Mehmet Alì Agca, il ‘lupo grigio’ turco che il 13 maggio 1981 sparò a Papa Giovanni Paolo II in piazza San Pietro, è tornato ad essere un libero cittadino dopo aver passato in carcere nove anni e sette mesi per l’omicidio del giornalista Abdi Ipekci, avvenuto a Istanbul nel 1979.
Alla vigilia della sua scarcerazione, però, è venuta improvvisamente a galla una querelle che covava da settimane tra avvocati difensori: Haci Hali Ozhan, subentrato un paio d’anni fa a Mustafà Demirbag, e Yilmaz Abosoglu che – con Gokay Gultekin – è stato incaricato di rappresentare Alì da suo fratello Adnan. Secondo quanto annunciato in una conferenza stampa da Ozhan, subito dopo essere uscito dalla prigione di Sincan – dove è rinchiuso in isolamento dall’agosto 2007 – Agca è stato forzosamente trasferito in una struttura militare per accertare se è in grado di svolgere il servizio militare dopo quasi 30 anni di carcere.
Il servizio di leva in Turchia è obbligatorio – per un periodo dai sei mesi per i laureati ai 15 per tutti gli altri – a partire dai 18 anni e non è riconosciuto il diritto all’obiezione di coscienza. L’annuncio di Ozhan è stato ripreso solo da pochi media turchi e stranieri, ma quasi certamente non corrisponde a verità. Infatti il 16 gennaio 2006 le autorità dell’ospedale militare di Gata, a Istanbul, dove Agca si era presentato per evitare una denuncia per diserzione durante una sua inaspettata scarcerazione avvenuta per errore, lo avevano riformato stabilendo senza possibilità di appello che l’attentatore del Papa era “curuk”, parola turca che significa “marcio” e che in gergo militare definisce una persona insana di mente. Ozhan non ha fatto cenno alla decisione dei medici militari di quattro anni fa ma ha detto di essere preoccupato per la sicurezza di Alì ed ha affermato di aver presentato ricorso contro un suo eventuale trasferimento in una struttura militare.
“Ali Agca è spaventato dalla possibilità di dover fare il servizio militare. Ciò è contrario alle sue convinzioni religiose e filosofiche. Inoltre sarebbe difficile proteggere la vita del mio cliente in una caserma dove migliaia di persone sono armate”, ha detto Ozhan. Successivamente è arrivata la sconfessione dell’avvocato Ohzan da parte degli altri due legali Abosoglu e Gultekin e del fratello di Agca, Adnan, che hanno scritto di essere gli unici delegati a rappresentare gli interessi di Alì Agca prima e dopo la sua scarcerazione e di aver ricevuto tale delega da Adnan Agca il quale ha provveduto a revocare la procura affidata all’avvocato Ozhan.
Nella lettera, i due avvocati invitano quindi tutti i rappresentanti dei mass-media ad avere contatti solo con loro e a tenere in considerazione solo le comunicazioni provenienti dal loro studio legale.