Uno studio della Coldiretti e del Censis sulle nuove tendenze familiari
C’era una volta la famiglia italiana, con una coppia che aveva in casa sia i suoceri-genitori, sia i figli. Poi, per una serie di ragioni storiche, culturali e sociali, la famiglia ha cominciato a subire i primi scricchiolii, con i genitori anziani lasciati a casa da soli (e poi con la badante) e i figli lontani per lavoro, con in casa i loro figli grandi, i cosiddetti “mammoni” o, secondo l’espressione di Tommaso Padoa Schioppa, “bamboccioni”. Ebbene, questo quadro, seppure sintetizzato al massimo, esisteva fino a qualche anno fa. Ora è cambiato e a portare i cambiamenti non sono ragioni sociologiche, culturali, morali o religiose, no, sono di tipo economico. Insomma, la crisi ha riavvicinato le famiglie. Magari è un fenomeno tipicamente italiano, ma è così. La famiglia è tornata ad essere il nucleo unito che era una volta, solo che ora le ragioni sono più spicciole: arrivare alla fine del mese o parare i colpi.
Lo dice una ricerca pubblicata da Coldiretti e Censis, intitolata “vivere insieme, vivere meglio”, che ha fotografato la situazione in questo modo: un giovane su tre abita con i genitori. Tra coloro che vivono con i genitori il 31,1% abita con la mamma, il 30,1% con il papà, e un altro 28,1% vive a meno di 15 minuti a piedi; il 14,2%, poi, abita a circa mezz’ora di distanza. Il che vuol dire che va a mangiare (e magari resta a dormire) a casa dei genitori. Certamente perché la mamma cucina meglio, sicuramente per non far rimanere solo il papà (magari divorziato o separato), ma noi sappiamo bene che lo si fa principalmente per risparmiare o per non sprecare. Se poi si prende la fascia di età compresa tra i 18 e i 29 anni, ben il 60,7% vive coi genitori. Coloro che hanno tra i 30 e i 45 anni e che vivono coi genitori sono comunque il 23% mentre ben il 42,5% di questa fascia abita nei dintorni. Lo credereste? Tra i 45 e i 64 anni c’è l’11,8% che vive ancora con i genitori, ammesso che questi ultimi vivano ancora. Si tratta, evidentemente, di coloro che o non sono sposati o sono separati o divorziati che per ragioni le più diverse – ma che hanno a che vedere con i quattrini – stanno con i genitori o con il superstite, il più delle volte per occuparsi di loro in quanto molto avanti con l’età.
Il giudizio dei ricercatori Coldiretti-.Censis è lapidario: “E’ stato riattivata la rete di protezione familiare caratteristica dell’identità nazionale”. Ecco l’opinione di Sergio Marini, presidente della Coldiretti: “La struttura della famiglia, considerata superata, si dimostra fondamentale per non fare sprofondare nelle difficoltà moltissimi cittadini. La solidarietà tra generazioni è un modello vincente per vivere e stare bene insieme e non un segnale di arretratezza sociale e culturale come molti si ostinano ad affermare”. Questi giudizi vanno analizzati anche nei dettagli. Più di un italiano su due (il 54%) preferirebbe vivere in un luogo dove le persone si conoscono, si frequentano e si aiutano, e pensa che appartenere a una comunità significhi migliorare la propria qualità della vita. Viene fuori qui il desiderio di vivere in un paesotto e di lasciare la grande città, anche se poi il desiderio è una cosa e la scelta effettiva un’altra. Tornando ai motivi economici, le tendenze a vivere in casa dei genitori sono confermate da un altro studio della Coldiretti, questa volta riguardante i consumi degli ultimi tempi, quelli della crisi. C’è un consumo minore del latte pari a meno 7%, di olio (-5%), di pesce (-4%. Una famiglia spende al mese 120 euro per la benzina, ma 110 di carne e 83 di frutta e ortaggi. Il che vuol dire che la benzina è aumentata (e infatti è quasi a 2 euro al litro) e che si mangia diversamente rispetto a prima, nel senso che si acquistano alimenti più a buon mercato.
Insomma, la crisi c’è, non è un’invenzione.