Voglio entrare nel merito dei quesiti referendari: disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione. Sulla scheda che riceveremo a casa contenuta nel plico elettorale figurano queste domande e noi dobbiamo votare con un sì o con un no.
Io voterò SI’. E invito voi, cari amici e care amiche de La Pagina, a fare altrettanto. Vi invito anche a partecipare al dibattito che il Comitato Sì della Ragione ha organizzato ad Uster per venerdì 11 novembre, alle ore 20 (Zeughaus – Berchtoldstrasse 10), con l’on. Gianni Farina. Avremo modo di confrontarci su uno dei punti più dibattuti: il superamento del bicameralismo perfetto. Molti fanno riferimento a quello svizzero. Ma si tratta di un esempio che non calza affatto.
In Svizzera il sistema elettorale prevede il proporzionale per le elezioni del Consiglio Nazionale (Camera dei deputati) di 200 membri e il maggioritario per le elezioni del Senato (Consiglio degli Stati) composto di 46 seggi, da 2 senatori per ogni cantone e uno per ogni semi-cantone. Dal 1959 tutti i partiti sono al governo (socialisti, democristiani, popolari e liberali) nel rispetto della cosiddetta “formula magica”. Il sistema ha sempre assicurato una maggioranza di centro destra. E poi i membri del parlamento non sono politici di professione e non sottostanno ad alcuna disciplina di partito. E i lavori si svolgono in 4 sessioni annuali di tre settimane. La Confederazione Elvetica, essendo uno Stato federale dal 1848, ha una struttura federale articolata in tre livelli istituzionali: la Confederazione, i cantoni e i comuni. E poi, un’altra istanza di partecipazione democratica, è costituita dalla democrazia diretta: il referendum. Il Bicameralismo perfetto-paritario funziona solo perché vige la “solidarietà nazionale”: tutti e quattro i principali partiti sono al governo, senza una maggioranza e una opposizione. Vige il sistema della concertazione tra i partiti. Non è il caso dell’Italia.
Quindi, amici del NO, lasciate stare il Bicameralismo perfetto-paritario elvetico. E guardate invece agli altri paesi dell’Ue. La maggioranza dei paesi dell’Unione Europea (15 su 28) non ha una seconda Camera. In altre parole sono sistemi parlamentari monocamerali. E gli altri hanno una camera (senato) delle Regioni. Per difendere il Bicameralismo perfetto italiano, i sostenitori del no utilizzano l’argomento della legge elettorale (Italicum), che prevede il ballottaggio e il premio di maggioranza per assicurare la governabilità del Paese. Voglio dire, qui, anche per rispondere alla lettera del signor Tassone, pubblicata da La Pagina la settimana scorsa, che la legge elettorale non c’entra assolutamente nulla con la riforma costituzionale. La legge elettorale potrà essere modificata con una legge normale votata in Parlamento. E lo stesso premier Matteo Renzi si è detto disposto a modificarla se ci sarà una maggioranza parlamentare a chiederla e votarla. Quindi, per favore, finitela di affermare cose che non sono vere! Il sì alla riforma costituzionale è una spinta all’Italia verso il futuro.
Francesco di Benedetto
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