Allestire la biografia di un personaggio pubblico è una impresa sempre complicata. Tra le principali ragioni, la moltiplicazione delle opinioni, che rende difficile raggiungere un giudizio che assicuri il generale consenso del pubblico. Inoltre, per alcune personalità, la missione può sembrare quasi impossibile.
È il caso della Regina Elisabetta Seconda, sul cui ruolo convergono funzioni sociali ed una visibilità mediatica sconosciute ai comuni mortali.
Volete qualche esempio? Monarca in carica dal 1953. Rappresentante del Commonwealth, la associazione delle cinquantatré nazioni che in passato costituivano l’impero britannico, di cui Elisabetta è legittima sovrana dei sedici stati ancora organizzati in forma di monarchia.
Nel Regno Unito Elisabetta è guida politica per privilegio dinastico ma “costituzionale”, ovvero la cui opinione è subordinata al dialogo con i politici di mestiere.
Questi ultimi, regolarmente si alternano alla guida della nazione; altrettanto regolarmente si trovano costretti a consultarla quando le loro competenze hanno raggiunto il limite; infine, ancora regolarmente, tornano alle loro funzioni senza pubblica ammissione di essere stati ispirati dall’opinione della Regale Sovrana.
Consegnare alle stampe la biografia di un tale personaggio è una responsabilità che solo pochissimi scrittori possono assumersi, in aggiunta garantendo al pubblico che il tempo dedicato alla lettura del volume sarà ricompensato da una narrazione autorevole, che si legge tutta d’un fiato, documentatissima e gradevole sino
all’ultima pagina.
Non c’è modo più semplice per commentare Elisabetta. Regina per sempre. Il volume, come il precedente Intramontabile Elisabetta, sempre pubblicato da Sperling & Kupfer, nasce dalla attività professionale e, scusate se è poco, anche dalle personali frequentazioni presso la Corte di Sua Maestà, di Antonio Caprarica, il più british dei giornalisti italiani, per oltre un ventennio corrispondente dal Regno Unito per il servizio pubblico radiotelevisivo italiano e non solo.
Caprarica accompagna il lettore a conoscere antefatti, vita, opere ed eredità giacente della attuale monarca inglese. Anche nel più recente volume, l’impostazione stilistica di Caprarica abbina il ritratto storico alla cronaca brillante, nella tradizione del miglior giornalismo d’inchiesta. Da questo narrato, Elisabetta emerge come impeccabile e devota custode di una monarchia di stampo vittoriano, ottocentesco, popolare quanto basta per rimanere esemplare nei confronti dei suoi sudditi e riceverne la sincera devozione, in un rapporto mai forzato da entrambe le parti. Attorno alla flemmatica Sovrana, ormai ad un passo dal secolo di vita, Caprarica riconosce che in settant’anni di regno l’impero britannico è scomparso ed anche il resto del mondo è cambiato.
Quindi oggi il punto cruciale è il giudizio della storia non più sul passato della casata dei Windsor, ma sul futuro della dinastia. “La monarchia imperiale è la perfetta illusione di un passato che non passa, la assicurazione fasulla che i giorni della grandezza sono invece ancora qui”, osserva Caprarica il quale, cosciente che il segreto di ogni famiglia è di avere i suoi segreti, prosegue evidenziando un’altra criticità della Royal Family: “i sudditi adorano la impeccabile sovrana ma, come al solito, sono le malefatte dei figli a tenere banco sui giornali. Ed è impossibile che, a dispetto degli sforzi sovrumani della regina, i difetti ed i peccati dei suoi parenti ed eredi non gettino un’ombra sinistra sul futuro della monarchia”. Troppi sono i nobili che presso la corte britannica vivono solo grazie al loro titolo e dunque “se la monarchia non dimagrisce morirà soffocata”, segnala Caprarica. L’unica presenza che giustifica la propria funzione è Elisabetta, prosegue lo scrittore, che “ha accettato il suo ruolo come una chiamata alla quale non poteva sottrarsi, e considera il suo un lavoro per la vita. Sua Maestà è più che mai determinata, nel giugno del 2022, a celebrare il suo Giubileo di Platino, un traguardo mai tagliato da nessun antenato”.
Tuttavia anche il futuro della Corona britannica non può sottrarsi dal fare i conti con la evoluzione dei tempi ed anche la casata dei Windsor si troverà a fare delle scelte. La reggenza di Carlo e Camilla probabilmente avrà vita breve.
Poi toccherà al giovane William, Duca di Cambridge e Principe di Galles, a sua moglie Kate ed ai loro eredi George, Charlotte e Louis, continuare la magia di un regno pluricentenario.
Harry e sua moglie Meghan Markle, invece hanno rifiutato di sottomettersi ad un cerimoniale di corte che li avrebbe costretti per tutta la vita ad un ruolo subordinato. Sono quindi partiti per quello che un tempo gli emigranti chiamavano il nuovo mondo, l’America, dove cercheranno di trasformarsi da mancate promesse in eterni rivali; in tal modo, ancora per molti anni, riusciranno a garantire alla casata dei Winsor una visibilità mediatica di primo livello sulle reti sociali e la stampa mondiale, il che tutto sommato conviene ad entrambe le parti.
È così che probabilmente si verrà a tramandare alle prossime generazioni il patrimonio dei sovrani valori di una Elisabetta Regina già oggi eterna, perché, conclude Caprarica, “il suo senso del dovere e la sua dignità hanno sempre riscattato i Windsor dalle paludi della soap opera”.
Come a ricordare che, anche nella nostra epoca digitalizzata, dietro ad ogni trono c’è sempre qualcosa di più grande di una semplice Corona.
di Andrea Grandi