‘Dai concerti bisognerebbe uscire senza voce, non senza vita’. È uno dei pensieri che più prepotentemente circola
dopo quello che è avvenuto in un locale a Corinaldo, durante l’attesa del concerto di un rapper. Invece a rimaner senza vita sono stati 5 minorenni e una giovane mamma. A rimaner senza fiato in tanti quella sera in mezzo alla calca pressante che spingeva disorientata, impaurita, in preda al panico e alla confusione. Tantissimi e giovanissimi a causa dell’effetto di uno spray urticante, hanno vissuto un incubo. Una tragedia che lascia senza parole e senza speranze per il futuro. Una volta ritrovarsi tra giovani era motivo di gioia e di divertimento, il peggio che poteva succedere era una scazzottata per qualche bicchiere di troppo e già andava male. Ormai non c’è più alcuno spazio dove sentirsi al sicuro, nelle scuole, nelle strade, nei luoghi di ritrovo, nelle proprie case e anche se spesso la colpa di questo senso di smarrimento e di paura viene associata a fenomeni più facili da colpevolizzare, forse perché è più comodo, forse perché non è piacevole il mea culpa, ma dobbiamo cominciare a guardare come stanno le cose e considerare come l’assoluta mancanza di senso civico sia alla base di molti problemi, di molti drammi, perfino di tragedie. In questo caso sicuro! È questa la colpa più grande del popolo italiano che va nel tempo perdendo valori e rispetto, coscienza e cultura. La colpa è del giovane che ha pensato di usare uno spray urticante in un luogo e in una situazione simile, di tutti quelli che l’hanno fatto prima di lui e di quelli che hanno continuato a farlo anche all’indomani della tragedia; la colpa è nell’avidità di chi ha venduto troppi biglietti n
on curante della calca, del poco spazio, della legge che non c’è, e se c’è non si applica o è fatta male. La colpa è nella non curanza per l’altro per cui non si mette in sicurezza un luogo e di conseguenza chi c’è in quel momento. La colpa è nell’attesa infinita dell’artista, dei controlli che non ci sono, delle cattive compagnie, delle famiglie che non educano più, degli educatori che non danno più regole, degli ambienti socializzanti che non aggregano più. La colpa è di tutti quelli che criticano una giovane madre che accompagna al concerto la figlia troppo piccola. La colpa è di tutti quelli che hanno perso la speranza di migliorare, che non hanno più rispetto per gli altri, se stesso e l’ambiente pubblico. Siamo arrivati al punto che la colpa è di tutti, anche se la cerchiamo sempre altrove.