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22 November 2024
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Cronaca

“La mafia se sienta a la mesa”

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mafia se sientaIn Spagna è il nome di un ristorante e il caso arriva in Parlamento

‘La mafia se sienta a la mesa’, ovvero ‘La mafia si siede a tavola’. Il titolo di un film o di una serie televisiva? La denominazione scelta per definire un’operazione di Polizia contro la criminalità? No, semplicemente una catena di ristoranti aperta in Spagna, che il governo iberico non può e non vuole censurare. A sollevare il caso Claudio Fava, deputato eletto con Sel e ora nel Gruppo Misto, figlio del giornalista Pippo ucciso da Cosa nostra nel 1984, che in un’interrogazione parlamentare chiede al governo un intervento perché le autorità iberiche chiudano la catena o impongano la modifica del nome scelto.

Nulla da fare. Il termine mafia non rimanda necessariamente all’Italia, indica genericamente un’organizzazione criminale e compare in vari marchi registrati in Spagna e nell’Unione europea. Perciò, come spiega il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova rispondendo all’interrogazione, le richieste del governo italiano per ora non hanno prodotto alcun risultato. “La presenza nella Penisola iberica di una catena di ristoranti dal nome ‘La mafia se sienta a la mesa’ (La mafia si siede a tavola) – spiega l’esponente della Farnesina – è nota a questo ministero che, anche per il tramite dell’ambasciata d’Italia a Madrid, ha provveduto più volte e con modalità diverse a sensibilizzare le diverse competenti autorità spagnole al fine di ottenere quantomeno una modifica del nome della catena dei ristoranti per l’evidente effetto denigratorio che l’attuale denominazione produce sull’immagine dell’Italia”.

In particolare a più riprese è stato chiesto al ministero dell’Industria spagnolo di revocare l’autorizzazione “all’utilizzo della parola ‘mafia’ nella ragione sociale della catena”. Ma “la risposta – spiega Della Vedova – è stata purtroppo negativa, non ravvisandosi gli estremi per un annullamento – giustificato dalle modalità di impiego del termine – del marchio già concesso”. Questo perché, hanno spiegato le autorità spagnole, “la loro normativa non consente di intervenire, in quanto non viene ravvisato un collegamento diretto tra il termine ‘mafia’ e la Repubblica italiana”. Inoltre viene spiegato che “il termine ‘mafia’ identificherebbe ‘una qualunque organizzazione clandestina di criminali o semplicemente un gruppo organizzato che cerca di difendere i propri interessi'”.

Perciò, sottolineano sempre al di là dei Pirenei, “il nome della catena dei ristoranti non violerebbe la normativa spagnola sui marchi”. Non solo. “In assenza di una normativa internazionale che disciplini la fattispecie, risultano altri marchi contenenti il termine ‘mafia’ registrati non solo presso l’Ufficio marchi e brevetti spagnolo, ma anche presso l’Ufficio per l’armonizzazione nel mercato interno dell’Unione europea”. In ogni caso il governo italiano non intende arrendersi, visto che, assicura Della Vedova, “un ulteriore, mirato intervento di sensibilizzazione è stato da ultimo effettuato nei confronti dell’ambasciata spagnola in Italia, al fine di rappresentare il vivo disappunto del nostro governo per la denigrazione dell’immagine dell’Italia che scaturisce dall’attività commerciale della catena di ristoranti” e per “sollecitare l’adozione di misure idonee a rimuovere tale pregiudizio”.

E, conclude il sottosegretario agli Esteri, “si proseguirà ad approfondire le possibilità di interventi di sensibilizzazione a livello bilaterale ed europeo, che mettano in risalto i profili di ordine pubblico e di collaborazione internazionale contro la criminalità organizzata”. Nel frattempo ‘La mafia se sienta a la mesa’ continua la sua attività, e “quando la mafia si siede a tavola, il risultato è una cucina italiana curata; fotografie di mafiosi, pizza e pasta di tutti i colori e in tutte le salse; alla carta 20 euro”, come viene detto nella didascalia che accompagna la pubblicità della catena sulla guida turistica di Valencia. “Sarebbe come se in Italia aprisse un ristorante il cui nome recasse riferimenti all’Eta”, lamenta Fava nella sua interrogazione.

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