E in Afghanistan si conferma ripensamento su ritiro totale
Molta esibizione di muscoli all’intenzione della Russia e ben poco linguaggio diplomatico, durante la riunione dei ministri della Difesa della Nato, al quartier generale dell’Alleanza, lo scorso giovedì a Bruxelles. Quasi un “déjà vu” di guerra fredda, di fronte al ruolo sempre più pesante che Mosca sta svolgendo, ormai soprattutto militarmente, nella guerra civile siriana, appoggiando il presidente Assad contro tutta la ribellione, e non solo contro i terroristi del cosiddetto Stato islamico.
Una “escalation militare inquietante”, quella della Russia in Siria, che il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha denunciato senza mezzi termini, durante una delle sue conferenze stampa della giornata, in cui ha anche condannato le violazioni dello spazio aereo turco da parte degli aerei russi, e ricordato le violazioni del diritto internazionale di Mosca in Crimea, in Ucraina e in Georgia. Stoltenberg ha ribadito che l’Alleanza “è in grado e pronta a difendere tutti gli alleati, inclusa la Turchia” e a “dispiegare le proprie forze in Turchia, se necessario”. Il segretario generale ha invitato la Russia a giocare “un ruolo costruttivo e di cooperazione nella lotta all’Isis” e a “non continuare il suo sostegno al regime di Assad”, perché questo “non rappresenta un contributo costruttivo a una soluzione pacifica” e “complica ancora di più” la situazione in Siria. “I russi – ha aggiunto – non mirano principalmente all’Isis, ma ad altri gruppi dell’opposizione”.
Ancora più duro è stato il segretario alla Difesa americano, Ashton Carter: “Mi aspetto – ha pronosticato – che nei prossimi giorni la Russia comincerà ad avere i suoi primi caduti” in Sira. I russi, ha accusato Carter, “hanno scatenato un’offensiva terrestre insieme al regime siriano, facendo credere che sono intervenuti per combattere l’Isis”. D’altra parte, i ministri hanno dato il loro via libera definitivo al rafforzamento della “Forza di reazione Nato”, con la creazione di due nuove piccole basi in Slovacchia e Ungheria, che si aggiungeranno alle alte sei già predisposte nell’Europa orientale (in Polonia, Romania, Bulgaria e nei tre baltici), con un raddoppiamento degli effettivi da 20.000 a 40.000 uomini, mentre, ha ricordato Stoltenberg, la brigata di pronto intervento (“Spearhead force”) si può mobilitare in sole 48 ore.
Per il segretario generale è “un chiaro messaggio ai cittadini dell’Alleanza: la Nato vi difenderà, la Nato è sul terreno, la Nato è pronta”. E non solo per le minacce dall’Est, ma da qualunque altra direzione arrivino.
Infine, si conferma il ripensamento in corso riguardo al ritiro totale delle forze Nato dall’Afghanistan, dopo la presa di Kunduz da parte dei talebani. Un nodo che riguarda anche gli italiani , e che il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha detto bisognerà “valutare”.
72% russi giustifica raid su Isis, sentimenti discordanti
Più di due terzi dei russi vede una minaccia nel sedicente “Stato islamico”, che giustifica raid aerei non solo da parte della Russia (72%), ma anche da parte della Francia (63%). Così un sondaggio dell’indipendente istituto demoscopico Levada su un campione intervistato tra il 2 e il 5 ottobre. L’indagine mostra tuttavia sentimenti contrastanti: alla domanda con “quali sentimenti pensi ai bombardamenti delle forze russe sullo Stato Islamico in Siria, parla di approvazione il 31%, di indignazione il 14%, né approvazione o condanna il 25%, non ne so abbastanza il 22%, difficile rispondere il 7%.
Ancora più interessante come i russi guardano a questo conflitto in prospettiva. Il 78% degli intervistati non escludono che dal conflitto in Siria potrebbe svilupparsi un “nuovo” Afghanistan. La decisione del Consiglio della Federazione, il senato russo che ha permesso l’uso di truppe russe all’estero, in generale, è approvata dal 46% dei russi e il 33% degli intervistati è contro. “L’approvazione dell’intervento militare è di natura piuttosto dichiarativa e all’interno l’approvazione generale delle azioni delle autorità” sottolineano dal Levada, sottolineando che “in settembre 2015 il 69% dei russi erano contro il diretto sostegno militare per la leadership siriana”.
Askanews