“La Lituania ha adottato misure eccezionali in tempi difficili per raggiungere gli obiettivi necessari per entrare nell’Euro: questi risultati saranno utili nello stesso tempo all’Eurozona e alla Lituania”. Mario Draghi, governatore della Banca centrale europea, saluta così l’ingresso della Lituania nell’area Euro
Con un Pil di appena 35 miliardi di euro, l’ingresso della Lituania nell’Eurozona, difficilmente modificherà gli equilibri e le prospettive dell’area: ma dal punto di vista simbolico, la scelta della piccola repubblica baltica di aderire al travagliato progetto socio-economico rappresentato dalla moneta unica ha un valore assai maggiore. Con l’ingresso di Vilnius (capitale, peraltro, dove si innescò il meccanismo che portò al crollo dell’Unione Sovietica) si completa l’adesione delle repubbliche baltiche, ma soprattutto si conferma l’attrattività dell’Eurozona in un contesto geopolitico a dir poco turbolento.
La Lituania, infatti, ha già pagato un prezzo per l’inasprirsi delle relazioni tra la Russia – suo principale partner commerciale – e l’Europa, a seguito dell’annessione di Mosca della penisola di Crimea. La piccola repubblica ha sofferto per il blocco russo ai prodotti agricoli dell’Unione europea e sta cercando di limitare la sua dipendenza energetica da Mosca con la costruzione di un terminale di gas nel Mar Baltico. Nelle ultime settimane poi la Russia ha aumentato le prove di forza con un aumento delle incursioni nello spazio aereo lituano. In questo contesto, i vertici della Lituania vedono una maggiore integrazione nell’Unione europea come migliore garanzia per la sicurezza del Paese. “Fare parte di una stessa famiglia dell’euro dovrebbe far sentire le persone più sicure”, aveva profeticamente sottolineato il presidente della Bce Mario Draghi in un intervento a Vilnius all’inizio del 2014. Gli ha fatto eco la presidente lituana Dalia Grybauskaite, che in una recente intervista ha spiegato come l’adesione alla zona euro significa “sicurezza, non solo economico, ma anche politica”.
Non è quindi un caso che l’opposizione alla moneta comune è drasticamente scesa negli ultimi mesi: l’ultimo sondaggio Eurobarometro mostra come il 63% dei lituani sia ora favorevole all’euro, con un aumento del 13% rispetto a sei mesi prima. Certo, il fronte dei no resta intorno al 31%, 5 punti percentuali al di sopra della media della zona euro. Ma le autorità di Vilnius sono fiduciose che questo dato scenderà una volta che la nuova moneta sarà in circolazione. “L’esperienza di altri paesi dopo che hanno adottato l’euro mostra come il supporto per la moneta comune europea cresce in modo significativo dopo l’adozione della moneta”, ha ricordato Vitas Vasiliauskas, presidente della Banca di Lituania. I contrari hanno giocato la loro campagna lamentando come la scomparsa della litas lituana possa rappresentare una perdita di sovranità, dopo neppure 25 anni da quando Vilnius ha ottenuto l’indipendenza. In realtà la valuta lituana è stata ancorata all’euro dal 2002 e come ha spiegato Vasiliauskas da gennaio la Lituania potrà “partecipare attivamente alla politica monetaria della seconda più grande economia mondiale”. Per entrare nell’euro, tuttavia, Vilnius ha dovuto pagare un prezzo pesante in termini di convergenza economica. Il timore è che – come avvenuto altrove – la transizione fra le due valute provochi incontrollati aumenti di prezzi. Il governo ha lanciato una capillare campagna di informazione pubblica e ha introdotto un sistema di “prezzi equi” in base al quale le aziende ‘certificano’ l’impegno a non aumentare i prezzi. La transizione sarà comunque breve: la coabitazione fra le due valute durerà solo quindici giorni, dal 16 gennaio l’euro sarà la sola valuta legale e dalla fine di marzo il cambio fra litas e euro si potrà fare solo in banca (e solo fino alla fine dell’anno). Dopo una attesa così lunga, Vilnius – a quanto pare – ha davvero voglia di ‘abbracciare’ l’euro.
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