. Di non aggiungere danni ai danni, alla violenza. E’ una tutela per la donna e anche per il bambino”.
Per la chiesa cattolica questa presa di posizione non è nuova. Il pronunciamento ci fu quando alcune suore furono violentate nella ex Jugoslavia ed anche allora la posizione fu la stessa: sì alla pillola antifecondazione, no alla pillola abortiva. La differenza è notevole. Un sacerdote, don Vinicio Albanesi, ha detto: “Hanno avuto un po’ di coraggio i vescovi tedeschi. Ci voleva”. Però don Vinicio Albanesi ha aggiunto un particolare interessante: “Anche le chiese ortodosse si sono spinte verso una religione di stampo umano quando hanno deciso di concedere l’uso del preservativo per difendersi da una malattia aggressiva come l’Aids. Sono atti di umanità che sarebbero auspicabili anche qui in Italia, sebbene i nostri vescovi siano molto più prudenti del necessario essendo, come sono, tanto vicini al papato”.
Il punto è proprio questo: la Chiesa tedesca, ma anche la Chiesa romana, hanno aperto alla pillola antifecondazione a seguito di una violenza carnale, ma restano contrarie all’uso del preservativo come strumento di controllo delle nascite. In fondo, il preservativo non può essere ammesso per difendersi dal contagio dell’Aids ed essere rifiutato come mezzo antifecondativo. Ci sembra una contraddizione. Lo stesso strumento una volta viene accettato e un’altra rifiutato. Qualcosa non torna.
In nome di un figlio non desiderato una coppia dovrebbe tranquillamente poter usare il preservativo anche all’interno del matrimonio.
La questione, a ben vedere, la gente l’ha risolto usando il preservativo senza problemi. Non è abortivo, è antifecondativo e in nome di questo principio la Chiesa dovrebbe aprire a temi che non mettono in questione la dottrina cristiana, né comportano reati. Dunque, alla fine, diventa un inutile divieto, per di più non seguito da nessuno.