In Brasile arriva il quarto titolo mondiale dopo 24 anni d’attesa. Decide un capolavoro di Goetze al 113’. L’Argentina recrimina per tre occasioni e per l’assenza del suo genio Messi
È la prima Nazionale europea a vincere in terra latinoamericana. A riuscire nell’impresa storica è stata la Germania di Joachim Loew. Un titolo sicuramente meritato per una squadra che per l’intero torneo è riuscita a mantenere alto il livello di gioco e della condizione fisica. Dal portiere Neuer (il migliore del torneo) all’attaccante Mueller la Germania non ha avuto punti deboli. La finale contro l’Argentina è stata equilibrata, a tratti noiosa, ma vera e alla fine ha premiato i più forti. Su questo non ci sono dubbi. La Germania corona un ciclo che negli ultimi quattro Mondiali l’ha vista sempre ai vertici del calcio internazionale: la finale del 2002 in Giappone e i due terzi posti nel 2006 e 2010. Il gol decisivo, alla prima vera occasione, lo realizza il 22enne talento Mario Goetze che controlla di petto un cross di Schürrle e gira la palla di sinistro al volo nell’angolo lontano dove Romero non può arrivarci. Un’azione di due ragazzi entrati dalla panchina, che è l’immagine di quanto sia affidabile l’intera rosa tedesca, che in Brasile ha raccolto i frutti di oltre dieci anni di lavoro. Il sistema calcistico in Germania funziona, perché sa coltivare i suoi talenti nelle accademie che sono organizzate su un preciso modello educativo. Grande merito va anche al ct Loew che è stato bravissimo a impostare la Nazionale quanto bastava per portarla al trionfo, costruendola sul blocco del Bayern Monaco, che nel 2013 ha dominato in Europa e in Germania, e sull’asse Neuer-Lahm-Schweinsteiger, che garantisce solidità al gioco. Ha modellato con pazienza un collettivo con giocatori costruiti in casa e senza un fenomeno, ma affidabili in tutti i reparti. Il calcio tedesco è un modello da seguire e il trionfo in Brasile apre un’epoca, perché la Germania ha ricambi fenomenali nella nuova generazione (media età al Mondiale sotto i 26 anni), basta ricordare Reus o Gundogan, assenti in Brasile per infortunio.
All’Argentina va dato merito di avere giocato alla pari fino al 113’ quando, stremata dalla stanchezza (erano i terzi supplementari giocati), la sua difesa si è allentata perdendosi Goetze nell’attimo decisivo. I sudamericani non avevano mai incassato reti dopo i gironi e non erano mai andati in svantaggio nell’intero torneo, ma dopo il gol tedesco, non hanno avuto tempo e forza per reagire. Il ct Sabella ha costruito una Nazionale su un modulo e uno schema con la difesa e il centrocampo votati al contenimento degli avversari per poi far scattare il contropiede con verticalizzazioni per le accelerazioni e gli estri dei suoi fuoriclasse in attacco. L’Argentina è una squadra tenace e merita molti elogi. Grande spirito e capacità di lottare, ha giocato compatta, senza dare vantaggi alla Germania. Le ha messo paura e deve recriminare per avere sciupato due chiare occasioni da gol nei tempi regolamentari. Gli attaccanti all’appuntamento con la storia si sono fatti trovare impreparati. Higuain solo davanti a Neuer si è fatto ipnotizzare sbagliando il tiro. Messi ha perso l’ennesima occasione di trovare il feeling con la sua Nazionale, che resta il suo tallone d’Achille. Poteva fare la differenza, ma è stato il grande assente di questa finale. Il suo sinistro l’ha tradito: prima un diagonale a fil di palo e poi un tiro a giro dal limite troppo largo. Chiude mestamente con una punizione sballata al 123’. Nei supplementari è stata la volta di Palacio, che ha avuto il pallone per chiudere la pratica: sbilenco il suo pallonetto su Neuer. Al termine l’Argentina ha subito il carattere e la personalità della Germania, che è stata capace nei supplementari, nonostante fosse stremata dalla fatica, di chiudere gli argentini nella loro trequarti e di colpire alla prima occasione, che ha dato il via ai festeggiamenti al Maracanã, nel tempio del calcio mondiale.
Germania – Argentina 1-0 dts
Germania (4-2-3-1): Neuer – Lahm, Boateng, Hummels, Hoewedes – Schweinsteiger, Kroos – Muller, Kramer (30′ st Schuerrle), Ozil (15′ sts Mertesacker – Klose (43′ st Goetze). All.: Loew.
Argentina (4-3-1-2): Romero – Zabaleta, Garay, Demichelis, Rojo – Biglia, Mascherano, Perez (4′ st Gago 6) – Messi – Higuain (32′ st Palacio), Lavezzi (1′ st Aguero). All.: Sabella. Arbitro: Rizzoli (Italia)
Reti: nel sts 8′ Goetze.
Ammoniti: Schweinsteiger, Hoewedes, Mascherano. Aguero per gioco scorretto.
Stadio: Maracanã, Rio de Janeiro
Spettatori: 74.738