“L’Italia vista da…Ticino” storia di una piccola famiglia italiana in terra elvetica….
Poco tempo fa ho scritto cosa racconterò a mio figlio dell’Italia, ora voglio invece raccontare cosa ho capito in quasi un anno di permanenza qui…il titolo “la mia Svizzera” non intende il “mia” come aggettivo possessivo ma “come vedo io” la Svizzera. Tutti quelli che arrivano qui hanno il sogno del lavoro facile, ben retribuito con salari da sogno e posti di lavoro di facile accesso, chi arriva qui crede che gli svizzeri non stanno facendo altro che aspettarli a braccia aperte per offrirgli un lavoro da favola, credono di arrivare qui e trovare quella famosa “isola che non c’è”…proprio così…l’isola che non c’è perché qui non esiste nessuno che ti aspetta a braccia aperte (perché dovrebbero farlo?) i salari sono da sogno ma bisogna sudarseli e saperseli guadagnare, (45 ore settimanali possono essere la normalità) bisogna guadagnarsi la fiducia degli svizzeri, entrare nel loro cuore, far capire che vali, che stai lì perché vuoi lavorare, sudare i soldi che ti guadagni, che noi italiani non siamo “pizza, mafia e mandolini” ma siamo grandi lavoratori, che sappiamo farci valere all’estero ma che purtroppo “nemo profeta in patria” siamo costretti a scappare…
La Svizzera è un posto meraviglioso, fatto di mille paesaggi diversi, montagne, laghi, prati, città d’arte, palazzi storici…le città sono ognuna una cartolina diversa dall’altra, passi da città piene di palme e magnolie come Lugano a Zurigo cosmopolita, un po’ freddina ma piena di vita, Ginevra, la città più chic e la quinta al mondo per costi, piena di organizzazioni internazionali e grosse società…poi c’è Saint Moritz, la Cortina elvetica, il Grigioni, montagne e chalet, paesaggio d’ambientazione del cartone animato Heidi…potrei continuare ore a descrivere le tante diversità di queste città comprese in un territorio piccolo come una sola regione italiana… Ho capito che la Svizzera è quel posto in cui come cominci non finisci…dove hai sempre la possibilità di trovare qualcosa che ti piace o ti soddisfi di più, il lavoro che ti gratifica o ti rende felice in quel determinato periodo della tua vita… Ho capito che con gli svizzeri non si scherza, sul lavoro vogliono la serietà, la precisione, la puntualità…al primo sgarro sei tagliato fuori…ma forse qui le cose funzionano anche per questo…proprio perché gli svizzeri sono svizzeri e pretendono che gli italiani si conformino a loro…per noi non è facile (lo dice una che al codice della strada ha sempre preferito Cosmopolitan…e che ora ne ha fatto Bibbia…dopo 2 eccessi di velocità di Andrea…arrivati nella cassetta della posta dopo 3 giorni…fantascienza x noi…) ma una volta entrati nel meccanismo, tutto coincide…tutto funziona…tutto si incastra alla perfezione e la distanza col tuo passato di professionista “incompreso” sembra azzerarsi…perché finalmente qualcuno ha capito che vali e che tutto quello che negli anni hai fatto sudando e con tanto sacrificio è servito a diventare quello che sei…e questa si chiama meritocrazia…
Quando andavo a scuola mia madre mi diceva sempre “la prima impressione è quella che conta…se vai bene i primi giorni poi sarai sempre quella “brava”…io ovviamente non l’ho mai ascoltata (all’epoca) ma ho fatto tesoro dei suoi consigli ed ho imparato che qui…la prima impressione che dai NON È MAI QUELLA FINALE…che le soddisfazioni prima o poi arrivano e che gente che inizialmente ti ha considerato un “povero immigrato italiano stile valigia di cartone legata con lo spago” tanto da non risponderti neanche alle mail di richiesta appuntamento di colloquio…in un pigro pomeriggio di luglio chiama tuo marito (senza sapere che è il marito di quella del famoso appuntamento negato) perché ha visto il suo sito (da te creato) pubblicizzato su internet, esaltandone la bella immagine giovane e dinamica che (chi ha fatto il sito) è riuscito a comunicare dell’azienda, la bella campagna di comunicazione fatta e che gli è piaciuto tutto ció particolarmente tanto da chiedere un appuntamento per pubblicizzarti nel più importante (e fashion) magazine di qui…e tu…con tutta la spocchiosità del mondo…dopo averle ricordato i dati anagrafici di tua moglie e spiegandogli che tutto ció è merito suo…puoi anche negarle la richiesta di incontro……..e solo questo vale la pena di aver sofferto un anno per far capire che qualcosa, forse, in fondo…vali e sai fare!!!!! !
(Continua)