Spinti dalle polemiche sugli Oscar 2016 boicottati da diversi attori per la mancanza di nomination di attori neri, abbiamo raccolto diversi dati, notizie e opinioni recenti sull’argomento
Continuano le polemiche intorno agli Oscar
Nessun attore nero ha ottenuto una nomination per gli Oscar 2016, per questo il regista Spike Lee, l’attore Will Smith e la moglie Jada Pinkett Smith avevano deciso di boicottare la serata degli Oscar il 28 febbraio prossimo.
Si aggiunge anche George Clooney alla lista dei critici nei confronti dell’Academy che ancora una volta ha ignorato attori neri nelle nominations agli Oscar con il solo Alejandro González Iñárritu a rappresentare l’etnia latina, si legge su Askanews. Una decisione che ha fatto infuriare Spike Lee che pare boicotterà la cerimonia così come Lupita Nyong’o, la protagonista di Star Wars, oscar nel 2014 come attrice non protagonista per “12 anni schiavo”, che non è stata nemmeno presa in considerazione. Clooney, vincitore di cinque Golden Globe e due Oscar, sulla rivista Variety l’Academy attacca l’Academy dicendo: “Dieci anni fa si faceva un lavoro migliore. Pensate solo a quanti afro-americani venivano nominati. Credo che la questione da porre adesso sia: quante possibilità esistono oggi per le minoranze di lavorare in film di qualità?”. Anche le donne oltre i quaranta “hanno grande difficoltà ad apparire in film maggiori – e sottolinea – quando gli afro-americani accusano che l’industria non li rappresenti a dovere hanno ragione”.
Anche Obama parla di discriminazione
Il dibattito sulle nomination “bianche” agli Oscar è parte di un problema più ampio che riguarda l’irrisolta questione della discriminazione delle minoranze etniche negli Stati Uniti. Sul delicato tema è intervenuto anche il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama parlando con la tv ABC: “Credo che quando viene raccontata la storia di ognuno di noi, questo renda migliore l’arte”, ha detto Obama, aggiungendo: “Rende l’intrattenimento più piacevole e fa sentire chiunque parte di una grande famiglia americana”.
“Credo – ha continuato il presidente degli Usa – che l’industria cinematografica debba fare ciò che ogni altra industria deve fare, cioè cercare talenti, fornire opportunità a chiunque”. “E credo che il dibattito sugli Oscar rientri in una questione più ampia. Siamo sicuri che tutti abbiano lo stesso spazio?”.
Le risposte dell’Academy
Con un voto unanime il board dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences ha adottato una serie di misure per rendere più variegata la sua composizione. Il 22 gennaio il board ha elencato obiettivi “storici” impegnandosi a raddoppiare entro il 2020 il numero di donne e membri appartenenti a minoranze razziali.
“L’Academy ha intenzione di fare da precursore senza aspettare che il settore si aggiorni”, ha dichiarato il presidente Cheryl Boone Isaacs. “Queste nuove misure riguardanti la governance e il processo di voto avranno un impatto immediato e iniziano un processo volto a cambiare in modo significativo la composizione dei nostri membri”.
Askanews
L’Eurovision Song Contest contro Xavier Naidoo
Xavier Naidoo, il concorrente tedesco per l’Eurovision Song Contest 2016 è stato ritirato dal suo paese perché i suoi testi sono stati criticati antisemiti e omofobi. Gruppi anti-razzisti hanno protestato a gran voce dopo che Naidoo, il cantante di origini indiane e africane, era stato scelto come rappresentante della Germania per il concorso di Stoccolma. L’emittente televisiva pubblica Ard ha negato che il ‘geniale’ cantante sia razzista. Ed il dirigente televisivo Thomas Schreiber ha spiegato: “Era chiaro che la sua candidatura avrebbe polarizzato le opinioni, ma siamo rimasti sorpresi per la risposta così negativa. L’Eurovision Song Contest è un evento divertente, in cui la musica e la comprensione tra i popoli europei dovrebbero essere centrali. Questa caratteristica deve essere mantenuta a tutti i costi. La discussione in corso su Naidoo potrebbe danneggiare l’immagine della Eurovision Song Contest. E questo è il motivo per cui Naidoo non rappresenterà più la Germania.”
Naidoo su Facebook ha scritto che la Ard lo aveva esortato a candidarsi per il concorso europeo e che lui avrebbe rappresentato una Germania “aperta al mondo” e tollerante nei confronti di diverse religioni e stili di vita.
La Svizzera e gli stranieri da respingere
Fino al 1970: gli italiani
1980: i tamil
Inizi anni 1990: gli albanesi del Kosovo
Oggi: persone di colore e musulmani
Secondo il Dipartimento federale dell’interno DFI “benché deplorevole, è interessante osservare come, con il passare del tempo, l’avversione nei confronti degli stranieri si sposti da un gruppo a un altro e possa persino trasformarsi nel suo contrario. Ed è questo il migliore argomento da contrapporre a chi sostiene che il razzismo o la xenofobia sono sentimenti “naturali”: in realtà di “naturale” vi è tutt’al più l’esigenza di cercare capri espiatori sui quali sfogare la propria aggressività e ai quali addossare la responsabilità dei problemi sociali”. Il DFI sottolinea come “fino agli anni 1970, gli stranieri da respingere ed emarginare per eccellenza erano gli italiani (soprattutto meridionali). Oggi, tutti noi rivendichiamo una certa ‘italianità’.”
“Più tardi, verso la metà degli anni 1980, a essere additati come trafficanti di droga, terroristi e persone non integrabili sono stati i tamil. Oggi, sono diventati gli stranieri di origine extra-europea più benvisti – secondi forse ai tibetani – dal popolo svizzero”, continua il rapporto del DFI. Agli inizi degli anni 1990, gli stranieri meno graditi in Svizzera erano gli albanesi (del Kosovo). “Nel frattempo, l’ostilità nei loro confronti si è leggermente attenuata anche se, come tutti i cittadini dei Paesi della ex-Jugoslavia, continuano ad avere grandi difficoltà di accettazione: i giovani faticano a trovare un posto di lavoro, le domande di naturalizzazione vengono respinte ecc.”.
Oggi, sarebbero soprattutto le persone di colore ed i musulmani che oltre a dover subire discriminazioni in tutti gli ambiti di vita, hanno gli occhi dell’opinione pubblica costantemente puntati su di loro a prescindere dal loro comportamento.
Un’Italia bulla?
Dopo oltre un anno di lavoro, mesi di monitoraggio della rete Twitter, incluso lo studio di quasi 2 milioni di tweet, il Vox – Osservatorio italiano sui diritti, ha pubblicato il rapporto “La mappa dell’intolleranza”, i risultati di queste osservazioni sono davvero impressionanti.
Generalmente parlando dell’intolleranza, gli autori dicono che “complessivamente la distribuzione dell’intolleranza, considerati i 5 gruppi (misoginia, antisemitismo, omofobia, razzismo e diversamente abili), è polarizzata soprattutto al Nord e al Sud, poco riscontro invece nelle zone del Centro come Toscana, Umbria, Emilia Romagna”.
Una situazione “che si capovolge per quanto riguarda l’antisemitismo, fenomeno in evidenza soprattutto nel Lazio e nel Centro Italia. Va segnalato un picco significativo in Abruzzo, nell’area tra L’Aquila, Chieti, Pescara e Teramo. Presente anche in alcune zone del Nord e del Sud Italia”. Gli autori sottolineano come “il secondo dato assai preoccupante riguarda la misoginia, sulla quale si concentra la maggiore proliferazione di tweet intolleranti. Il numero di tweet contro le donne, infatti, in 8 mesi è arrivato a 1.102.494, con 28.886 tweet geolocalizzati”.
Ma davvero noi italiani siamo così?
“Ciò che la Mappa dell’Intolleranza fotografa è un’Italia ad alto tasso di odio e fastidio. Un’Italia che se la prende con chi viene percepito come debole, o più fragile. Un’Italia bulla.
Però noi italiani non siamo solo così, lo sappiamo. Siamo anche capaci di aprirci alla solidarietà”, sono queste le riflessioni della giornalista e co-fondatrice di Vox-Osservatorio italiano sui diritti, Silvia Brena. La giornalista si chiede: “e allora? Perché i social network si trasformano spesso e tragicamente nell’arena del nostro scontento e della nostra rabbia?
Molte, speriamo, saranno le analisi che da qui in avanti cercheremo di approfondire sulla realtà che abbiamo fotografato. Alcune, quelle preziose del team di psicologi della Sapienza, coordinati da Vittorio Lingiardi, le abbiamo già a disposizione. E puntano il dito anche sulla specificità del mezzo, i social network, Twitter in questo caso”.
Gli insulti razzisti più usati in Italia
1° “Terrone”
2° “Zingaro”
3° “Negro”
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