Van Gogh, Cézanne, Monet – La collezione Bührle
C’è tempo fino al 16 febbraio per visitare la mostra allestita in questi giorni alla Kunsthaus di Zurigo. Esposti i quadri del famoso collezionista che intorno agli anni ’50 è riuscito ad appropriarsi di grandi capolavori.
Aperta al pubblico lo scorso 12 febbraio, la mostra “Van Gogh, Cézanne, Monet – La collezione Bührle”, allestita negli spazi espositivi della Kunsthaus di Zurigo, sta riscuotendo un gran successo.
Molti i visitatori accorsi ad ammirare la collezione del famoso industriale svizzero Emil Bührle. L’uomo, che in realtà è nato in Germania, grazie al suo interesse per l’arte, l’intuito ed il buon gusto che distingue un “artista mancato” – Bührle infatti sosteneva che “ Un bravo collezionista non è altro che un artista mancato”- si è fatto promotore delle più note correnti artistiche francesi di fine ottocento. Non deve quindi meravigliare l’interesse dei visitatori svizzeri per questa mostra quando si tratta di correnti artistiche quali impressionismo e post impressionismo. Poter vedere dal vivo Van Gogh, Renoir, Monet, Manet, fa gola a tutti. Riuscire a ripercorrere il filo conduttore che dal romanticismo di Delacroix, con i primi accenni ad un maggior interesse per il colore invece che al disegno e al prevalere della soggettività e del gusto dell’autore sulle richieste del committente, porta alle conclusioni più istantanee del movimento impressionista che tende a cogliere il momento, l’attimo fuggente e l’impressione che esso suscita all’artista. Il disegno si riduce all’estremo fino a non lasciare più traccia, fino a ridursi esclusivamente a colore. Così, il buon collezionista Bührle non tralasciò di aggiungere alla sua collezione quadri dei pittori del ‘700 veneziano, Guardi, Canaletto, Tiepolo, anche loro di fondamentale importanza per gli impressionisti che colsero dai predecessori veneziani quell’attento interesse all’atmosfera, alla luce e al differente risultato che si può cogliere col colore pittorico. Da queste opere, anch’esse presenti alla kermesse, se pur in piccola parte, il visitatore può dunque cogliere le premesse che permisero di sviluppare le più suggestive correnti pittoriche che animarono la Francia del XIX secolo. Protagonisti assoluti della mostra, come lo stesso titolo suggerisce, sono infatti gli impressionisti e i post impressionisti francesi. Ci sono tutti: Manet, Renoir, Degas, Monet, Van Gogh, Gauguin, con alcune delle tele più significative del loro percorso artistico. Come non citare, per esempio, la splendida “Irene” di Renoir, nei suoi abiti nobili, avvolta da una natura che non fa solamente da sfondo ma è protagonista stessa dell’opera per il contrasto che vive tra la stesura delle linee in verticale della chioma color ruggine della piccola con quella verde della vegetazione caratterizzata da una pennellata larga e veloce. E poi “I papaveri” di Monet con i suoi colori del campo di fiori, piccoli colpi di colore in contrasto con le strette stesure verticali degli alberi e le larghe applicazioni orizzontali delle nuvole. Bellissimi i quadri dell’olandese Van Gogh, a partire dal “Il ponte di Asnieres” con cui l’artista si affaccia per la prima volta alle suggestioni del colore, con quelle linee ora brevi ora più lunghe che si incrociano con le altre a formare lo scintillio delle acque, per poi arrivare a quei risultati che saranno propri della pittura più esplicativa di Van Gogh, dove le linee si fanno doppie, marcate, scure e dai colori insoliti, e si ondulano a dare quel senso di tormento che agitava il genio olandese. Bellissimo “Il seminatore”, dove le figure scure in primo piano spiccano su uno sfondo dai colori più chiari e tenui come quello del sole, grande ed inquietante, che illumina tutto alle spalle dell’uomo che semina. Inoltre, si possono ammirare anche i lavori di tutti quegli artisti che, partendo dalle premesse gettate dai maestri dell’impressionismo, arrivarono ad altri risultati come il puntillismo di Seurat e Signac, e ancora di più il cubismo di Picasso, presente con la bellezza lineare de “l’Italiana”. Molte altre le opere presenti alla mostra, impossibile nominarle tutte perché per bellezza e per importanza meriterebbero tutte un accenno. Grandi assenti due bellissime tele, “Il ragazzo dal gilet rosso” di Cézanne e “Ludovic Lepic e le sue figlie” di Edgar Degas, che, a causa di una rapina a mano armata subita dalla fondazione il 10 febbraio del 2008, risultano disperse. Nel corso dello stessa rapina erano state trafugate anche “Il ramo di Castagno in fiore” di Van Gogh ed “Il campo di papaveri” di Monet che però furono ritrovati e sono adesso esposti insieme agli altri quadri della fondazione.
La mostra, curata da Luka Gloor e Christoph Becker, contiene ben 155 quadri del collezionista svizzero e 16 sculture lignee che Bührle ha raccolto soprattutto tra il 1951 e il 1956. Presenti anche due delle grandi tele rappresentanti le Ninfee di Monet, anch’esse facenti parte in passato della collezione Bührle e successivamente donate alla Kunsthaus. Fa parte della mostra anche una raccolta di tutti i documenti originali della Fondazione Collezione E. G. Bührle che attestano la sua frenetica e assidua attività di collezionista d’arte, che tramite le sue scelte ha contribuito alla fama di certe opere e di certi autori, la sua attiva partecipazione alle sorti della Kunsthaus stessa e soprattutto l’importanza della sua intera collezione che rende Zurigo uno dei centri europei più importanti dell’impressionismo francese.
È infatti prevista per il 2015 l’inaugurazione dell’ampliamento della Kunsthaus, ad opera dell’architetto David Chipperfield, grazie al quale la collezione Bührle, che fino a questo momento è stata esposta nella sua casa museo sulla Zollikerstrasse, troverà posto nel museo zurighese accrescendone non di poco il prestigio ed il valore complessivo a livello internazionale, tanto da potersi considerare tra i maggiori centri europei di arte moderna.
Eveline Bentivegna