«La Missione Cattolica di Lingua Italiana nel Canton Lucerna prese l’avvio il 6 maggio del 1894 con il primo missionario cappuccino, padre Giocondo da Virgilio, che giunse a Lucerna per prestare l’occorrente servizio pastorale agli operai italiani…».
A raccontarci la storia di quella che – a tutt’oggi – è la principale Missione per immigrati italiani in Svizzera è don Stefano Ranfi.
Spiega don Stefano che «dopo padre Giocondo si susseguirono molti altri missionari, che spesero gran parte della loro vita al servizio della comunità migrante, lasciando una traccia indelebile ed un profondo ricordo nella memoria collettiva.
Agli inizi degli anni Sessanta, a causa del massiccio arrivo di manodopera italiana proveniente soprattutto dal meridione, la Diocesi di Basilea ritenne opportuno dare vita a nuove Missioni di lingua italiana nel Canton Lucerna.
Nel 1962 fu fondata la Missione Cattolica italiana di Sursee, nel 1966 quella di Emmenbrucke e nel 1968 quella di Hochdorf. E oggi abbiamo la gioia di avere qui don Egidio Todeschini, che ha svolto per molti anni il suo servizio pastorale missionario proprio ad Hochdorf.
Per diversi motivi, tra i quali la scarsità di missionari e la stabilizzazione del numero di immigrati italiani, il 27 novembre 2011 il nostro monsignor Felix sancì con decreto la definizione della Missione Cattolica di Lingua Italiana nel Canton Lucerna.
La realizzazione dell’attuale “Centro Papa Giovanni” si rese necessaria dopo il tragico evento dell’esondazione del fiume Kleine Emme, che costrinse le autorità cantonali ad avviare un progetto di protezione dalle acque e che comportò lo sfratto del “Centro Al Ponte” (luogo precedentemente destinato a diventare la futura casa di tutti i cattolici del Canton Lucerna), che purtroppo sorgeva proprio sulle rive adiacenti il fiume.
Nacque così il progetto di costruire un nuovo centro per la Missione. Tuttavia, poiché i mezzi finanziari erano insufficienti per realizzare quest’opera, il missionario di allora, don Mimmo Basile, riuscì a sensibilizzare le maestranze necessarie – oltre un centinaio di persone – che diedero la loro disponibilità a lavorare gratuitamente, di sera ed il sabato, per il bene della comunità. Il 16 gennaio del 2011 vi fu l’inaugurazione alla presenza del vescovo ausiliare Denis Theurillat».
Abbiamo rivolto a don Stefano alcune domande:
Quali sono le attività religiose e sociali che vengono svolte in funzione della pastorale per i migranti italiani?
«L’azione pastorale – ha risposto don Stefano – si estende geograficamente in sei Comuni diversi: Emmenbrucke, Lucerna, Littau, Hochdorf, Sursee, Reiden. In questi paesi celebro regolarmente la Santa messa domenicale, e in tre di questi luoghi si svolgono le veglie di Natale e quelle di Pasqua.
Come tutte le parrocchie, svolgiamo corsi di catechesi per il battesimo, la cresima e il matrimonio, ad esclusione della prima comunione, che viene celebrata nella comunità Svizzera di Lingua Tedesca.
Abbiamo molteplici gruppi: per quanto riguarda il mondo giovanile, svolgiamo incontri con il gruppo dei ministranti, degli adolescenti e dei giovani adulti; per i bambini, nella fascia 3-10 anni, abbiamo l’oratorio con il coinvolgimento delle giovani famiglie.
Inoltre, per la formazione degli adulti, abbiamo il gruppo dei ministri straordinari dell’eucarestia e dei lettori; il gruppo diaconia che si prende cura degli anziani e degli ammalati con visite periodiche nelle case di riposo e di cura; la commissione liturgica che si prende cura di tutte le funzioni liturgiche più importanti, in particolare durante i periodi di Avvento e Quaresima.
Per la formazione biblica, abbiamo il gruppo “Parola Viva”, con tematiche riguardanti i Vangeli e altri testi, ed incontri di formazione e catechesi in tutti i paesi dove celebro regolarmente. Per quanto riguarda la socialità, organizziamo vari eventi: la Festa dei Nonni, il Natale dei Bambini, le Castagnate, la Festa di Carnevale, la Festa della Missione, la Festa dei Bambini Battezzati nell’anno, diversi aperitivi alla fine di alcune celebrazioni importanti, e due domeniche all’anno in cui offriamo il cosiddetto “piatto povero”, il cui ricavato viene devoluto per i progetti che seguiamo nei Paesi più poveri dell’Africa e in Libano.
Tutta questa organizzazione viene sostenuta dai volontari del gruppo “Dinamico” e dalla loro grande disponibilità. A livello organizzativo, siamo strutturati in cinque gruppi Pastorali Locali chiamati TPL e in un Consiglio Pastorale del Cantone che comprende i vari TPL. Sono previste tre riunioni per ogni specifico TPL e due riunioni del Consiglio Pastorale Cantonale ogni anno».
Come, quando e perché lei ha deciso di dedicare il suo servizio pastorale a servizio dei migranti?
«Ho sempre desiderato essere missionario. Fin da bambino desideravo andare in Africa, ma quando ho compiuto gli studi della licenza teologica in Missiologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, il professore di storia della missione in Africa mi ha spaventato affermando che noi bianchi avevamo colonizzato anche la fede e non eravamo stati capaci di realizzare quel processo che si chiama “inculturazione”: ovvero porgere un messaggio con le connotazioni e le categorie di quella specifica cultura.
Avendo un carissimo amico, padre Gabriele dei Piccoli Fratelli Ecumenici, missionario in Amazzonia, ebbi modo di vivere l’esperienza missionaria per diversi anni durante il periodo delle mie ferie. Purtroppo diversi impedimenti, non dovuti alla mia volontà, non resero possibile il mio sogno di servire il Signore nelle terre lontane.
Il mio servizio pastorale mi ha portato a lavorare anche in contesti di periferia e non sono mancate le minacce di morte da parte della malavita organizzata. Ultimamente desideravo servire la Chiesa nelle comunità di immigrati italiani all’estero. Non potendo affrontare dei disagi fisici troppo forti come in Amazzonia, la Diocesi di Roma mi ha dato l’opportunità di essere missionario per gli immigrati di lingua italiana nel Canton Lucerna. Questa Missione comprende 15.600 italiani, con circa 10.000 iscritti alla Chiesa Cattolica Romana».
Domenica 5 febbraio si è svolta la Festa della Missione Cattolica con la pianista di fama internazionale Cristiana Pegoraro. Può dirci come è andata?
«Con grande gioia e amicizia abbiamo vissuto una festa che, durante la Santa Messa presieduta da monsignor Domenico Sigalini, ha coinvolto più di 500 fedeli; una festa animata dalla corale giovanile, dal coro dei bambini e dalla corale degli adulti, e che è continuata fino al pomeriggio nel nostro Centro Missionario “Papa Giovanni”.
Tutte le realtà giovanili sono state coinvolte: in primis il gruppo canoro “Le Note Libere”, poi i bambini con le coreografie di una maestra di danza e, dulcis in fundo, la straordinaria esibizione della pianista di fama internazionale Cristiana Pegoraro, Ambasciatrice di San Valentino nel mondo.
Con le sue note Cristiana Pegoraro ha toccato le corde delle nostre anime facendoci emozionare con il fascino che solo la musica trasmette. Con la sua personalità solare e coinvolgente ha saputo trasformare in poesia la nota sinfonia di Vivaldi “Le quattro stagioni”, l’opera lirica “Il barbiere di Siviglia” e altri conosciutissimi componimenti.
Dopo i tristi anni della pandemia, la Festa della Missione ci ha fatto ritrovare la gioia dello stare insieme e sentirci nuovamente una grande famiglia unita dall’amore di Cristo Gesù».
Intervista a cura di Antonio Gaspari
Direttore Orbisphera