Alla fine è rimasto l’unico candidato, così Luigi Di Maio, che nei giorni scorsi aveva formalizzato la sua candidatura a premier 5 Stelle, non ha nessuno con cui vedersela alle tanto attese primarie per decidere il nuovo leader del Movimento
Di Maio come Gandhi
“Ho accettato la mia candidatura a Premier per il Movimento 5 Stelle”, dice il vicepresidente della camera e, appropriandosi di una frase di Mahatma Gandhi, Luigi Di Maio in un lungo post su Facebook ha spiegato il motivo della sua candidatura come atto dovuto per “completare l’opera” iniziata nel lontano 2007.
“Siamo ancora qui, più forti di prima. E ora dobbiamo completare l’opera: andiamo a Palazzo Chigi e facciamo risorgere l’Italia”. “All’inizio non volevamo neanche entrare nelle istituzioni, pensavamo che bastasse proporre alla politica progetti validi per essere ascoltati. Ma ci hanno ignorati”.
“Per questo abbiamo deciso di entrare nelle istituzioni dall’opposizione per far conoscere al Paese il loro indegno modo di gestire la cosa pubblica. E hanno passato il tempo a deriderci. Quando il Movimento 5 Stelle è diventato la prima forza politica del Paese, hanno avuto paura e hanno iniziato a combatterci con tutto il potere mediatico e politico che avevano a disposizione” continua il pentastellato. “Siamo ancora qui, più forti di prima. E ora dobbiamo completare l’opera: andiamo a Palazzo Chigi e facciamo risorgere l’italia. Oggi ho accettato la mia candidatura a Premier per il Movimento 5 Stelle. ‘Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci’. (Gandhi)”, conclude.
Di Battista e Fico rinunciano
Tra i nomi più accreditati a concorrere come premier di M5s c’erano quelli di Alessandro Di Battista, altro frontman del movimento insieme a Di Maio, e Roberto Fico, presidente della commissione di vigilanza Rai. La rinuncia di Di Battista è la prima ad arrivare attraverso un post sulla sua pagina ufficiale di Facebook. “Ho deciso di non candidarmi a Premier del Movimento 5 Stelle. Le ragioni le spiegherò durante il mio intervento sabato prossimo a Rimini” scrive il pentastellato.
“Tra poco si inizierà a votare e invito alla massima partecipazione. A colui che sarà candidato faccio un grande in bocca al lupo ricordandogli che avrà un compito meraviglioso: quello di portare avanti il programma votato da migliaia di iscritti. Ringrazio tutte le persone che in queste ore mi hanno scritto chiedendomi di candidarmi. È meraviglioso avere tutto questo sostegno. Allo stesso tempo sono sicuro che la mia scelta sia quella giusta”.
Il termine ultimo per candidarsi come premier 5stelle era stato segnato entro le ore 12 di lunedì 18 settembre scorso e nessun altro, a parte Di Maio, si è candidato. Neanche Roberto Fico che appariva come uno dei maggior esponenti dell’ala ortodossa del M5s.
Luigi Di Maio resta così l’unico e incontrastato in corsa per la leadership del Movimento, anche se al di fuori dal movimento non gode di una grande reputazione: “l’M5s ha indicato come candidato un giovane che mi sembra una meteorina della politica, che viene bene in tv ma non porta alcun bagaglio per gli italiani” è il commento di Silvio Berlusconi sull’esponente pentastellato.
Di Maio indagato per diffamazione
Rimane l’idea che sia stato fatto candidare il prescelto di Grillo, quello che il Garante avrebbe già designato come suo degno erede nella leadership del Movimento tanto da cambiare perfino una importante regola pentastellata: permettere agli indagati di candidarsi.
Grillo e il suo staff hanno aggiunto un post scriptum al post in cui annunciavano la votazione e le regole molto permissive in fatto di indagati. Luigi Di Maio, infatti, è attualmente indagato per diffamazione per via di una querela di Marika Cassimatis, la candidata esclusa dal Movimento alle comunali di Genova. “Io resto della mia idea – dice Di Maio – Chi è indagato per reati gravi non è candidabile. Se poi si è indagati come atto dovuto per una denuncia del Pd o ti becchi una querela come è accaduto a me, è evidente a chiunque sia un minimo onesto intellettualmente che la cosa cambia, che dite? Altrimenti qui cominciamo il gioco che dal Pd e da altri partiti ci querelano per nulla per farci fuori”.
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