Attraverso il calcolo dell’ABSI riusciremo a calcolare il rischio di morte precoce
Fino adesso eravamo abituati a calcolare il nostro Indice di Massa Corporea, più comunemente conosciuto come BMI (da Body Mass Index) per valutare lo stato di benessere del nostro fisico, se in normo peso, se in sovrappeso o addirittura, nel peggior dei casi, se in stato di obesità. Ma la scienza e la medicina non si fermano e gli studi proseguono portando nuove scoperte in questo campo che è sempre uno dei più seguiti. Fino adesso, dunque, per verificare se siamo in forma non facevamo altro che misurare il nostro BMI, adesso invece, oltre al peso corretto, possiamo scoprire anche quale sia la forma corretta del nostro fisico e in base a questa, gli scienziati ritengono si possa valutare il rischio di mortalità precoce. Si chiama ABSI (da A Body Shape Index) l’acronimo che stabilisce l’Indice di Forma del Corpo ovvero, indica la forma del nostro corpo e quanto questa sia corretta. I creatori di questo nuovo calcolo sono il dott. Nir Krakauer – professore di ingegneria civile alla Grove School of Engineering CCNY – e suo padre, il dottor Jesse Krakauer, che nel 2012 lo presentavano come un nuovo metodo più efficace per quantificare il rischio specifico associato all’obesità addominale. Oggi lo studio viene riconosciuto e pubblicato nella rivista online PLoS One con la tesi che attraverso questo calcolo possa essere utilizzato come indicatore di rischio di mortalità più efficace che non il BMI. Lo studio, chiamato si è basato sull’analisi compiuta dai ricercatori del City College di New York su 7.011 adulti, dai 18 anni in su, che hanno partecipato al primo “Health and Lifestyle Survey” (HALS1), condotto in Gran Bretagna a metà degli anni ‘80, e poi sette anni più tardi quelli dello uno studio di follow-up HALS2. Si trattava di un campione ampiamente rappresentativo della popolazione britannica in termini di regione di appartenenza, stato di occupazione, origine nazionale ed età. Successivamente, servendosi dei dati Servizio Sanitario Nazionale aggiornati al 2009 hanno identificato i morti e i casi di cancro scoprendo che tra questi vi erano stati 2.203 decessi registrati tra la popolazione facente parte del campione.
Nel corso dell’esperimento le circa 2.203 persone decedute avevano il dato comune a tutti che era una variazione, rispetto alla media, di ABSI. Infatti gli studiosi hanno confrontato la mortalità per tutte le cause nel campione HALS con variabili quali il BMI, la circonferenza della vita, il rapporto tra girovita e anca, il rapporto tra girovita e altezza. In questo modo gli studiosi hanno definito l’ABSI, ovvero un forte indicatore di rischio di mortalità tra la popolazione HALS, secondo cui le persone con ABSI al di sopra del 20% sono stati trovati ad avere tassi di mortalità del 61%, rispetto a coloro con ABSI al di sotto del 20%. “Il Bmi – sostengono i due studiosi – da un lato sottostima il numero dei veri obesi. Dall’altro finisce per includere tra le persone in sovrappeso anche quelle molto alte o muscolose”. Il motivo? L’algoritmo non terrebbe conto di variabili importanti come il rapporto tra massa magra e grassa, la silhouette o la circonferenza vita.
Gli studiosi sono arrivati anche a definire quale sia la forma del corpo più pericolosa. Pare infatti che siano sottoposti a maggior rischio tutti quelli concentrano il grasso nella parte del tronco o se preferite la tanto odiata “pancetta”. Una forma a “mela” dunque sarebbe più a rischio di morte prematura di una forma a “pera” dove il grasso si localizza soprattutto sui fianchi e sulle cosce.
“Quello sul girovita – affermo gli studiosi – è un grasso più facilmente soggetto a infiammazione e rilascia delle sostanze dannose che possono comportare l’insorgenza di tumori, diabete o malattie cardiache. Il tessuto adiposo distribuito invece in zone periferiche, come le cosce o i glutei, è di origine ormonale, e, tralasciando il fattore estetico, sembra essere più innocuo”.