Lezione di storia, ancor prima di vita. È questo il principale messaggio della esposizione “Dentro i palazzi. Uno sguardo sul collezionismo privato nella Lugano del Sette ed Ottocento: le quadrerie Riva”, in corso fino al prossimo 24 maggio presso la Pinacoteca Giovanni Züst, a Rancate, in Canton Ticino.
La mostra ci riporta indietro nel tempo, all’epoca in cui gli scambi internazionali e la prosperità di un territorio più che il motivo erano la conseguenza di preesistenti relazioni tra famiglie, ancor prima che tra casati nobiliari, come è accaduto in seguito; oppure tra stati, come avviene oggi. Al centro della mostra troviamo la dinastia dei Riva, svizzero-luganese di remote origini alto-italiane, comasche per la
precisione, casata di magistrati, proprietari terrieri e commercianti, di cui la Pinacoteca Züst espone oltre settanta dipinti, insieme a una preziosissima e ricca selezione di argenterie, miniature, suppellettili, libri e documenti d’epoca.
I Riva segnano la storia svizzero-italiana e luganese dall’epoca dei balivi, i landfogti, prefetti che, tra il Seicento e fino al termine del Settecento, hanno gestito la amministrazione giudiziaria, finanziaria, fiscale e militare, principalmente nella regione insubrica, che ora generalmente corrisponde alla area canton-ticinese e nord-italiana.
La Pinacoteca Züst ha suddiviso la mostra in tre sezioni.
“Le quadrerie”, ricchissima di dipinti, a ricordare la abitudine delle nobili famiglie di riempire ogni angolo delle loro dimore con opere d’arte, a dimostrazione di una raggiunta solidità culturale e patrimoniale, oltre che per incutere soggezione a visitatori ed incauti postulanti.
Segue poi la sezione “Famiglie al potere”, con documenti che confermano i Riva come una delle casate piu’ influenti “per gli intrecci di interessi, parentele e clientele annodati nel tempo tra i
notabili dei cantoni e le famiglie notabili locali”, ricorda lo storico ticinese Raffaello Ceschi nella sua presentazione alla esposizione.
Si termina quindi con “Famiglie alleate”, che mostra come i Riva assicurassero ai loro discendenti la trasmissione del potere grazie ad una fitta rete di alleanze non solo politiche o culturali.
Infatti la famiglia consolido’ la sua influenza anche tramite una rete parallela, fatta di parentele con altre dinastie attive nella regione e dal solidissimo patrimonio, tra cui i Beroldingen, i Turconi, i Morosini, i Maderni, i Somazzi, i Moroni Stampa, i Rusca. Inoltre, per usare una citazione dantesca nel settecentesimo dalla scomparsa del sommo poeta italiano, dato che “la stirpe non fa le singulari persone nobili, ma le singulari persone fanno nobile la stirpe”, con il passare del tempo fu quasi inevitabile che anche i Riva da benestanti diventassero anche titolati.
Inizio’ Giovan Battista Riva che, nel 1698, acquisisce il titolo di conte da Francesco Farnese, Duca di Parma,
Piacenza e Castro. Quello che oggi è un privilegio araldico, all’epoca costituiva invece un vantaggio amministrativo che permetteva al conte di rappresentare interessi e soprattutto riscuotere canoni anche per conto del suo mandante. Nel 1777 il discendente Giacomo Riva al titolo di conte aggiungerà quello, ereditario, di marchese, acquistato dal Duca Massimiliano Giuseppe, Principe di Baviera, dalla cui casata discendono la Imperatrice Elisabetta d’Austria, la celebre Sissi, e Maria Sofia che, dopo il matrimonio con Francesco Secondo Re delle Due Sicilie, sarà nominata Duchessa di Calabria.
Queste precisazioni storiche sono necessarie per due motivi.
Innanzitutto, per contestualizzare le attività ed influenza dei Riva sulle dinamiche socio-politiche del continente europeo, ed in particolare nella regione di confine svizzero-italiana.
Quest’ultima, dal punto di vista politico guardava a nord, dipendendo dai Cantoni svizzeri, mentre da quello religioso e culturale si rivolgeva a sud, verso l’Italia.
Ma ancora: i riferimenti storici sono necessari anche per apprezzare il valore artistico degli oggetti esposti alla Pinacoteca Züst.
Ad esempio, tra gli autori presenti, solo per limitarci al periodo ottocentesco, scopriamo il veneziano Francesco Hayez, tra i protagonisti assoluti del periodo risorgimentale italiano, frequentatore di suoi contemporanei come Alessandro Manzoni e Silvio Pellico, nonché titolare a Milano della cattedra di pittura presso la Accademia di Brera, oggi come allora uno dei piu’ importanti poli artistici a livello mondiale.
Approfittando delle festività di questo mese, l’eccezionale valore storico-culturale della mostra impone una visita alla Pinacoteca Zust, tra l’altro, facilmente raggiungibile dallo svincolo autostradale di Mendrisio, direzione nord.
di Andrea Grandi